A Busseto la testimonianza di Licia Casali
Riportiamo la testimonianza che Licia Casali ha portato in Collegiata a Busseto dopo la recita del S. Rosario e prima della solenne liturgia con i malati.
Licia ha ricordato il suo matrimonio con Gianfranco Cipelli celebrato a Lourdes nel 1967 dal vescovo Mario Zanchin durante il pellegrinaggio diocesano dell’Unitalsi:
“Spiritualità, preghiera, fede, emozione: l’insopprimibile desiderio di mettersi al servizio degli altri, dei nostri fratelli e sorelle ammalati. Dall’alto della Grotta, lo sguardo materno e rassicurante della Vergine protegge e trasmette una straordinaria forza di amare. Lourdes è tutto questo. Nel mio caso, lo dico con profonda gratitudine, questo sacro luogo, ha segnato in modo importante la mia vita. E’ stata come un’improvvisa folgorazione la sorprendente richiesta del mio futuro sposo di celebrare il nostro matrimonio a Lourdes in occasione dell’imminente pellegrinaggio dell’Unitalsi. Un’idea un po' strana, inimmaginabile. Una proposta che mutava le mie aspettative legate alla tradizionale consuetudine della celebrazione del sacramento nella propria chiesa parrocchiale con parenti e amici. E maggiormente poi, quando il progetto si è rivelato essere inserito nel contesto di un pellegrinaggio unitalsiano in piena regola. Entrambi avremmo dovuto indossare le rispettive divise, io da “dama”, lui da “barelliere”, come tutti i volontari che a Lourdes si prodigano in un incessante servizio di assistenza e accompagnamento dei malati alle sacre funzioni.
Ho accolto la proposta, perché mi era parsa subito qualcosa di singolare, quasi una chiamata speciale, non so dire di preciso, mentre ho avvertito tutta la bellezza e il dono di poter affidare alla Madonna del Rosario il nostro nuovo cammino, di consacrare al suo Cuore Immacolato la nostra famiglia. Conquistati da questa prospettiva così particolare e densa di significato, abbiamo fiduciosamente iniziato il lungo viaggio in treno in un sereno clima di condivisione, di attesa, di servizio insieme con la numerosa comunità diocesana guidata dal Vescovo Mario Zanchi, e da alcuni sacerdoti tra i quali don Tarcisio Bolzoni.
La celebrazione eucaristica delle nostre nozze, con la presenza accogliente e viva della Chiesa diocesana è stata un convivio che ha prodotto una comunione tale che ci ha aiutato a vivere in modo più solidale anche il mistero della malattia del nostro Fratello, accogliendolo e servendolo con tutto l’amore possibile vedendo in lui il Cristo crocifisso.
Al termine del rito delle nostre nozze, il grande e caloroso abbraccio della comunità è stato momento festoso e davvero straordinario. E poi, subito dopo, il servizio dei volontari e nostro è regolarmente ripreso in piena gioia e serenità fino alla conclusione, dopo alcuni giorni, del pellegrinaggio.
Ancora oggi, a distanza di tempo, portiamo nel cuore con riconoscenza a Dio e a Maria quei gratificanti momenti vissuti in una circostanza del tutto particolare, con empatia e amore, a stretto contatto con la sofferenza. E’ stata veramente un’esperienza di concreta umanità e fratellanza, che ha unito volontari e ammalati in un percorso fisico e spirituale destinato a lasciare un segno indelebile nell’anima di ciascuno. Tale segno rimane impresso, oggi come ieri, nel nostro cuore: la vita familiare non può essere vissuta pienamente se non si apre alla collaborazione, al servizio, alla Parrocchia, alla missione e ad una fertile testimonianza del Vangelo”.