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La Diocesi è grata a don Canepari per il suo servizio

Omelia per le esequie di d. Corrado Canepari

Chiesa di S. Andrea, 28 dicembre 2022

 

1Gv 1,5-2,3

 

Giovanni, l’autore della prima Lettera che porta il suo nome, precisando che cosa significhi, per i discepoli del Signore, camminare nella luce richiama la necessità di rompere con il peccato e orientare la propria vita nell’orizzonte della misericordia. Questa dinamica trasforma i credenti in veri figli di Dio per grazia; più precisamente, li rende conoscitori di Dio e partecipi di una familiarità particolare in Cristo Gesù. L’apostolo si rivolge ad una comunità cristiana turbata dalla presenza di falsi predicatori e di annunci contrari all’evangelo; questi profeti perversi non intendono camminare in umile obbedienza alla verità, ma intendono piuttosto preferire un cristianesimo intellettuale, fatto di sforzi volontaristici umani, con la presunzione di avere un’esperienza più diretta di Dio. Sono credenti ipocriti che rinnegano la verità dell’incarnazione di Dio in Cristo Gesù, la Parola eterna fatta carne; annullano il suo chinarsi sulle debolezze degli umani; misconoscono il farsi pellegrino di Dio con l’uomo, nella libertà e per amore. Il testo della lettera di Giovanni invita anche i credenti nella Chiesa oggi a riflettere con attenzione e sapienza; essi troppo spesso sono tentati di esibire un amore troppo sentimentale, esclusivamente legato alle circostanze del tempo; si tratta di un amore illusorio, lontano dalla verità della sequela del Signore Gesù; rischia di essere un amore dilettantistico, volto più a gratificare se stessi che non a riconoscere in noi l’agire della misericordia di Dio.

Non risultano inopportune né estranee queste affermazioni dell’apostolo se consideriamo senza inutile enfasi la testimonianza di vita del sacerdote d. Corrado. Nel cammino del suo ministero presbiterale, vissuto come servizio alle comunità cristiane per le quali il Signore l’ha chiamato ad essere pastore e guida, d. Corrado ha indicato senza esitare l’unico verso il quale volgere lo sguardo: Gesù il Signore, vero Dio e vero uomo. Senza rincorrere consensi umani immediati, tenendosi lontano da una mondanità seducente e illusoria, permanendo nella fedeltà all’evangelo secondo la genuina tradizione della Chiesa cattolica, seppure con una modalità che poteva apparire ad uno sguardo superficiale, un poco integrista, ma senza allontanarsi dalla comunione ecclesiale, d. Corrado ha invitato a discernere che la strada della conoscenza di Dio è una via umana, quotidiana, storica ed è una via di libera obbedienza a lui e a nessun altro. La conoscenza di Dio non la si ottiene per conquista razionale esulando dalla quotidianità della storia e nemmeno fuori di noi stessi, ma riconoscendo pienamente la nostra umanità. Ma, come verificare se la nostra relazione con Dio non è semplicemente illusoria? Come possiamo conoscere che Lui dimora in noi? Come non essere vittime dei nostri falsi misticismi e riconoscere nella fatica della storia che camminiamo nella sua luce? Chi opera secondo la sapienza della Parola, la osserva e la custodisce riceve come dono l’amore che viene da Dio e solo così giunge ad una conoscenza perfetta di lui. L’amore gratuito che viene dal Signore, solo questo ci dà una conoscenza perfetta di lui.

Come conosciamo, allora, di dimorare e di aderire strettamente a Dio? L’apostolo risponde: se noi camminiamo e viviamo come ha fatto Gesù di Nazareth. Dio non è la proiezione dettata dalla nostra coscienza interiore o dei nostri desideri religiosi più nascosti. Dio è colui che ‘scende’ e si china su di noi (cfr. Is 63,19). Dio è l’amore che discende dall’alto e viene incontro a noi nella Parola, il Figlio unigenito Cristo Gesù e nella persona dell’altro che incontriamo. È mediante lui che siamo introdotti alla vera conoscenza del Padre. Il termine discriminante è Gesù e il come lui ha agito: compiendo solo la volontà del Padre, perdonando i peccati, accogliendo chi è considerato un escluso, annunciando la novità del Regno, dichiarando che nessuno è irrecuperabile, invitando al discepolato ‘dietro a lui’ fino alla morte. Conosciamo veramente Dio solo quando ci poniamo nella sequela di Gesù: questa è la fatica e la missione del discepolo.

Il momento autentico della verifica di questo amore è il nostro rapportarci con i fratelli. Questo è il segno distintivo della comunità dei discepoli del Signore Gesù. Questo fa dei discepoli veri pellegrini ‘nella luce’. La contraddizione più palese sarebbe quella di dichiarare Dio come termine primo e ultimo della nostra attesa e poi contraddirlo radicalmente nella estraneità verso i fratelli. È l’amore che sancisce la verità e l’autenticità della nostra fede (cfr. 1Cor 12,31b-13,13). Non amare, sarebbe un ripiombare nelle tenebre; rinunciare alla comunione con i fratelli e le sorelle nella Chiesa è l’abbandono del cammino di obbedienza ai comandamenti di Dio. Chi si separa dalla comunità di Cristo ricade nella tenebra e accecato non sa più dove va, perché non conoscendo più la luce non sa più dov’è la via e la vita.

Rendiamo grazie a Dio per la testimonianza fedele di d. Corrado. Le comunità cristiane che l’hanno avuto come pastore e guida, la diocesi stessa gli sono riconoscenti. Davanti al Signore chiediamo che venga accolto nell’abbraccio della sua misericordia e possa contemplare il volto di Colui che egli ha tanto cercato. La verità della vita eterna nella quale d. Corrado ha creduto e annunciato, sia il fondamento della nostra speranza in questo pellegrinaggio terreno. Agostino, parlando della vita dei discepoli come di un viaggio, che fa’ di loro dei veri e propri viandanti, annota nel suo Commento al Vangelo di Giovanni (40,10):

«Sei venuto al mondo, vi compi il tuo viaggio. Ci sei venuto per uscirne, non per restarvi. Sei un viandante; questa vita è soltanto una locanda. Serviti del denaro, come il viandante nella locanda si serve della tavola, del bicchiere, del piatto, del letto, con l’animo di chi si appresta a partire, non a rimanere. Se vi comporterete così, giungerete a conoscere le promesse del Signore».

 

+ Ovidio Vezzoli

vescovo di Fidenza

Al termine dell’omelia funebre pronunciata dal Vescovo Ovidio la comunità parrocchiale di S. Andrea ha voluto ricordare commossa il ministero del parroco don Corrado, testimone coerente e fedele del Signore che ha servito senza risparmiarsi nel nome della verità di Gesù Cristo. In particolare “ci ha insegnato a non uniformarci alle mode e alle ideologie del momento che ci rendono schiavi e ci allontanano dai sacramenti. Ci ha fatto capire nello stesso tempo che questa battaglia è difficile perchè è più comodo seguire gli stili di vita dominanti, lasciarsi anestetizzare dal telefonino o da quel “tabernacolo infernale” (così chiamava la televisione) invitandoci a spegnerla e ad aprire invece le Sacre Scritture. Ci ha richiamati alla difesa dei valori fondamentali che devono guidare il nostro agire, ovvero quelli della carità e del perdono. Per stimolare le coscienze non ha avuto paura di essere scomodo indicando l’unica luce di verità: Gesù Cristo, Figlio di Dio. Per questo ci ha esortato a cambiare il nostro modo di vivere la fede ed essere cristiani “veri” in tutte le manifestazioni della nostra vita a partire dalla famiglia e dal lavoro, guidati da un autentico spirito missionario. Ci ha guidati sulla via che lui aveva ben chiara, quella che porta alla salvezza e che ci pone al cospetto di Dio perchè la vita continua anche dopo la morte: Cristo risorto è la nostra speranza. Pur nel dolore di questa perdita improvvisa, proclamiamo con il salmista: “Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto cielo e terra”. E di fronte alla morte di don Corrado con coraggio diciamo: “Anche questo è per il Bene”. Sia lodato Gesù Cristo.

S. Pedretto, il ricordo dei Neocatecumenali

Lo avevamo sentito al telefono il giorno prima del suo malore; gli abbiamo detto che saremmo andati a trovarlo nei giorni a seguire e lui ci ha risposto: “Se non ci vedremo qui, ci vedremo in Cielo”. Don Corrado pur non appartenendo al “Cammino” ha svolto per un certo tempo la funzione di presbitero di una comunità nata a San Pedretto. Tante volte poi ha celebrato con noi l’Eucarestia e le Penitenziali. E’ stato un consigliere prezioso per i giovani. Abbiamo visto la sua grande concreta generosità nell’aiuto ai seminari e alle famiglie in missione del “Cammino”. Gli abbiamo voluto molto bene. Lo ricorderemo sempre nelle nostre preghiere e siamo sicuri che da lassù lui pregherà anche per noi.

Le conversazioni in canonica con Sergio

Anche se non sono assiduo alle celebrazioni che si svolgono presso la parrocchia di S. Andrea, riconoscevo in don Corrado un uomo di profonda fede, di grande spiritualità e di ricerca interiore, oltre che di studio e approfondimento teologico. Le sue serate in solitudine trascorse in canonica scorrevano tra le preghiere e le letture; quando dialogavo con lui, sapendo della mia origine fiorentina, mi citava spesso don Milani e il cardinale Dalla Costa. Riposa in pace, caro don Corrado.

 

Foto di Rino Sivelli

 

 

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