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Martina Pacini

15 febbraio: Giornata di raccolta del farmaco

Fino al 15 febbraio in numerose farmacie d'Italia è possibile donare un farmaco per i più bisognosi - La Giornata di raccolta del farmaco.

A causa della crisi economica innescata dall’emergenza Covid-19 molte persone hanno perso il lavoro, chiuso la propria attività o subito una riduzione del proprio reddito. Chi poi era già povero è stato spinto in una condizione di ulteriore marginalità, spesso costretto alla dura scelta tra l’acquisto del cibo e quello dei farmaci. Così si rivela ancora più importante la Giornata di raccolta del farmaco (Grf), promossa dal Banco farmaceutico onlus e giunta alla 21ma edizione, che durerà fino al 15 febbraio. Nelle oltre 5mila farmacie che aderiscono in tutta Italia (il cui elenco è consultabile su www.bancofarmaceutico.org –) sarà chiesto ai cittadini di donare uno o più medicinali da banco per i bisognosi. I farmaci raccolti (541.175 nel 2020, pari a 4.072.346 euro) saranno consegnati a oltre 1.800 realtà assistenziali che si prendono cura delle persone indigenti, offrendo loro, gratuitamente, cure e medicinali.

Per garantire la salute di tutti noi è fondamentale questo momento di solidarietà. Andiamo in farmacia e compriamo un farmaco per chi ne ha più bisogno. Andate in farmacia, andateci appositamente per donare un farmaco per chi ne ha più bisogno”, il video-appello del virologo Fabrizio Pregliasco. L’iniziativa, che si svolge sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica, con il patrocinio di Aifa e in collaborazione con diversi partner, tra i quali Cdo Opere sociali, è possibile grazie al sostegno di oltre 17mila farmacisti, titolari e non che, oltre ad ospitare la Giornata, sostengono la raccolta con erogazioni liberali. Anche quest’anno l’iniziativa sarà supportata da più di 20mila volontari che, se l’evoluzione della pandemia e le norme in vigore lo consentiranno, staranno fuori dalle farmacie per invitare i cittadini a donare un farmaco. Se le condizioni non lo consentiranno, forniranno un supporto attraverso attività di call center.

Nel 2020, informa il Banco farmaceutico, 434mila persone indigenti hanno avuto bisogno di medicinali, ma non hanno potuto acquistarli per ragioni economiche. 173mila di queste hanno rinunciato a curarsi perché – impauriti dal Covid – non hanno chiesto aiuto agli enti assistenziali. Oppure, hanno chiesto aiuto ma, in molti casi, gli enti che fornivano loro sostegno, avevano subito l’impatto della pandemia: il 40,6% ha sospeso alcuni servizi; il 5,9% ha chiuso e non ha ancora riaperto. Gli indigenti, quindi, sono stati ulteriormente deprivati della necessaria protezione sociale. Secondo l’8° Rapporto sulla povertà sanitaria di Banco farmaceutico, chi è povero può spendere per le medicine circa un quarto rispetto al resto della popolazione: 6,38 euro al mese, contro 28,18 euro.

“Nonostante le grandi difficoltà, e l’incertezza rispetto alla possibile ed eventuale presenza dei nostri volontari, abbiamo deciso che la Giornata andava fatta”, spiega Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus. E non solo per aiutare i più poveri e sostenere le realtà assistenziali che si prendono cura di loro: “per non cedere allo sconforto e poter tornare a guardare al futuro con speranza, il nostro Paese ha bisogno di un moto collettivo di umanità e di grandi esempi di carità”.

Di qui il richiamo alle parole di Papa Francesco, nell’udienza con il Banco farmaceutico dello scorso 19 settembre: “Grazie di quello che fate. La Giornata di raccolta del farmaco è un esempio importante di come la generosità e la condivisione dei beni possono migliorare la nostra società'”.

“Aderendo a questa campagna le farmacie, animate per vocazione da spirito di solidarietà, tendono concretamente una mano a coloro che, a causa di crescenti difficoltà economiche, sempre più spesso sono costretti a fare rinunce peggiorando il proprio stato di salute o quello dei familiari. In farmacia veniamo a contatto, tutti i giorni, con queste tristi realtà”, afferma Marco Cossolo, presidente di Federfarma nazionale.

“Quest’anno – spiega Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti in un video-appello a tutti i suoi colleghi -, avremo alcune difficoltà in più. I volontari di Banco farmaceutico non potranno essere vicini a noi, all’interno della farmacia, per spiegare la bontà dell’iniziativa. Probabilmente, staranno fuori – tempo permettendo – per informare le persone che stanno per entrare. Quindi, sarete indispensabili – più del solito – per la tradizionale buona riuscita di questa manifestazione”. “Con il cuore – prosegue Mandelli –  vi chiedo lo sforzo di raddoppiare le vostre energie – già tanto impegnate in questo anno così difficile – per portare un sollievo a chi ha bisogno. È un impegno in più che vi chiedo, che sta nel nostro Dna di farmacisti. Sono sicuro che ancora una volta sapremo aiutare, sicuri di fare il nostro dovere; in una maniera diversa, migliore, sempre al servizio dei cittadini”.

"Ricominciare dalla verità" - Il messaggio del Vescovo Ovidio per la Quaresima

Messaggio per la Quaresima 2021

“Ricominciare dalla verità”

Qualche tempo fa fr. Luciano Manicardi, priore di Bose, ha scritto un lucido contributo dedicato all’utilizzo della parola, quale modo di esprimersi degli umani (Verso un’etica della parola, Qiqajon, Magnano [BI] 2015). Tra l’altro annota:

«In una situazione in cui la parola è compromessa, la verità è beffeggiata, la manipolazione delle parole che mira a manipolare le coscienze e ad ottenere potere su di esse, l’uomo di parola, colui che è veridico, che osa una parola limpida, rigorosa e si dispone a pagarne il prezzo, si troverà emarginato» (ivi, p. 18).

Il momento più decisivo in cui la parola è svuotata di senso è raggiunto con la menzogna declinata nelle sue molteplici forme proprie del mentire: la verità è nascosta, il significato degli eventi è profondamente e volutamente distorto, fatti mai accaduti vengono presentati e narrati come veri. La menzogna ribadita e ripetuta diventa agli orecchi degli stolti e incapaci di ogni discernimento sapiente, una verità conclamata. «Come un pazzo che scaglia tizzoni e frecce di morte, così è colui che inganna il suo prossimo e poi dice: ‘Ma si è trattato solo di uno scherzo’» (Pr 26,28-29).

Una vera etica della parola umana esige alcune condizioni: il rigore della verità, che implica a sua volta, sincerità e franchezza, senza disattendere il rispetto e il riconoscimento della persona, senza demonizzare l’altro come il nemico da combattere e da eliminare, senza soffocarlo con insulti incontrollati, senza banalizzare i fatti né ritrattare la parola detta gettando sull’altro la responsabilità del fraintendimento, senza trasformare l’altro in un recipiente nel quale riversare tutta la nostra frustrazione diventata veleno mortale. «Unica sia la tua parola. Sii pronto nell’ascoltare, lento nel proferire una risposta. Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo; altrimenti mettiti la mano sulla bocca» (Sir 5,10-12). Un’etica della parola, dunque, domanda il rispetto dell’altro al quale si parla; esige attenzione alla parola che viene pronunciata e custodia di se stessi, in quanto colui che parla narra sempre del profondo di sé. Il menzognero non conosce quest’etica né questo rispetto; queste realtà non gli sono famigliari, non fanno parte del suo patrimonio di vita perché solo il rancore e la rivendicazione incontrollati lo abitano. «Non contraddire alla verità, ma vergognati della tua ignoranza» (Sir 4,25). L’apostolo Paolo, da parte sua, precisa: «Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce» (2Cor 11,13-14).

Al riguardo, Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2021 rivolto alle comunità cristiane in cammino verso la Pasqua del Signore sottolinea:

«In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere la Verità manifestatasi in Cristo significa, prima di tutto, lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa. Questa Verità non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via, esigente ma aperta a tutti, che conduce alla pienezza della Vita».

In riferimento al digiuno, quale prassi che accompagna il cammino quaresimale della Chiesa, secondo un’antica tradizione, sempre Papa Francesco sottolinea:

«Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni, vere o false, e prodotti di consumo, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma “pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14), il Figlio del Dio Salvatore».

La dimensione della verità è ripetutamente sottolineata da Papa Francesco anche nella sua Lettera enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020):

 «In effetti, «la verità è una compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Tutt’e tre unite, sono essenziali per costruire la pace e, d’altra parte, ciascuna di esse impedisce che le altre siano alterate […]. La verità non deve, di fatto, condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al perdono. Verità è raccontare alle famiglie distrutte dal dolore quello che è successo ai loro parenti scomparsi. Verità è confessare che cosa è successo ai minori reclutati dagli operatori di violenza. Verità è riconoscere il dolore delle donne vittime di violenza e di abusi […]. Ogni violenza commessa contro un essere umano è una ferita nella carne dell’umanità; ogni morte violenta ci “diminuisce” come persone […]. La violenza genera violenza, l’odio genera altro odio, e la morte altra morte. Dobbiamo spezzare questa catena che appare ineluttabile» […]. Infatti, “l’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé”, promessa che lascia sempre uno spiraglio di speranza» (nn. 227-228).

Quale cammino, pertanto, sta davanti a noi all’inizio del tempo santo della Quaresima? Quali atteggiamenti sono richiesti ai discepoli del Signore? Con quale spirito interiore ci disponiamo ad intraprendere il cammino quaresimale? L’apostolo Paolo ce lo rammenta senza raggiri di parole vuote: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Questa è la speranza nella riconciliazione, che è luogo di perdono, di pace, di comunione, di incontro nella nobile e ricca differenza che ci caratterizza, di sguardo rinnovato su Dio, su se stessi e sull’altro. «C’è qualcuno che desideri la vita e vuole giorni per gustare il bene? Preservi la sua lingua dal male, le sue labbra da parole di menzogna, stia lontano dal male e faccia il bene, ricerchi e persegua la pace» (Sal 34,13-15).

È necessario ricominciare da qui, ossia dall’Evangelo che è la verità e la buona notizia di Dio per tutti, ben oltre le rivendicazioni miopi e grette, i torti subiti e fatti o le ragioni accampate come giustificazione di sé. Ricominciare dall’Evangelo, Gesù Cristo che è la verità di Dio, significa operare per la riconciliazione, per l’edificazione del suo corpo vivente che è la Chiesa. Ricominciare dall’Evangelo, verità della Parola unica detta da Dio e rivolta ad una umanità ferita, disorientata e stanca, significa ritrovare motivi ben fondati per camminare insieme riconoscendoci fratelli e sorelle nell’unico Padre; egli guarda ai suoi figli con misericordia e compassione, ben oltre attese mondane fatte di ricatti e di risarcimenti.

Solo allora, le nostre parole non saranno vuote, né scontate, né offensive, né violente, né lesive della dignità dell’altro. Abitate dalla verità dell’Evangelo, le nostre parole saranno luogo di incontro e di comunione, di scambio fraterno e di racconto della verità di chi noi siamo, ma mai senza l’altro. Abitata dal perdono, mai disgiunto dalla giustizia e dalla misericordia, la nostra parola sarà edificazione efficace, distanza annullata con l’altro, possibilità di incontro nel quale ci è dato di riconoscerci “tutti fratelli”.

Buon cammino di conversione e di riconciliazione verso la pasqua del Signore, parola eterna di Dio in cui abita la pienezza della verità, che ci rende liberi.

+ Ovidio Vezzoli

vescovo di Fidenza

Veglia di preghiera con e per gli innamorati

Sabato 13 febbraio - Veglia di preghiera con e per gli innamorati
In occasione della festività di San Valentino, l'Ufficio famiglia diocesano ha organizzato una veglia di preghiera sul tema "Vocazione all'amore". Presiederà il Vescovo Ovidio.
La veglia avrà luogo in Cattedrale a partire dalle ore 20.30 e sarà possibile seguirla in collegamento streaming sul canale Youtube della Cattedrale. (https://www.youtube.com/channel/UCXWnmb0TLVspz0PFxl_GeKA/videos)

Corsi per fidanzati in preparazione al matrimonio - Vicariato della Bassa Piacentina

Sono state definite le date dei corsi per fidanzati in preparazione al matrimonio per il Vicariato della Bassa Piacentina. Gli incontri si terranno presso la parrocchia di Croce S. Spirito a Castelvetro. Ecco alcune delle prossime date in programma: giovedì 11 febbraio, giovedì 18 febbraio, giovedì 25 febbraio e giovedì 4 marzo dalle 20.30 alle 21.30.

Occorre iscriversi telefonando al parroco di Croce S. Spirito, don Massimiliano Camporese al numero 0523.823547.

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