Don Giovanni Fornasini: chi era il sacerdote testimone degli eccidi di Monte Sole
Giovanni Fornasini nacque a Pianaccio di Lizzano in Belvedere (BO), sull’appennino bolognese, il 23 febbraio 1915. Nel 1925 la famiglia si trasferisce a Porretta Terme (BO): la vita di preghiera, servizio e fraternità nella comunità parrocchiale fa maturare in Giovanni il desiderio di diventare prete. Nel 1931 inizia un percorso di crescita per 11 anni in seminario che, anche attraverso le fatiche sperimentate nello studio e l’umiltà nell’affrontare una salute spesso cagionevole, lo rende capace di mettersi nei panni degli altri. Diventa prete il 28 giugno del 1942 nella Cattedrale di San Pietro, dopo aver stretto con i compagni di seminario un patto di reciproco aiuto chiamato “La repubblica degli illusi”, che li impegna ad andare controcorrente, ricordandosi che ogni cosa sottratta all’amore è sottratta alla vita.
(Don Giovanni con un amico sul Corno alle Scale)
Dall’estate 1942 al giorno della morte don Giovanni è parroco di Sperticano, una piccola comunità di 333 abitanti vicino a Marzabotto. È tempo di guerra: prima si sente la mancanza dei parrocchiani lontani al fronte; dopo l’8 settembre 1943 il conflitto arriva in casa, con i tedeschi che presidiano il territorio, gli alleati che si avvicinano e bombardano, i partigiani nascosti sui monti. Don Giovanni si adopera con tutte le forze perché la parrocchia sia comunità di preghiera e carità: con la sua bicicletta si sposta ovunque per essere di aiuto e portare soccorso a tutti coloro che sono in pericolo. Offre più volte i suoi beni e anche la sua vita per salvare uomini rastrellati.
(La bicicletta di don Giovanni Fornasini e, sullo sfondo, la chiesa di Sperticano)
Il 29 settembre 1944, all’inizio degli eccidi di Monte Sole, don Giovanni è fatto prigioniero a Pioppe di Salvaro mentre cerca di soccorrere chi è stato arrestato; rilasciato, scende a Bologna per ottenere un lasciapassare; ritornato in parrocchia non può far altro che seppellire i morti, mentre le SS occupano la sua canonica. La sera del 12 ottobre 1944 accompagna per precauzione alcune ragazze del paese, invitate ad una festa dai militari nazisti. Dopo vane richieste di poter salire sul crinale dove sono avvenute le stragi per benedire e seppellire i morti, il capitano delle SS lo invita a salire dietro di lui il giorno dopo a San Martino di Caprara. La mattina del 13 ottobre don Giovanni parte da Sperticano verso il monte e non farà più ritorno. Alla sera i soldati festeggiano in canonica a Sperticano cantando: “Pastore kaputt”, ma la certezza della sua morte si avrà solo il 22 aprile 1945, alla fine della guerra, quando il fratello Luigi potrà salire a San Martino e recuperare la salma che viene portata e sepolta a Sperticano, dove tutt’ora conservata nella chiesa parrocchiale.
L’esame dei suoi resti ha permesso di constatare la causa della morte, che avvenne a seguito di un doloroso e brutale pestaggio. La sua generosità aveva infastidito e in lui si volle eliminare un testimone autorevole e scomodo degli eccidi.
Papa Francesco lo annovererà fra i martiri della fede il 26 settembre 2021.