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Martina Pacini

"Nel crogiuolo della speranza": il messaggio del Vescovo per la Pasqua

Nel crogiuolo della speranza

 

«Di questa notte è stato scritto:

la notte splenderà come il giorno

e sarà fonte di luce per la mia delizia»

(Exultet)

Nella celebrazione della Veglia Pasquale, vertice del mistero della Pasqua del Signore, la Chiesa annuncia solennemente con l’Exultet la vittoria di Gesù Cristo sulla notte di ogni male, luce che splende nella tenebra dell’umanità. Riascoltare questo antico inno della Chiesa (VI secolo) significa essere ricondotti alle radici della fede cristiana al fine di rianimare il cammino dei credenti orientati dal mistero della morte e risurrezione del Signore, speranza viva che non delude (cfr. Rm 5,5).

Al cuore del canto del Preconio pasquale troviamo l’affermazione che riassume in modo illuminante il contenuto e il messaggio della Pasqua cristiana: «Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno e sarà fonte di luce per la mia delizia». Tentiamo di precisarne il significato mettendo in evidenza gli aspetti più decisivi che interpellano il nostro cammino di fede in questo tempo della storia in cui viviamo; infatti, non possiamo dimenticare che la Pasqua del Signore non è un fragile e nostalgico ricordo del passato, ma è l’evento fondamentale che interroga ancora oggi il senso del nostro cammino di vita, le nostre scelte, le nostre relazioni e il nostro sguardo sull’umanità con la quale condividiamo attese e speranze.

Ci chiediamo: dove sta scritto che “la notte splenderà come il giorno”? L’affermazione, così assoluta in sé stessa, appartiene al Salmo 139,12: «Nemmeno la tenebra per te è oscura, la notte è luminosa come il giorno, la tenebra per te è come la luce». L’orante del Salmo innalza davanti a Dio una confessione di fede in cui riconosce la sua stessa esistenza come un prodigio che lui stesso ha plasmato nel grembo di una madre e al quale ha affidato una responsabilità: cantare con la vita le misericordie del Signore e la sua compassione verso tutti. In questa preghiera il salmista dichiara che, per quanto le tenebre avvolgenti il mondo possano essere fitte, la presenza provvidente del Creatore penetra ogni notte rendendola luminosa nel suo splendore. Davanti a Dio, le tenebre da lui create, non sono in contrapposizione con la luce, anch’essa da lui formata; al contrario, notte e giorno, tenebre e luce costituiscono il primo atto della creazione di Dio e sono da lui dichiarate “buone e belle”, autentico ornamento di senso dell’universo (cfr. Gen 1,3-5). Pertanto, anche nella notte Dio è presente, perché davanti a lui non vi è oscurità o realtà che possa nascondere la sua gloriosa misericordia. La notte non è il luogo in cui Dio è assente; per lui e in lui essa è splendente come il giorno. Detto in altri termini: il Signore può trasformare la notte della prova in sorgente di benedizione; egli, infatti, è sempre oltre ogni notte e ogni luce. Riascoltando alcuni tratti della parola di Dio rivelata nella Sacra Scrittura possiamo intravvedere la profonda verità di questa affermazione. Nel libro dell’Esodo si sottolinea a più riprese che nella notte della schiavitù più profonda della storia di Israele, il Signore interviene come luce di liberazione conducendo il suo popolo, attraverso il deserto, alla terra della benedizione. Alla testa della sua comunità che procede nella notte, il Signore risplende davanti ad essa come colonna di fuoco che rischiara il cammino e come colonna di nube per l’orientamento durante il giorno (cfr. Es 13,21; Nm 14,14; Sap 18,3). Allo stesso modo il profeta Isaia annuncia un nuovo esodo per gli esiliati a Babilonia e riprende la medesima immagine indicando il tempo della speranza e della letizia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). Il libro dell’Apocalisse, dal canto suo, concludendo il messaggio di speranza e di promessa che il Risorto invia alla comunità che vive la notte della prova, annuncia: «Non ci sarà mai più la notte perché il Signore Dio illuminerà i suoi servi» (Ap 22,5).

Il riferimento biblico del Nuovo Testamento, che maggiormente ci aiuta a rileggere l’attualità sorprendente dell’affermazione contenuta nell’Exultet è indicato dall’evangelo di Marco e, in particolare, nel racconto della passione di Gesù di Nazareth: «Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: “Eloì, Eloì, lamà sabactàni”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,33-34). Nella notte della prova suprema, al Getsemani prima e ora sulla croce, Gesù davanti al Padre consegna tutti gli interrogativi della storia, ai quali l’umanità stessa non è in grado di elaborare risposte soddisfacenti: perché il dolore degli innocenti? Perché la malattia e la finitudine dell’umano che conduce alla morte? A chi e a che cosa giova tanta sofferenza che gli uomini e le donne di ogni tempo sperimentano nella loro breve esistenza? Può Dio rimanere così lontano o indifferente davanti ai tanti Giobbe che gridano a lui e invocano giustizia e misericordia notte e giorno? Nella tenebra che avvolge il mondo nell’ora in cui, a mezzogiorno, il sole splende nella sua luminosa intensità, Gesù dall’alto della croce, rivolgendosi al Padre, dichiara che la notte più difficile non può oscurare la presenza di Dio compassionevole e misericordioso. La notte della croce, in Gesù il Figlio amato, diventa profezia e annuncio di luce, di vita, di speranza non sconfitta, di una umanità che in Gesù crocifisso trionfa nel mistero della sua risurrezione. Per questo Paolo ammonisce con decisione che «Se Cristo non è risorto, vana è la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede» (1Cor 15,14).

Questa è la letizia della Pasqua di risurrezione del Signore, buona notizia che attraversa insistentemente l’accelerato cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, con le sue luci e le sue ombre. Da credenti, non dimentichiamo che anche nella tenebra più profonda dell’umanità, il Padre si è abbassato nel Figlio Gesù Cristo liberandola dalla morte e illuminando la notte della storia attraversandola con la sua luce di risurrezione. In tal modo Gesù crocifisso e risorto dai morti ha rianimato il cammino di ogni uomo e di ogni donna che, da veri pellegrini di speranza, non si stancano di ricominciare nel suo nome tendendo verso quella fonte che è generatrice di luce per la delizia di quanti desiderano lasciarsi illuminare da essa.

Una antica invocazione della liturgia dei cristiani di Siria, di rito caldeo, ci disponga ad accogliere la luce nuova del mattino di Pasqua:

«Per il giorno che sorpasserà ogni mattino

santifichiamoci ora e qui

perché, ecco, Egli viene senza tardare

e sarà Lui a rialzarci».

+ Ovidio Vezzoli

Vescovo di Fidenza

Gli appuntamenti della Settimana Santa

Appuntamenti di Pasqua 2025

Giovedì 17aprile (Giovedì Santo)

Ore 8 In Cripta della Cattedrale di Fidenza il vescovo presiede l’Ufficio di Lettura e le Lodi

Ore 10 In Cattedrale  a Fidenza il vescovo presiede la s. Messa Crismale

Ore 20.30 In Cattedrale a Fidenza il vescovo presiede la s. Messa in Coena Domini (con lavanda dei piedi)

 

Venerdì 18 aprile (Venerdì Santo)

Ore 8 In Cripta della Cattedrale di Fidenza il vescovo presiede l’Ufficio di Lettura e le Lodi

Ore 18 In Cattedrale il vescovo presiede la Liturgia della Passione del Signore

Ore 20.30 il vescovo presiede la via Crucis cittadina con partenza e arrivo presso la parrocchia di S. Francesco d’Assisi a Fidenza

 

Sabato 19 aprile (Sabato Santo)

Ore 8 Nella Cripta della Cattedrale il vescovo presiede l’Ufficio di Lettura e Lodi

Ore 21.00 In Cattedrale il vescovo presiede la solenne Veglia Pasquale con la celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana per una catecumena

 

Domenica 20 aprile (S. Pasqua)

Ore 11 In Cattedrale il vescovo presiede il Pontificale della Pasqua di risurrezione del Signore

La Colletta del Venerdì Santo

La “Colletta per la Terra Santa”, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”, nasce dalla volontà dei papi di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. La Colletta, che tradizionalmente viene raccolta nella giornata del Venerdì Santo, è la fonte principale per il sostentamento della vita che si svolge intorno ai Luoghi Santi. Le offerte raccolte dalle parrocchie e dai Vescovi vengono trasmesse dai Commissari di Terra Santa alla Custodia di Terra Santa che verranno usate per il mantenimento dei Luoghi e per i cristiani di Terra Santa, le pietre vive di Terra Santa. La Custodia attraverso la Colletta può sostenere e portare avanti l’importante missione a cui è chiamata: custodire i Luoghi Santi, le pietre della Memoria, e sostenere la presenza Cristiana, le pietre vive di Terra Santa, attraverso tante attività di solidarietà.

I territori che beneficiano sotto diverse forme di un sostegno proveniente dalla Colletta sono i seguenti: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq.

La Colletta Pro Terra Santa è una delle raccolte obbligatorie (insieme all’Obolo di San Pietro del 29 giugno e alla Giornata missionaria mondiale) che viene svolta il Venerdì Santo (o nella data che l’ordinario del luogo ritiene più opportuna) in favore delle opere e delle necessità della Terra Santa. Nell’esortazione apostolica di Paolo VI del 25 marzo 1974, “sulle accresciute necessità della Chiesa in Terra Santa”, vengono precisate le modalità della Colletta.

Come è nata la Colletta

Lungo i secoli passati, i Papi non hanno solo rinnovato la loro fiducia nei francescani, riconfermandoli nel ruolo di legittimi custodi dei Luoghi Santi (a loro affidati dalla Sede Apostolica nel 1342), ma li hanno anche sostenuti in ogni aspetto della loro vita, a livello religioso come pure economico, sociale e politico. Sarebbe sufficiente ricordare l’autorizzazione a praticare la medicina nell’ospizio del Monte Sion in favore dei malati e dei bisognosi e, nei secoli successivi, i privilegi, le indulgenze, la difesa dei loro diritti. Oltre un centinaio di Bolle papali si riferiscono alla Terra Santa, come pure un eguale numero di decreti e lettere della Congregazione per la Propagazione della fede, che aiuta i figli di san Francesco nella loro missione in Terra Santa.

Un aspetto essenziale di questo continuo sostegno è stato, ed è ancora, la Colletta per la Terra Santa, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”. Fu Paolo VI che, attraverso la sua esortazione apostolica Nobis in animo datata 25 marzo 1974, diede una spinta decisiva in favore della Terra Santa. Il Papa, in linea con i suoi predecessori, lodò il lavoro dei francescani e insistette sul bisogno di maggior cooperazione da parte del mondo cristiano, dal momento che, soprattutto a partire dall’inizio del XIX secolo, i francescani avevano aumentato le loro attività «sociali, caritative, culturali e di beneficenza» in Terra Santa e i cristiani locali sono sprovvisti di mezzi. Paolo VI, dopo aver messo in rilievo che nella storia «i Frati Minori si sono rivolti direttamente sia ai grandi come agli umili per raccogliere aiuti, ed i religiosi destinati a quest’opera hanno ricevuto il titolo ufficiale di Procuratori o Commissari di Terra Santa», ha ricordato che nei tempi attuali i bisogni sono aumentati e perciò i Papi si sono incaricati della Colletta “pro Terra Sancta”.

Paolo VI ha rinnovato le regole date dai suoi predecessori e nell’esortazione apostolica ha disposto le norme di questa raccolta. Nei decenni passati, la Congregazione per le Chiese Orientali è stata in modo speciale interessata, da parte della Santa Sede, a dimostrare le necessità della Terra Santa e le regole date da Paolo VI, incluse quelle che si riferiscono ai Commissariati. Negli ultimi anni, l’80 per cento delle collette ricevute dai francescani sono state destinate a opere pastorali e sociali e solo il 20 per cento ai santuari. È importante ricordare che la Custodia riceve solo il 65 per cento delle offerte, mentre il restante 35 per cento è destinato ad altre istituzioni che operano in Terra Santa. Le attività del Patriarcato Latino, per mandato della Santa Sede, sono sostenute dai Cavalieri del Santo Sepolcro e da altre istituzioni.

Visita il sito: https://www.collettavenerdisanto.it/

 

La nuova campagna 8xmille alla Chiesa cattolica

Una firma che si traduce in accoglienza, solidarietà e speranza. Torna on air dal 13 aprile la nuova campagna di comunicazione dell’8xmille alla Chiesa cattolica, con l’obiettivo di mostrare il valore di questa scelta che ognuno può fare e il suo impatto nelle vite di tanti. É il racconto di una Chiesa in uscita che risponde alle nuove povertà e ai bisogni sempre più complessi di fasce di popolazione diverse.

“Firmare per la Chiesa cattolica – afferma il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – significa essere parte di un enorme circuito di solidarietà attraverso il quale è possibile portare aiuto a migliaia di persone, sia in Italia che nei Paesi più poveri del mondo. La Chiesa è accogliente e aperta a tutti, non solo i credenti, e non lascia indietro nessuno: malati, disoccupati, anziani, giovani, donne sole e famiglie vulnerabili. in una sorta di welfare parallelo che offre però non solo sostegno materiale ma anche relazionale operando in sinergia con altre realtà del territorio per costruire reti di supporto integrate ed efficaci. Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato ci sarebbe un vuoto enorme”.


Nel 2024 sono stati assegnati oltre 275 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 45 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 ad interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 389 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 246 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche gli interventi a tutela dei beni culturali ed ecclesiastici.


L’edizione 2025 della campagna CEI si concentra su otto storie di speranza e rinascita, evidenziando il legame tra le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei “gesti d’amore”, e la vita di tutti i giorni. “L’obiettivo – aggiunge Monzio Compagnoni – è quello di far apprezzare il valore di un gesto semplice come la firma, collegandolo ai momenti quotidiani della vita. Gli spot si concentrano sul concetto di ‘sentirsi bene’ prendendosi cura degli altri grazie a un’opzione nella dichiarazione dei redditi, che si traduce in migliaia di progetti. Chi firma diventa protagonista di un cambiamento e autore di una scelta solidale, frutto di una decisione consapevole che deve essere rinnovata ogni anno”.
Ideata dall’agenzia VML, con la regia di Edoardo Lugari e le foto di Francesco Zizola, e casa di produzione Casta Diva/Masi Film, la campagna si sviluppa su tv, web, stampa, affissione, radio, display e video strategy. 

Nel sito www.8xmille.it sono disponibili i filmati di approfondimento sulle singole opere, al centro della campagna, mentre un’intera sezione è dedicata al rendiconto storico della ripartizione 8xmille, a livello nazionale e diocesano.

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