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Martina Pacini

L'8 e il 9 maggio a Busseto torna "Ortocolto"

Una festa, un’occasione per ascoltare conferenze sui temi del giardino e della cultura botanica, un luogo di ascolto con momenti musicali e racconti, un’opportunità per divertirsi e imparare dalle esperienze riportate da educatori, artigiani e appassionati del verde. Nelle splendide cornici del Giardino di Villa Pallavicino e del piazzale delle Scuderie a Busseto l’8 e il 9 maggio torna "Ortocolto".

Dalla mattina al tramonto l’ormai tradizionale festa dei giardini, degli orti e dei frutti chiama a raccolta un pubblico di curiosi e appassionati che dal 2014 partecipa all’antica pratica della condivisione, con lo scambio amatoriale di semi e talee. Questa edizione primaverile del 2021 vedrà produzioni biologiche stagionali, manifatture artigianali di pregio, creatività artistica ed enogastronomia d’eccellenza a colorare e profumare l’aria di uno dei luoghi verdiani per eccellenza.

«Le due location della manifestazione sono rispettivamente sede del Museo Nazionale “Giuseppe Verdi” e di quello dedicato a Renata Tebaldi: sembra quasi che a Busseto ogni angolo sia legato all’opera», ha commentato Marzia Marchesi, assessore al Turismo del Comune di Busseto. «Mi piace l’idea di un intreccio continuo tra l’ambiente e l’anima della nostra città, in cui la musica è nutrimento della terra e della tradizione».

Mercato di passioni, dove la qualità umana si abbina a quella professionale di un lavoro che diventa una scelta responsabile e gratificante in virtù della cura e dell’attenzione con cui viene coltivato, Ortocolto è uno dei momenti decisivi per l’attività dell’omonima associazione, mossa dalla convinzione che una maggiore attenzione per l’ambiente e per la natura si convertano automaticamente in una migliore qualità della vita.

Giardinieri e vivaisti impegnati nella ricerca dei metodi per rendere il giardino più sostenibile sul piano della manutenzione e del risparmio idrico e artigiani che conservano e tramandano le loro abilità pratiche e artistiche sono i protagonisti di una manifestazione che punta a valorizzarne il lavoro e a diffonderne la filosofia al più ampio pubblico possibile.

I partecipanti all’evento, con ingresso a offerta libera, riceveranno in omaggio l’Ortoricettario 2021.

1° maggio: festa patronale nella parrocchia di San Giuseppe lavoratore a Fidenza

Sabato 1° maggio, festa di s. Giuseppe Lavoratore, sarà celebrata alle ore 10.30 una Messa solenne nella parrocchia fidentina che porta il suo nome.

All’interno della celebrazione eucaristica verranno letti alcuni brani tratti dalla lettera apostolica “Patris corde” di Papa Francesco.

Al n. 6 del documento pontificio si legge: “Fin dai tempi della Rerum novarum (1891) di Leone XIII è stato sottolineato il suo rapporto con il lavoro. San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane come frutto del proprio lavoro. Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l’avvento del Regno e per sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole al servizio della società e della comunione, il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per se stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia. Una famiglia dove mancasse il lavoro è maggiormente esposta alle difficoltà, tensioni, fratture. La perdita del lavoro che colpisce tanti fratelli e sorelle, e che è aumentata negli ultimi tempi a causa della pandemia da Covid-19, deve essere un richiamo a rivedere le nostre priorità. Imploriamo San Giuseppe Lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia deve rimanere senza lavoro!”.

(In foto: una celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Giuseppe lavoratore)

S. Vitale, Messa con il Vescovo nella festa del santo patrono

Mercoledì 28 aprile alle ore 18 presso la chiesa di San Vitale a Salsomaggiore Terme il Vescovo Ovidio, affiancato dal parroco don Bogdan Wilczewski, presiederà la celebrazione eucaristica in occasione della ricorrenza patronale.

I fedeli sono invitati a partecipare nel rispetto delle normative sanitarie e di distanziamento.

La testimonianza di Isabella Ruffini sullo zio, mons. Mario Corradi

"Lo zio a Santa Croce non mi ha mai parlato delle brutalità inflitte dai militari tedeschi a Contignaco; mentre presso la casa protetta di Zibello, dove era ricoverato nell’ultimo periodo di vita, me ne parlava frequentemente". Sono parole di Isabella Ruffini, pronipote di monsignor Mario Corradi (1911-2009), che durante il periodo del secondo conflitto mondiale era parroco a San Giovanni in Contignaco e visse esperienze molto dure. La missione di pace e di fratellanza del sacerdote lo portò in quegli anni a mettere in salvo numerose vite umane tra cui quelle di tanti ebrei italiani.

Domenica 25 aprile scorso, giorno della Liberazione, sulla lapide di mons. Corradi a Pieveottoville il comitato "Amici del grande Fiume" ha portato un cero in sua memoria come fa sempre in diverse occasioni importanti. Un piccolo gesto sì, ma molto significativo. La figura di mons. Corradi è stata ricordata anche dal sindaco Massimo Spigaroli durante la celebrazione eucaristica a Santa Croce.

I fatti che la nipote Isabella ricorda di quegli anni sono i seguenti:

Mons. Corradi ha rischiato due volte la fucilazione e, in una di esse, raccontò di aver avuto il fucile puntato da un militare tedesco molto giovane, il quale pronunciò alcune parole in latino a cui il sacerdote risposte prontamente. Quindi chiese al militare come mai sapesse il latino ed egli rispose che lo aveva studiato a scuola: in questo modo ebbe salva la vita.

In più occasioni all’alba usciva dalla canonica di Contignaco e, con uno o più parrocchiani, si recava a deporre su un carretto i corpi impiccati ai lampioni frutto di rappresaglie tedesche. Questo veniva fatto onde evitare che gli abitanti del paese vedessero morti i propri parenti o amici.

Un ulteriore episodio atroce che mons. Corradi ricordava spesso è quando alcuni militari tedeschi si recarono presso una cascina i cui figli dei proprietari avevano partecipato ad un attacco partigiano. Il sacerdote vi giunse prima dei soldati perché informato e raccomandò ai due giovani di rimanere nascosti anche nel caso in cui avessero catturato i genitori. I tedeschi portarono nell’aia i genitori e iniziarono a picchiarli: ciò avvenne in presenza di mons. Corradi, e i ragazzi, udite le urla, uscirono allo scoperto per intervenire. A quel punto i militari chiesero ai genitori se avessero figlie femmine e barattarono la vita salva dei figli maschi a scapito della figlia che fu portata via con loro. Il giorno seguente il sacerdote andò a recuperare il corpo senza vita della giovane che trovò smembrato.

"Dopo il racconto di questo ultimo truce episodio gli dissi che non volevo sentirne altri perché ne ero rimasta profondamente sconvolta: la cosa mi turba ancora oggi se mi soffermo a pensarci".

 


 

 
 
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