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La storia dell'effigie della Madonna nel quartiere Oriola

di Annarita Cacciamani

 

Lunedì 2 maggio è iniziata la recita del Santo Rosario presso il quartiere Oriola di Fidenza, davanti all’effige della Madonna posta in una nicchia in via Aimi. Il Rosario verrà recitato ogni sera alle ore 20 fino alla fine del mese di maggio, il mese dedicato a Maria Santissima, e sarà condotto da Cristina Rubini.

Lunedì è stata ricordata anche Adelaide Mazza, sorella del vescovo emerito di Fidenza mons. Carlo Mazza, scomparsa pochi giorni fa. Adelaide, durante la sua permanenza a Fidenza, era solita partecipare alla recita del Rosario al quartiere Oriola.

La tradizione della recita del Santo Rosario all’Oriola ha una storia di oltre un secolo. A raccontarla è Nino Secchi che oggi porta avanti questo momento di fede e devozione.

La presenza della “Madonna del dito”, nel quartiere Oriola, ha superato abbondantemente il secolo, come datata è la tradizione della recita del Santo Rosario, per tutto il mese di maggio, dinanzi la sacra effige.

“Madonna del dito”, pare uno strano appellativo per la Santa Vergine, ma questo nasce dal ritrovamento della statua tra le macerie causate dal bombardamento dell’ultima guerra. L’effige della Madonna venne recuperata dall’oriolano Ugo Secchi (che come ogni borghigiano aveva uno stranome: “Bätilanä”): miracolosamente integra, se non mancante di un dito e, da qui, il curioso e singolare identificativo.

La statua raffigurante la Madre Celeste, con in braccio il bambino Gesù’, è in legno, certamente non pregiato e non ha sicuramente un valore artistico, ma grande è il valore che la gente d’Oriola Le ha da sempre attribuito. La si può far risalire alla fine dell’Ottocento. L’effige della Madonna ha sempre trovato posto in una nicchia collocata nel muro di cinta della vecchia e rinomata "Tipografia Mattioli" che, dall’incrocio con via Cavour, si estendeva sino alla fine, piu’ o meno, di via Vito Aimi.

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(Foto del 1959. Siamo in via Vito Aimi (Oriola). A destra la vecchia Tipografia Mattioli e, verso il fondo della foto, la nicchia in cui era posta la Madonna dell’Oriola (cornice bianca) poi il portone in legno e la casa delle sorelle Piroli (come descritto nel breve racconto).

 

A mia memoria le cure della nicchia e dell'effige della Madonna – nel dopoguerra – erano assolte dalle sorelle Adele e Maria Piroli, la cui abitazione era proprio contigua al portone in legno che delimitava il cortile della tipografia. Maria Piroli, signorile e molto distinta, lavorava nella Segreteria del Municipio e, con la sorella Adele, si preoccupava dei fiori e dei ceri che venivano posti in una specie di turibolo metallico che, tramite una catena e una carrucola, si abbassava e veniva poi rimesso dinanzi la Madonna una volta acceso il “lumino”. Ricordiamo anche la signora Amelia, sposata Maresti, sorella del capo delle guardie municipali Signor Maggi (la famiglia proveniva da San Giovanni in Persiceto). Anche le sue cure e la sua dedizione alla Madonna erano veramente dettate da una grande fede che, oggi, raramente possiamo ritrovare, specialmente tra le nuove generazioni.

Ristrutturata la "Tipografia Mattioli" (ne rimase il nome, ma ai Mattioli subentrarono i nuovi gestori: Dodi, Franceschetti e Negrotti), la parte prospicente via Vito Aimi vide sorgere il palazzo, non ancora tinteggiato, nel quale si riservò una piccola nicchia in cui alloggiare la statua della Madonna: uno spazio davvero minuscolo se paragonato all’antica collocazione (per la precisione siamo nel 1963).

L’importante, comunque, per il quartiere è la presenza della Madonna indipendentemente dallo spazio a Lei riservato: una presenza che identifica la stessa gente del quartiere che ha sempre rivolto le proprie preghiere a quella “effige”, considerando appunto la Madonna del Dito come protettrice del quartiere stesso.

Col passare del tempo, come in tutta la città, l’Oriola ha subito la “multi etnia” dilagante, ma la presenza della Madonna è significativa e, oggi, rappresenta anche una tradizione, un riferimento ormai storico che non deve andare perduto; un legame con un passato che, purtroppo, il divenire del tempo pare voler cancellare.

Negli ultimi decenni ad animare il Santo Rosario si sono alternate diverse persone: dopo le sorelle Piroli, ricordo la signora Gilda Barbiero, sposata Pertusi che, col marito Albino, gestiva la tabaccheria in via Cavour, quella verso piazza Garibaldi. Poi da anni e sino ad oggi Cristina Rubini che, nonostante gli impegni davvero pressanti del suo lavoro, è una presenza e una certezza veramente importante.

Ultima modifica ilGiovedì, 05 Maggio 2022 13:18