La dott.ssa Alessandra Cattani ci scrive dalla Sierra Leone
Da fine settembre mi trovo a Pujehun, villaggio molto remoto della Sierra Leone, che conoscevo già per avervi lavorato in passato.
Che dire? Luogo di paludi, non certo ameno... siamo vicini alla foresta perciò piove con frequenza anche se dovrebbe essere ormai iniziata la stagione secca. Fa davvero molto caldo, un caldo umido abbastanza pesante... Se vogliamo vedere il lato positivo, almeno così non rimpiangiamo l'acqua calda o tiepida, dato che nelle case e ovunque abbiamo solo quella fredda.
Il villaggio è tale quale lo avevo lasciato 7 anni fa: nessun passo avanti. Al mercato locale non si trova praticamente nulla di commestibile: niente frutta e verdura fresca. Non si trovano nemmeno i pomodori, le banane e le arachidi che sono quasi ovunque in Africa. I locali hanno una dieta a base di riso e fagioli, mandioca e pesce secco... Noi ci facciamo comprare un pò di frutta e verdura nonchè qualche bene di prima necessità quando per vari motivi il logista deve recarsi a Bo, la cittadina più vicina, a circa due ore di jeep.
Il "Team Cuamm" è composto da 4 persone: il capoprogetto (un congolese medico generico con molta esperienza, buone capacità e ottimo carattere, con cui mi trovo molto bene; è qui con la famiglia: moglie e 4 figli, abitano in una delle casette del compound), io (che sono l'unica specialista e mi occupo della maternità e vivo in una casetta tutta mia) e poi due ragazze molto giovani in Servizio Civile che dividono una terza casetta. L'amministrativo, il logista, il pediatra e tutto il personale dell'Ospedale (Clinical Officers, infermieri e cleaners) sono ovviamente africani locali. Insomma siamo decisamente ridotti all'osso...
L'ospedale è molto disorganizzato e "basico". Non a causa del capoprogetto, le cui capacità sia clinico/chirurgiche che di management sono senz'altro più che adeguate al contesto e ai bisogni di questo tipo di ospedale, ma per la grave e, ormai, cronica mancanza di fondi: non solo per le attività di progetto, ma anche per i bisogni più essenziali ed elementari (farmaci e materiali, manutenzione, apparecchi, cibo, ecc. ecc.). A seguito della pandemia, infatti, il Regno Unito, principale finanziatore della Sierra Leone, ha definitivamente sospeso i fondi alla sua ex colonia e anche quelli di altri Paesi o Enti sono stati drasticamente ridotti e spostati sulle attività connesse all'emergenza Covid (che qui emergenza non è affatto, dato che non abbiamo avuto nemmeno un caso: non se ne parla, nessuno si ammala, a nessuno importa, e si continua a morire allegramente e molto frequentemente di malaria, diarree, malnutrizione, tubercolosi o di parto).
E' un ospedale materno-infantile, cioè comprende esclusivamente la maternità e la pediatria. Io sono qui per la maternità anche se mi chiamano spesso anche in pediatria quando arrivano i casi particolarmente complicati o gravi (malarie cerebrali, meningiti per la puntura lombare, gravissime disidratazioni per mettere l'intraossea ecc. ecc.).
La maternità è un delirio. L'ospedale è l'unico centro con sala operatoria funzionanante non solo del nostro distretto, ma anche di quelli vicini fino al confine sud con la Liberia. Per cui è assurto inevitabilmente a centro di riferimento per tutte le urgenze ostetriche. Un circuito (funzionante a singhiozzi in realtà a seconda della disponibilità o meno del diesel, e a volte per far uscire l'ambulanza il carburante ce lo mettiano noi) di ambulanze attivo sul territorio nazionale e di tipo statale si occupa dei trasferimenti dei casi urgenti.
Che dire? Luogo di paludi, non certo ameno... siamo vicini alla foresta perciò piove con frequenza anche se dovrebbe essere ormai iniziata la stagione secca. Fa davvero molto caldo, un caldo umido abbastanza pesante... Se vogliamo vedere il lato positivo, almeno così non rimpiangiamo l'acqua calda o tiepida, dato che nelle case e ovunque abbiamo solo quella fredda.
Il villaggio è tale quale lo avevo lasciato 7 anni fa: nessun passo avanti. Al mercato locale non si trova praticamente nulla di commestibile: niente frutta e verdura fresca. Non si trovano nemmeno i pomodori, le banane e le arachidi che sono quasi ovunque in Africa. I locali hanno una dieta a base di riso e fagioli, mandioca e pesce secco... Noi ci facciamo comprare un pò di frutta e verdura nonchè qualche bene di prima necessità quando per vari motivi il logista deve recarsi a Bo, la cittadina più vicina, a circa due ore di jeep.
Il "Team Cuamm" è composto da 4 persone: il capoprogetto (un congolese medico generico con molta esperienza, buone capacità e ottimo carattere, con cui mi trovo molto bene; è qui con la famiglia: moglie e 4 figli, abitano in una delle casette del compound), io (che sono l'unica specialista e mi occupo della maternità e vivo in una casetta tutta mia) e poi due ragazze molto giovani in Servizio Civile che dividono una terza casetta. L'amministrativo, il logista, il pediatra e tutto il personale dell'Ospedale (Clinical Officers, infermieri e cleaners) sono ovviamente africani locali. Insomma siamo decisamente ridotti all'osso...
L'ospedale è molto disorganizzato e "basico". Non a causa del capoprogetto, le cui capacità sia clinico/chirurgiche che di management sono senz'altro più che adeguate al contesto e ai bisogni di questo tipo di ospedale, ma per la grave e, ormai, cronica mancanza di fondi: non solo per le attività di progetto, ma anche per i bisogni più essenziali ed elementari (farmaci e materiali, manutenzione, apparecchi, cibo, ecc. ecc.). A seguito della pandemia, infatti, il Regno Unito, principale finanziatore della Sierra Leone, ha definitivamente sospeso i fondi alla sua ex colonia e anche quelli di altri Paesi o Enti sono stati drasticamente ridotti e spostati sulle attività connesse all'emergenza Covid (che qui emergenza non è affatto, dato che non abbiamo avuto nemmeno un caso: non se ne parla, nessuno si ammala, a nessuno importa, e si continua a morire allegramente e molto frequentemente di malaria, diarree, malnutrizione, tubercolosi o di parto).
E' un ospedale materno-infantile, cioè comprende esclusivamente la maternità e la pediatria. Io sono qui per la maternità anche se mi chiamano spesso anche in pediatria quando arrivano i casi particolarmente complicati o gravi (malarie cerebrali, meningiti per la puntura lombare, gravissime disidratazioni per mettere l'intraossea ecc. ecc.).
La maternità è un delirio. L'ospedale è l'unico centro con sala operatoria funzionanante non solo del nostro distretto, ma anche di quelli vicini fino al confine sud con la Liberia. Per cui è assurto inevitabilmente a centro di riferimento per tutte le urgenze ostetriche. Un circuito (funzionante a singhiozzi in realtà a seconda della disponibilità o meno del diesel, e a volte per far uscire l'ambulanza il carburante ce lo mettiano noi) di ambulanze attivo sul territorio nazionale e di tipo statale si occupa dei trasferimenti dei casi urgenti.
Le urgenze ostetriche arrivano a getto continuo, giorno e notte. Non passa notte senza essere chiamati 2-3 volte e dover andare in sala: a volte si opera tutta notte e il giorno dopo si lavora normalmente spesso con altre urgenze. Insomma, non ci annoiamo...
Dato il carico di lavoro non indifferente l'attività chirurgica si limita quasi esclusivamente alle urgenze ostetriche, vale a dire cesarei, rotture uterine, gravidanze ectopiche, aborti incompleti, emorragie pre e post-parto... E, mio malgrado, devo dire meno male, perchè considerando l'assoluta inosservanza delle più banali regole di sterilità, l'inadeguatezza e la grossolanità dello staff (gli assistenti di sala operatoria), le competenze anestesiologiche estremamente limitate (l'anestesista non è medico, ma un tecnico, cioè tipo un infermiere), il pressapochismo dilagante, direi che cercare di fare qualsiasi altro tipo di chirurgia sarebbe un grosso azzardo.
In sala operatoria, poi, causa consumo diesel, possiamo avere l'aria condizionata solo quando operiamo al mattino perchè è attivo il generatore grande che sopporta un carico energetico maggiore, mentre per le urgenze di pomeriggio/notte, dovendo usare il generatore piccolo che consuma meno, ma è anche meno potente, facciamo la sauna... Non c'è neppure la scialitica: al soffitto è improponibile perchè il controsoffitto è di cartone, e l'unica grossa scialitica a piantana ha la batteria rotta (che ora sto cercando disperatamente di sostituire con ogni mezzo). Per cui ci arrangiamo con due lampade a stelo, basse, a luce calda (anzi caldissima); alla fine di ogni intervento siamo fradici.
Ora stiamo però iniziando a fare anche interventi elettivi di ginecologia (isterectomie per fibromatosi uterine, grosse masse ovariche, cisti ovariche, miomectomie, ecc. ) che prima del mio arrivo non venivano fatti per mancanza di competenze (il congolese mio capo è un medico generico che sa fare i cesarei e si arrangia nella chirurgia d'urgenza salvavita, ma non ha le competenze per una chirurgia generale o ginecologico-ostetrica di elezione).
Inoltre, dato che dopo il mio arrivo si è sparsa la voce che sono chirurgo pediatrico, stanno cominciando ad arrivare bambini con problematiche chirurgiche e sto iniziando a operarli anche se con estrema cautela: capirai come l'atto chirurgico di per se stesso sia il meno: il grosso rischio è l'anestesia e il post-operatorio, senza contare che non abbiamo neanche i ferri appropriati.
Ora stiamo però iniziando a fare anche interventi elettivi di ginecologia (isterectomie per fibromatosi uterine, grosse masse ovariche, cisti ovariche, miomectomie, ecc. ) che prima del mio arrivo non venivano fatti per mancanza di competenze (il congolese mio capo è un medico generico che sa fare i cesarei e si arrangia nella chirurgia d'urgenza salvavita, ma non ha le competenze per una chirurgia generale o ginecologico-ostetrica di elezione).
Inoltre, dato che dopo il mio arrivo si è sparsa la voce che sono chirurgo pediatrico, stanno cominciando ad arrivare bambini con problematiche chirurgiche e sto iniziando a operarli anche se con estrema cautela: capirai come l'atto chirurgico di per se stesso sia il meno: il grosso rischio è l'anestesia e il post-operatorio, senza contare che non abbiamo neanche i ferri appropriati.
Essendoci in Sierra Leone un solo specialista in Chirurgia Pediatrica per tutto il Paese che, naturalmente, vive e lavora nella capitale, a Freetown, la presenza ora nel nostro ospedale di qualcuno in grado di seguire i bambini rappresenta una grossa opportunità. Anche le autorità sanitarie locali spingono perchè si dia inizio a questi interventi. Per cui ho iniziato con interventi semplici e brevi tipo le ernie (tra mille difficoltà, tra l'altro). Ogni intervento è fonte di stress enorme sia per l'anestesia inadeguata, sia perchè manca l'elettrobisturi; non abbiamo nanche sufficienti concentratori di ossigeno nel caso ci fosse bisogno di un supporto respiratorio dopo l'intervento (ne abbiamo solo uno funzionante in tutta la pediatria in genere condiviso da due-tre bambini tra i più gravi con malaria complicata...); gli strumenti chirurgici sono solo da adulti, per cui con grande fatica ho cercato di "allestire" 3 kit pediatrici sottraendo i ferri chirurgici più piccoli e delicati dai kit cesarei, anche questi tra l'altro non particolarmente ben forniti... Insomma, una grandissima fatica.
In ogni caso finora siamo riusciti a cavarcela dignitosamente; oltre alle ernie abbiamo fatto un encefalocele occipitale in una bimba di 7 mesi e un voluminoso teratoma sacro-coccigeo in una piccolina di 2 mesi e mezzo.
Quello che mi preoccupa di più, però, è il reparto pediatria: è semivuoto, arrivano pochissimi bambini in condizioni disperate e muoiono quasi tutti entro le prime 24 ore, molti entro la prima ora. Purtroppo rispetto a 7 anni fa la situazione è degenerata. Quasi tutti i bambini arrivano vomitando sangue o espellendolo dalle narici, incoscienti o con 2 o 3 g/dl di Hb, dopo giorni in cui sono stati sottoposti a trattamenti tradizionali sconsiderati a casa.
In ogni caso finora siamo riusciti a cavarcela dignitosamente; oltre alle ernie abbiamo fatto un encefalocele occipitale in una bimba di 7 mesi e un voluminoso teratoma sacro-coccigeo in una piccolina di 2 mesi e mezzo.
Quello che mi preoccupa di più, però, è il reparto pediatria: è semivuoto, arrivano pochissimi bambini in condizioni disperate e muoiono quasi tutti entro le prime 24 ore, molti entro la prima ora. Purtroppo rispetto a 7 anni fa la situazione è degenerata. Quasi tutti i bambini arrivano vomitando sangue o espellendolo dalle narici, incoscienti o con 2 o 3 g/dl di Hb, dopo giorni in cui sono stati sottoposti a trattamenti tradizionali sconsiderati a casa.
Dopo tutto, come ultima spiaggia, li portano a morire in ospedale. Non ho ancora capito bene se non vengono in ospedale per sfiducia verso la medicina non tradizionale (ma questo dovrebbe essere valso a maggior ragione in passato), per mancanza dei mezzi di trasporto (in effetti il sistema territoriale di ambulanze trasporta prevelentemente le gravide), per paura del contagio Covid in ospedale (ma non credo perchè qui di Covid proprio non ce n'è, non se ne sente, non se ne parla e a nessuno importa...). Quel che è chiaro è che, mentre ogni morte materna viene percepita come un dramma e puntualmente indagata nelle responsabilità, i bambini possono morire a decine che non interessa a nessuno, tanto meno ai genitori che dopo aver strillato un pò come d'uso, se ne tornano a casa. Tanto ne possono sempre fare altri e comunque al fatto che metà della nidiata non arrivi all'adolescenza sono più che abituati...
Triste ma vero.
In ogni caso vi dirò che, nonostante le mille difficoltà, nonostante ci sia da fare un grossissimo lavoro prima di tutto di riorganizzazione non solo delle attività, ma anche degli spazi, del materiale, della logistica, nonostante il ritmo di lavoro sia spesso massacrante (e io non sono una che si tira indietro), sono molto ma molto più felice qui che a fare dell'eccellenza con Emergency in ospedali ultra attrezzati con tutto a disposizione.
Bene, allo stato attuale, questo è quanto.
Ah, dimenticavo: l'ospedale, tra le altre cose, è anche pieno di topolini... soprattutto la notte li vedi sfrecciare per la sala parto o la sala operatoria (nonostante i cleaners la tengano il più pulita possibile) per non parlare della pediatria dove si avventurano senza ritegno fin sui lettini... almeno sono piccoli, non i grossi, orribili ratti del Sud Sudan o della Repubblica Centrafricana. Io ho proposto di regalare al cleaner dell'OT, che praticamente vive e dorme in ospedale, un paio di gatti e di lasciarli liberi la notte per andare a caccia; mi hanno risposto che l'unico problema è che la gente i gatti li mangia per cui invece di sterminare i topi sarebbero i gatti a farne le spese...
Mando le foto di un mio piccolo amico, Musa, malnutrizione severa, tipo marasma. Me lo sono conquistato a suon di caramelle (gelèe italiane, nientemeno). Più che di caramelle, però, avrebbe bisogno di qualche bella bistecca...
Triste ma vero.
In ogni caso vi dirò che, nonostante le mille difficoltà, nonostante ci sia da fare un grossissimo lavoro prima di tutto di riorganizzazione non solo delle attività, ma anche degli spazi, del materiale, della logistica, nonostante il ritmo di lavoro sia spesso massacrante (e io non sono una che si tira indietro), sono molto ma molto più felice qui che a fare dell'eccellenza con Emergency in ospedali ultra attrezzati con tutto a disposizione.
Bene, allo stato attuale, questo è quanto.
Ah, dimenticavo: l'ospedale, tra le altre cose, è anche pieno di topolini... soprattutto la notte li vedi sfrecciare per la sala parto o la sala operatoria (nonostante i cleaners la tengano il più pulita possibile) per non parlare della pediatria dove si avventurano senza ritegno fin sui lettini... almeno sono piccoli, non i grossi, orribili ratti del Sud Sudan o della Repubblica Centrafricana. Io ho proposto di regalare al cleaner dell'OT, che praticamente vive e dorme in ospedale, un paio di gatti e di lasciarli liberi la notte per andare a caccia; mi hanno risposto che l'unico problema è che la gente i gatti li mangia per cui invece di sterminare i topi sarebbero i gatti a farne le spese...
Mando le foto di un mio piccolo amico, Musa, malnutrizione severa, tipo marasma. Me lo sono conquistato a suon di caramelle (gelèe italiane, nientemeno). Più che di caramelle, però, avrebbe bisogno di qualche bella bistecca...
Alessandra Cattani
Ultima modifica ilMercoledì, 09 Febbraio 2022 13:34