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Martina Pacini

Ordinazione presbiterale di don Davide Grossi: le omelie del Vescovo Ovidio e di don Tarcisio Frontini

Pubblichiamo qui di seguito l'omelia che il Vescovo di Fidenza, mons. Ovidio Vezzoli, ha pronunciato sabato 3 luglio 2021 in Cattedrale a Fidenza in occasione dell'ordinazione presbiterale di don Davide Grossi. (qui)

Pubblichiamo inoltre l'omelia pronunciata da don Tarcisio Frontini, rettore del seminario vescovile di Fidenza fino al 2019, in occasione della prima s. Messa presieduta da don Davide Grossi domenica 4 luglio presso la parrocchia di Santa Maria Assunta in Salsomaggiore Terme. (qui)

Caritas diocesana, nell'anno del Covid forte risposta della comunità ai bisogni delle famiglie più povere

I fondi dell’8xmille destinati alle Diocesi sono risorse indispensabili per sostenere le numerose attività in essere sul territorio. Esse si contraddistinguono per la forte rilevanza sociale, il sostegno attivo all’occupazione, la tutela del patrimonio storico-culturale e artistico, la promozione dello sviluppo nei Paesi più poveri nonché per i numerosi interventi caritativi a favore dei singoli e dei nuclei familiari più bisognosi.

Il 2020 è stato un anno impegnativo per la Caritas diocesana di Fidenza. I numerosi volontari sono stati messi alla prova nell’adeguare gli spazi a disposizione in modo tale da renderli conformi alle normative sanitarie anti-contagio e così portare avanti al meglio i servizi offerti alle fasce più fragili della popolazione. In Italia, così come in tanti altri Paesi del mondo (e anche nel nostro territorio diocesano) la dimensione socio-economica modificata dal Covid-19 ha influito notevolmente sulle necessità e sui bisogni delle famiglie. In molti si sono ritrovati improvvisamente costretti in casa senza lavoro e con ridotte o addirittura nulle possibilità di trovare attivamente un impiego. I lavoratori precari, i possessori di contratti a tempo determinato, i lavoratori occasionali e a chiamata e non da ultimo anche quella fetta di persone che sbarcava il lunario grazie a piccoli lavoretti, si sono trovati dall’oggi al domani senza risorse economiche.

La Caritas diocesana ha messo in campo diverse azioni volte a contrastare il più possibile l’emergenza: il servizio mensa per i poveri non è mai stato interrotto, e ha fornito pasti da asporto per tutti coloro che hanno bussato alla porta in cerca di aiuto. Emanuela, referente e cuoca presso la mensa ha sottolineato: “Per i volontari all’inizio non è stato facile affrontare la situazione, ma nessuno si è perso d’animo: abbiamo continuato il servizio mensa con il sorriso, cercando di trasmettere forza di volontà e fiducia nel futuro a quanti si sono presentati a ritirare i pasti da asporto. Un piccolo gesto, una frase gentile e un sorriso possono fare molto”.


I pacchi con generi di prima necessità sono stati consegnati a domicilio con tutte le dovute precauzioni, e sono aumentati nel numero e nella quantità di prodotti. E’ stato inoltre offerto un servizio di supporto al Comune di Fidenza nella consegna dei buoni spesa alle famiglie beneficiarie: uno sforzo che ha visto un ingente utilizzo di risorse, costituite soprattutto da persone di buona volontà e altruiste che fin da subito hanno offerto il proprio aiuto con umiltà e generosità.


Il direttore della Caritas diocesana, Stefano Baschieri, ha sottolineato in più occasioni che “nel bel mezzo della pandemia, quando la disperazione rischiava di prendere il sopravvento, tante persone si sono avvicinate alla nostra realtà. La prima domanda che ci veniva posta era ‘cosa posso fare? Come posso rendermi utile per il prossimo?’ In quel momento abbiamo visto con i nostri occhi e toccato con mano che nonostante tutto la voglia di aiutare e di mettersi al servizio di chi è più fragile era davvero molto concreta, specialmente tra i più giovani, che hanno più volte messo a disposizione il proprio tempo all’interno del magazzino Caritas. Di questo non possiamo che essere contenti e piacevolmente colpiti”.

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(Un gruppo di giovani volontari al lavoro all'interno del magazzino Caritas)


L’azione più significativa proposta durante il periodo della pandemia è stata lanciata dal Vescovo di Fidenza, mons. Ovidio Vezzoli, in occasione della Pasqua del 2020. Una somma pari a circa 55mila euro è stata messa a disposizione di 35 famiglie bisognose residenti su territorio diocesano; in particolare a beneficiare di questo aiuto economico sono stati nuclei che non avevano avuto modo di ricevere altre tipologie di sostegno o che le stavano aspettando, senza trovare però al momento una risposta. La vicinanza espressa ha permesso a molti di poter tirare un sospiro di sollievo per qualche mese, anche se per alcuni le difficoltà si sono purtroppo protratte più a lungo nel tempo.

 

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(I volontari impegnati nello stoccaggio dei generi alimentari)


La pandemia ha portato tuttavia alcune note positive per la Caritas diocesana: essa infatti ha accelerato i tempi per una profonda riorganizzazione dei servizi. Sono stati infatti potenziati e ripensati nella loro organizzazione due importanti servizi: la mensa per i poveri e il centro di stoccaggio degli alimenti. Entrambi hanno visto nascere un progetto che nell’arco del 2021 li porterà ad essere punti di riferimento per l’interno territorio diocesano. Da una parte la mensa ha rivisitato i locali in funzione degli aspetti sanitari sollecitati dal Covid; dall’altra il magazzino è stato ampliato nella capacità di stoccaggio con anche l’inserimento di una figura per coordinare le varie attività.

 

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(Le volontarie nella cucina Caritas)


La Caritas diocesana intende in questo modo favorire i legami con l’intero territorio diocesano, proseguendo nel lavoro al servizio delle comunità. Tante sono le sfide che ci attendono in futuro, ma passo dopo passo verranno affrontate con l’aiuto delle persone che non si voltano mai dall’altra parte quando si tratta di aiutare il prossimo e dare il proprio contributo.

Martina Pacini

Nella chiesa di San Pietro il saluto riconoscente della comunità alle suore sacramentine

La comunità parrocchiale di San Pietro Apostolo ha salutato suor Delia, suor Annamaria e suor Enza che, dopo 11 anni, lasceranno Fidenza.

La casa madre della Suore Sacramentine di Bergamo, ordine cui le tre religiose appartengono, ha infatti deciso di chiudere la casa di Fidenza, trasferendo di conseguenza suor Delia, suor Annamaria e suor Enza ad altro incarico.

Si tratta di una decisione figlia del tempo in cui viviamo che vede aumentare l’età media dei religiosi e delle religiose e calare il loro numero (e le nuove vocazioni) con la necessità di riorganizzare le attività.

Arrivate a Fidenza nel 2010 per volontà dell’allora vescovo Carlo Mazza, le Suore Sacramentine hanno prestato il loro servizio nella chiesa eucaristica di San Pietro, dove ogni giorno l’Eucarestia è esposta per l’adorazione e dove le suore sono sempre presenti.

Martedì 29 giugno, nel giorno della festa patronale di San Pietro, la comunità ha salutato le tre suore con una Messa celebrata dal Vicario generale e parroco don Gianemilio Pedroni, affiancato dal viceparroco don Alessandro Frati, dal vicario episcopale per gli Istituti di Vita consacrata don Carlo Delledonne e da monsignor Felice Castellani. “Oggi ringraziamo il Signore per questi anni e per quello che suor Delia, suor Annamaria e suor Enza hanno seminato nella nostra comunità – ha evidenziato don Gianemilio durante l’omelia - . Le suore con la loro presenza raccontano una grande storia che non si ferma ma continua ad essere costruita. Seguendo la volontà del Signore, loro proseguiranno il loro cammino, continuando a costruire e seminare”.

Concetti ribaditi anche da don Carlo Delledonne: “Oggi non dobbiamo essere tristi ma essere riconoscenti al Signore per questi 11 anni in cui le suore sacramentine sono state presenti a San Pietro e ringraziarle per quello che hanno fatto per la nostra comunità”.

 

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(Suor Delia, suor Annamaria e suor Enza insieme ai fedeli al termine della celebrazione)

Al termine della celebrazione don Gianemilio ha consegnato ad ognuno delle suore un quadro a ricordo dell’esperienza fidentina. Quindi le suore hanno posato con i fedeli per alcune foto ricordo e si sono intrattenute con loro e con i sacerdoti presenti per un momento conviviale. Suor Delia, suor Annamaria e suor Enza rimarranno a Fidenza ancora per il mese di luglio per poi trasferirsi nella loro nuova destinazione.

Annarita Cacciamani

S. Giuliano Piacentino, grazie ai fondi dell'8xmille restaurati la facciata della chiesa parrocchiale e il campanile adiacente

La chiesa di San Giuliano P.no, dedicata a San Giuliano Martire, un tempo era retta da un arciprete che aveva anche la dignità di vicario del vescovo di Cremona, dal quale il territorio dipendeva spiritualmente. Agli inizi del XV secolo divenne poi un patronato dei marchesi feudatari Pallavicino, dai quali fu ceduta con un concordato ai marchesi Casali. La chiesa primitiva venne demolita nel 1180 a causa della corrosione causata dal vicino fiume Po. Per questo motivo fu trasferita in un oratorio di proprietà dei Cistercensi di Chiaravalle della Colomba, dedicato a San Bernardo ed affidato ad una comunità di religiosi dello stesso ordine. Nel 1738 quest’oratorio, divenuto chiesa parrocchiale, seguì la sorte del precedente edificio sacro. Nel frattempo però, per una convenzione tra il marchese feudatario Gregorio Casali e la comunità parrocchiale, si procedette alla costruzione della nuova chiesa, che è poi quella esistente ancora oggi. A quel tempo era parroco don Antonio Casali, che il 1° novembre 1738 benedisse la prima pietra dell’edificio, rivestita d’oro, poi collocata nelle fondamenta del coro. Nel 1742 gli succedette il sacerdote piacentino Carlo Maiocchi, che il 7 gennaio 1743 nel corso di una solenne processione provvide a trasportare il SS. Sacramento dall’oratorio Baroni alla nuova chiesa, giudicata più adatta al culto benché non ancora ultimata. L’edificio conserva nella struttura architettonica il carattere del tempo, un barocco sobrio e composto di pregevole linearità. La facciata, nella quale si riscontra un equilibrato verticalismo, è suddivisa in tre settori secondo lo schema tradizionale, scandita da pilastrate e terminante in un frontone a timpano ricurvo. I riferimenti allo stile gesuitico sono evidenti anche nel campanile, coronato da una cuspide ovoidale.

L’interno è un’aula unica, con tre cappelle laterali per parte, una minore e due maggiori. Un piacevole elemento decorativo è costituito dalle loggette inserite sopra le cappelle minori ai lati dell’ingresso e ripetute, alla stessa altezza, tra le cappelle maggiori; queste si aprono in un arco a tutto sesto prolungandosi sino al limite del cornicione. Il coro, riedificato nel 1889 su una base più ampia, presenta un abside poligonale.

La volta absidale fu ricostruita nel 1971 e decorata dal pittore Pietro Marcotti rispettando fedelmente le ornamentazioni originali; è dello stesso anno la modifica del presbiterio con lo spostamento dell’Altare Maggiore di due metri verso l’abside, secondo le disposizioni del Concilio Vaticano II.

Nella parte frontale del coro spicca l’organo del Serassi, restaurato nel 1929 dal cremonese Giuseppe Cavalli. L’altare maggiore, al di sotto della volta absidale, è in legno intagliato e dorato, ha linee sinuose e si presenta sontuosissimo per mole e per finezza delle ornamentazioni eseguite dal celebre Bertesi. Un notevole abbellimento all’intero presbiterio è rappresentato dalla pavimentazione in marmo pregiato, opera attuata per iniziativa della popolazione nel 1956 quale atto di omaggio all’arciprete Franco Chiusa nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale. Sopra l’altare maggiore trova collocazione un cinquecentesco crocifisso in legno che, trasformato nel secolo scorso in un simulacro di Cristo Morto, nel 1974 fu riportato al primitivo stato con una opportuna opera di restauro. Prima degli interventi di restauro, realizzati con l’importante contributo dei fondi dell’8xmille che la Cei destina ogni anno alle diocesi, il paramento murario era in buona parte segnato da fenomeni di sgretolamento dell’intonaco esterno, dovuti agli agenti atmosferici.

Gli interventi che sono stati realizzati, in analogia con quanto l’allora parroco don Mauro Manica aveva promosso anche nelle chiese parrocchiali di Castelvetro P.no e di Croce S. Spirito, riguardano il ripristino del paramento murario nei suoi strati più esterni (intonaci e pitture) e il consolidamento del campanile, che sebbene fosse già stato oggetto di interventi di consolidamento negli anni passati, è l’elemento che insieme alla facciata principale della chiesa necessitava di maggiori interventi per preservarne l’integrità.

 

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(La facciata della chiesa di San Giuliano prima degli interventi di restauro)

 

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(La facciata della chiesa di San Giuliano dopo gli interventi di restauro)

La ristrutturazione della chiesa e del campanile di San Giuliano è segno di una Chiesa diocesana attenta alla conservazione degli edifici sacri e di culto. Celebrare i sacramenti e vivere l’Eucarestia all’interno di un ambiente dignitoso aiuta a comunicare quella linfa vitale che permette alle persone e ai fedeli di mettere a disposizione il proprio tempo per il bene degli altri e per il prossimo nei vari spazi di servizio che si trovano in ogni comunità. In questo modo la fede celebrata diventa fede vissuta. Così ciò che viene seminato all’interno della comunità parrocchiale dalla Caritas per il sostegno quotidiano delle famiglie più bisognose fino all’attività educativa articolata nelle numerose proposte di formazione come incontri settimanali, ritiri di preghiera, centri estivi e momenti di festa, potrà portare molto frutto. Poter accedere ai locali senza timore e in piena sicurezza, potersi ritrovare durante le celebrazioni in armonia con l’ambiente che ci circonda, costituisce il punto di partenza per la costruzione e per la crescita dell’intera comunità cristiana.

 

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(Come si presentava il campanile prima del restauro)

 

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(Campanile dopo il restauro)

Martina Pacini

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