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Martina Pacini

Busseto, celebrazioni in occasione della festa di Sant'Ignazio di Loyola

In occasione della festa di sant’Ignazio di Loyola (fondatore della Compagnia di Gesù), mercoledì 31 luglio sarà celebrata la Santa Messa nella chiesa di Sant'Ignazio a Busseto (in via Roma) alle ore: 7.15 - 18,00 - 21,00.
Questa chiesa infatti è la testimonianza viva della preziosa opera culturale e spirituale dei Gesuiti nella città verdiana.

Fidenza, dal 29 luglio inizio dei lavori all'acquedotto di via Marconi

Un altro tassello dei lavori che interessano da tempo via Marconi andrà al suo posto a partire da lunedì 29 luglio. L'intervento sarà effettuato da EmiliAmbiente e riguarda la sostituzione di circa 250 metri di rete idrica con i relativi allacci nel tratto che va dall'incrocio con il sottopasso di via Marconi/Mazzini a via Otto Mulini.
“Come in ogni cantiere siamo consapevoli del fatto che ci sarà un po' di disagio e non vogliamo certo nasconderlo”. Così l'assessore ai Lavori Pubblici Marco Tedeschi nel presentare l'intervento. “Non possiamo comunque dimenticare che c'è un importante risvolto positivo: una piena riqualificazione di questo importante asse viario e la sostituzione di condotte idriche vecchie che necessitavano di un intervento di manutenzione con tubature di nuova generazione che limiteranno le perdite e miglioreranno l'efficienza complessiva della rete”.
Il cantiere, destinato a concludersi entro la fine di agosto, causerà alcune modifiche alla viabilità, che saranno evidenziate attraverso apposita segnaletica. In particolare, in via Marconi verrà istituito il senso unico in direzione Parma nel tratto compreso tra il sottopasso ferroviario e l’intersezione con via Otto Mulini. Per chi proviene da Parma il suggerimento è di utilizzare la tangenziale uscita Bastelli – Fidenza Centro e di lì arrivare a via Marconi attraverso via Spiessens.
Eventuali sospensioni del servizio idrico saranno comunicate ai residenti dei civici interessati con il necessario preavviso.
Per informazioni: www.emiliambiente.it
Numero Verde Segnalazione Guasti 800 992739.

Fidenza, il 27 luglio incontro in piazza Garibaldi per il giovane Surafel

Non ci sono purtroppo novità per il caso di Surafel, il giovane fidentino di origine etiope di appena 17 anni che domenica 23 giugno è scomparso senza lasciare traccia. Non ha fatto più ritorno a casa dopo essere uscito di primo mattino per andare nella chiesa ortodossa di Parma, presso la quale ricopre il ruolo di diacono. Qui non sarebbe mai arrivato, ma in seguito all'allarme lanciato dai familiari sembrerebbe essere stato avvistato qualche ora dopo alla stazione di Milano Rogoredo mentre stava salendo su un treno diretto in Liguria.
Surafel è alto 1 metro e 70, ha capelli e occhi neri; al momento della scomparsa indossava una felpa rossa, jeans, scarpe marroni e aveva con sé un borsone nero.
 
 
Il 12 luglio scorso il sindaco di Fidenza Davide Malvisi ha incontrato il padre di Surafel. "Ho avuto modo di conoscere una persona molto misurata e piena di comprensione per i tempi lunghi che questa indagine sta richiedendo, ma anche giustamente preoccupata per il proprio figlio. Per quanto il Comune di Fidenza non possa avere un ruolo attivo nella ricerca di Surafel, ho garantito loro la massima disponibilità a mantenere alta l'attenzione sul caso" ha dichiarato.
 
"In questo senso rivolgo un appello a tutta la nostra comunità: segnalate ai carabinieri, che stanno seguendo il caso con la massima attenzione, qualunque notizia possa portare ad un esito positivo del caso. Agli amici e coetanei di Sufrael voglio poi indirizzare un appello ulteriore: se qualcuno sa qualcosa circa la destinazione o i motivi di questa fuga, e per qualche motivo preferisce un contatto informale, lo invito a scrivere a me attraverso i miei canali social. Mi occuperò personalmente di far pervenire la segnalazione a chi sta investigando sul caso" ha concluso.
Sabato 27 luglio, alle ore 10, il sindaco Malvisi sarà in piazza Garibaldi con la famiglia di Surafel e la comunità etiope provinciale per un momento pubblico con il quale tenere accesi i riflettori su questa vicenda e cercare di sollecitare la raccolta di segnalazioni utili a sapere dove si trova adesso.

Giornata mondiale dei nonni e degli anziani: il messaggio di Papa Francesco

 Pubblichiamo di seguito il messaggio di Papa Francesco in occasione della IV Giornata mondiale dei nonni e degli anziani che si terrà domenica 28 luglio 2024.
 

“Nella vecchiaia non abbandonarmi” (cfr. Sal 71,9)
 

Cari fratelli e sorelle!

Dio non abbandona i suoi figli, mai. Nemmeno quando l’età avanza e le forze declinano, quando i capelli imbiancano e il ruolo sociale viene meno, quando la vita diventa meno produttiva e rischia di sembrare inutile. Egli non guarda le apparenze (cfr 1 Sam 16,7) e non disdegna di scegliere coloro che a molti appaiono irrilevanti. Non scarta alcuna pietra, anzi, le più “vecchie” sono la base sicura sulla quale le pietre “nuove” possono appoggiarsi per costruire tutte insieme l’edificio spirituale (cfr 1 Pt 2,5).

La Sacra Scrittura, tutta intera, è una narrazione dell’amore fedele del Signore, dalla quale emerge una consolante certezza: Dio continua a mostrarci la sua misericordia, sempre, in ogni fase della vita, e in qualsiasi condizione ci troviamo, anche nei nostri tradimenti. I salmi sono colmi della meraviglia del cuore umano di fronte a Dio che si prende cura di noi, nonostante la nostra pochezza (cfr Sal 144,3-4); ci assicurano che Dio ha tessuto ognuno di noi fin dal seno materno (cfr Sal 139,13) e che nemmeno negli inferi abbandonerà la nostra vita (cfr Sal 16,10). Dunque, possiamo essere certi che ci starà vicino anche nella vecchiaia, tanto più perché nella Bibbia invecchiare è segno di benedizione.

Eppure, nei salmi troviamo anche quest’accorata invocazione al Signore: «Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia» (Sal 71,9). Un’espressione forte, molto cruda. Fa pensare alla sofferenza estrema di Gesù che sulla croce gridò: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46).

Nella Bibbia, dunque, troviamo la certezza della vicinanza di Dio in ogni stagione della vita e, al tempo stesso, il timore dell’abbandono, particolarmente nella vecchiaia e nel momento del dolore. Non si tratta di una contraddizione. Guardandoci attorno, non facciamo fatica a verificare come tali espressioni rispecchino una realtà più che evidente. Troppo spesso la solitudine è l’amara compagna della vita di noi, anziani e nonni. Tante volte, da vescovo di Buenos Aires, mi è capitato di visitare case di riposo e di rendermi conto di quanto raramente quelle persone ricevessero visite: alcune non vedevano i loro cari da molti mesi.

Sono tante le cause di questa solitudine: in molti Paesi, soprattutto i più poveri, gli anziani si ritrovano soli perché i figli sono costretti a emigrare. Oppure, penso alle numerose situazioni di conflitto: quanti anziani rimangono soli perché gli uomini – giovani e adulti – sono chiamati a combattere e le donne, soprattutto le mamme con bambini piccoli, lasciano il Paese per dare sicurezza ai figli. Nelle città e nei villaggi devastati dalla guerra rimangono tanti vecchi e anziani soli, unici segni di vita in zone dove sembrano regnare l’abbandono e la morte. In altre parti del mondo, poi, esiste una falsa convinzione, molto radicata in alcune culture locali, che genera ostilità nei confronti degli anziani, sospettati di fare ricorso alla stregoneria per togliere energie vitali ai giovani; così che, in caso di morte prematura o di malattia o di sorte avversa che colpiscono un giovane, la colpa viene fatta ricadere su qualche anziano. Questa mentalità va combattuta ed estirpata. È uno di quegli infondati pregiudizi, dai quali la fede cristiana ci ha liberato, che alimenta una persistente conflittualità generazionale fra giovani e anziani.

Se ci pensiamo bene, quest’accusa rivolta ai vecchi di “rubare il futuro ai giovani” è molto presente oggi ovunque. Essa si riscontra, sotto altre forme, anche nelle società più avanzate e moderne. Ad esempio, si è ormai diffusa la convinzione che gli anziani fanno pesare sui giovani il costo dell’assistenza di cui hanno bisogno, e in questo modo sottraggono risorse allo sviluppo del Paese e dunque ai giovani. Si tratta di una percezione distorta della realtà. È come se la sopravvivenza degli anziani mettesse a rischio quella dei giovani. Come se per favorire i giovani fosse necessario trascurare gli anziani o addirittura sopprimerli. La contrapposizione tra le generazioni è un inganno ed è un frutto avvelenato della cultura dello scontro. Mettere i giovani contro gli anziani è una manipolazione inaccettabile: «È in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza» (Catechesi 23 febbraio 2022).

Il salmo citato in precedenza – dove si supplica di non essere abbandonati nella vecchiaia – parla di una congiura che si stringe attorno alla vita degli anziani. Sembrano parole eccessive, ma le si comprende se si considera che la solitudine e lo scarto degli anziani non sono casuali né ineluttabili, bensì frutto di scelte – politiche, economiche, sociali e personali – che non riconoscono la dignità infinita di ogni persona «al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi» (Dich. Dignitas infinita, 1). Ciò avviene quando si smarrisce il valore di ciascuno e le persone diventano solo un costo, in alcuni casi troppo elevato da pagare. Ciò che è peggio è che, spesso, gli anziani stessi finiscono per essere succubi di questa mentalità e giungono a considerarsi come un peso, desiderando essi stessi per primi di farsi da parte.

D’altro canto, oggi sono molte le donne e gli uomini che cercano la propria realizzazione personale in un’esistenza il più possibile autonoma e slegata dagli altri. Le appartenenze comuni sono in crisi e si affermano le individualità; il passaggio dal “noi” all’“io” appare uno dei più evidenti segni dei nostri tempi. La famiglia, che è la prima e più radicale contestazione dell’idea che ci si possa salvare da soli, è una delle vittime di questa cultura individualista. Quando si invecchia, però, a mano a mano che le forze declinano, il miraggio dell’individualismo, l’illusione di non aver bisogno di nessuno e di poter vivere senza legami si rivela per quello che è; ci si trova invece ad aver bisogno di tutto, ma oramai soli, senza più aiuto, senza qualcuno su cui poter fare affidamento. È una triste scoperta che molti fanno quando è troppo tardi.

La solitudine e lo scarto sono diventati elementi ricorrenti nel contesto in cui siamo immersi. Essi hanno radici molteplici: in alcuni casi sono il frutto di una esclusione programmata, una sorta di triste “congiura sociale”; in altri casi si tratta purtroppo di una decisione propria. Altre volte ancora si subiscono fingendo che si tratti di una scelta autonoma. Sempre di più «abbiamo perso il gusto della fraternità» (Lett. enc. Fratelli tutti, 33) e facciamo fatica anche solo a immaginare qualcosa di differente.

Possiamo notare in molti anziani quel sentimento di rassegnazione di cui parla il libro di Rut quando narra della vecchia Noemi che, dopo la morte del marito e dei figli, invita le due nuore, Orpa e Rut, a far ritorno al loro paese di origine e alla loro casa (cfr Rut 1,8). Noemi – come tanti anziani di oggi – teme di rimanere da sola, eppure non riesce a immaginare qualcosa di diverso. Da vedova, è consapevole di valere poco agli occhi della società ed è convinta di essere un peso per quelle due giovani che, al contrario di lei, hanno tutta la vita davanti. Per questo pensa che sia meglio farsi da parte e lei stessa invita le giovani nuore a lasciarla e a costruire il loro futuro in altri luoghi (cfr Rut 1,11-13). Le sue parole sono un concentrato di convenzioni sociali e religiose che sembrano immutabili e che segnano il suo destino.

Il racconto biblico ci presenta a questo punto due diverse opzioni di fronte all’invito di Noemi e dunque di fronte alla vecchiaia. Una delle due nuore, Orpa, che pure vuol bene a Noemi, con un gesto affettuoso la bacia, ma accetta quella che anche a lei sembra l’unica soluzione possibile e se ne va per la sua strada. Rut, invece, non si stacca da Noemi e le rivolge parole sorprendenti: «Non insistere con me che ti abbandoni» (Rut 1,16). Non ha paura di sfidare le consuetudini e il sentire comune, sente che quell’anziana donna ha bisogno di lei e, con coraggio, le rimane accanto in quello che sarà l’inizio di un nuovo viaggio per entrambe. A tutti noi – assuefatti all’idea che la solitudine sia un destino ineluttabile – Rut insegna che all’invocazione “non abbandonarmi!” è possibile rispondere “non ti abbandonerò!”. Non esita a sovvertire quella che sembra una realtà immutabile: vivere da soli non può essere l’unica alternativa! Non a caso Rut – colei che rimane vicina all’anziana Noemi – è un’antenata del Messia (cfr Mt 1,5), di Gesù, l’Emmanuele, Colui che è il “Dio con noi”, Colui che porta la vicinanza e la prossimità di Dio a tutti gli uomini, di tutte le condizioni, di tutte le età.

La libertà e il coraggio di Rut ci invitano a percorrere una strada nuova: seguiamo i suoi passi, mettiamoci in viaggio con questa giovane donna straniera e con l’anziana Noemi, non abbiamo paura di cambiare le nostre abitudini e di immaginare un futuro diverso per i nostri anziani. La nostra gratitudine va a tutte quelle persone che, pur con tanti sacrifici, hanno seguito di fatto l’esempio di Rut e si stanno prendendo cura di un anziano o semplicemente mostrano quotidianamente la loro vicinanza a parenti o conoscenti che non hanno più nessuno. Rut ha scelto di stare vicina a Noemi ed è stata benedetta: con un matrimonio felice, una discendenza, una terra. Questo vale sempre e per tutti: stando vicino agli anziani, riconoscendo il ruolo insostituibile che essi hanno nella famiglia, nella società e nella Chiesa, riceveremo anche noi tanti doni, tante grazie, tante benedizioni!

In questa IV Giornata Mondiale dedicata a loro, non facciamo mancare la nostra tenerezza ai nonni e agli anziani delle nostre famiglie, visitiamo coloro che sono sfiduciati e non sperano più che un futuro diverso sia possibile. All’atteggiamento egoistico che porta allo scarto e alla solitudine contrapponiamo il cuore aperto e il volto lieto di chi ha il coraggio di dire “non ti abbandonerò!” e di intraprendere un cammino differente.

A tutti voi, carissimi nonni e anziani, e a quanti vi sono vicini giunga la mia benedizione accompagnata dalla preghiera. Anche voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 25 aprile 2024.
 

 FRANCESCO

Foto: Vatican Media/SIR

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