"La sofferenza. Da dramma a mistero. Meditazioni e preghiere": è uscito il nuovo libro di don Luigi Guglielmoni e del professor Fausto Negri
E' uscito nei giorni scorsi il nuovo libro di don Luigi Guglielmoni e del professor Fausto Negri dal titolo "La sofferenza. Da dramma a mistero. Meditazioni e preghiere" (Editrice Centro Eucaristico). Si tratta di una raccolta di approfondimenti e di testimonianze sulla sofferenza, la quale può essere dolorosamente subìta, deliberatamente rimossa o ben integrata nel proprio cammino di maturità umana e cristiana.
Il periodo della pandemia ha riproposto con forza il tema della sofferenza fisica, morale e spirituale, a livello personale, familiare e sociale. Sui vari aspetti della sofferenza, complessa e spesso drammatica, si erge la promessa del Risorto, che può essere di conforto per tutti, credenti e non credenti, come risposta alla sfida, riscatto all'amarezza, passo in avanti verso la metabolizzazione, esodo da sè verso la condivisione, chiave per la porta della fede.
Il periodo della pandemia ha riproposto con forza il tema della sofferenza fisica, morale e spirituale, a livello personale, familiare e sociale. Sui vari aspetti della sofferenza, complessa e spesso drammatica, si erge la promessa del Risorto, che può essere di conforto per tutti, credenti e non credenti, come risposta alla sfida, riscatto all'amarezza, passo in avanti verso la metabolizzazione, esodo da sè verso la condivisione, chiave per la porta della fede.
Il libro contiene anche tante citazioni di autori spirituali e di grandi teologi. Alla tanta gente che soffre, così scriveva il Vescovo Tonino Bello: "Un giorno, quando avranno finito di percorrere la mulattiera del Calvario e avranno sperimentato come Cristo l'agonia del patibolo, si squarceranno davvero da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia. Se noi saremo bravi a farlo capire, essi diranno che la loro vita non è stata inutile. Nessuna vita, nessuna sofferenza è inutile. Questo ci dice la logica della croce".
Il poeta Paul Claudel diceva che Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, ma a riempirla della sua presenza: non ha voluto giustificare lo scandalo del male inquadrandolo in un sistema di pensiero convincente. E' venuto piuttosto a condividere il nostro limite assumendolo su di sè.
La mistica e filosofa Simone Weil, una delle grandi figure della letteraura spirituale del '900, osservava: "La sola fonte di chiarezza abbastanza luminosa per illuminare il dolore è la croce di Cristo: non importa in quale epoca, in quale Paese: dovunque ci sia un dolore, la croce di Cristo non è che la verità".
Un altro scrittore, il francese Gustave Flaubert, ha comparato il dolore alla perla dell'ostrica: "La perla è una malattia dell'ostrica, eppure è una realtà infinitamente preziosa; il dolore è come un raffinamento di noi stessi, una più intensa e completa penetrazione nella nostra anima e nella realtà".
Per lo scrittore Alessandro Manzoni "Dio non toglie la gioia dei suoi figli se non per procurarne una più piena e più grande".
Per Jean Vanier una comunità che sa celebrare la vita sa anche celebrare la morte, non negandone la lacerazione ma offrendo uno spazio per parlarne e sostenersi a vicenda, per guardare in faccia la realtà e mettere tutto con fiducia nel cuore di Dio, per vivere la morte non come un punto di arrivo ma come un punto di partenza.
E André Gide scriveva e pregava così: "Signore, lascio tutto ciò di cui andavo orgoglioso". Il senso del limite e il fallimento rende miti, più tolleranti, aiuta a smettere di giudicare, fa inchinare dinanzi al mistero di ogni persona, apre alla fiducia in Dio.
E il biblista Ermes Ronchi annota che l'agricoltore, che è Dio, tiene al buono custodito nel profondo di noi, soffia via la pula perchè appaia il chicco, toglie la crusca perchè appaia la farina. Dio arriverà al buono di ciascuno.
Ultima modifica ilSabato, 04 Dicembre 2021 14:34