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Martina Pacini

Frescarolo: la chiesa parrocchiale e la scuola materna

Riportiamo qui di seguito ampi stralci dal libro su Frescarolo pubblicato da don Albino Buzzetti nel 1989, anno del 25° anniversario del suo ingresso in parrocchia. 
 
Una parrocchia non è formata solo dalla chiesa e non consiste nelle quattro mura della "Casa di Dio" dove hanno luogo le celebrazioni e le altre manifestazioni del culto. Essa vive in mezzo alle case degli uomini per i quali deve farsi maestra e quotidiano aiuto nel cammino della vita. E il Vangelo non è fatto per risuonare nelle navate di un tempo, ma deve diventare il fermento della vita della gente, accompagnando le attese, indirizzarne i progetti, alleviarne le difficoltà.  Nell'accennare alle sue opere non c'è nessun vanto, ma unicamente il desiderio di servire l'uomo nel suo itinerario quotidiano verso Dio. 
 
La scuola materna
Nel 1956-57 matura in parrocchia l'idea di un edificio capace di soddisfare le esigenze educative della comunità nel campo giovanile con una scuola materna e un oratorio. Il parroco don Lodovico Colombi caldeggia vivamente l'iniziativa e, con un gruppo di frescarolesi, fa redigere il progetto che comincia  a tradursi in realtà il 20 novembre 1957., allorché viene abbattuto il vecchio edificio del Legato Mori-Concari e sulla medesima area vengono fatte le fondazioni. La prima somma per poter iniziare i lavori, un milione, viene offerta dai coniugi Vitalino Bardi e Maria Scaravella. Vengono nel frattempo raccolti altri fondi che permettono di procedere alla costruzione dell'edificio in varie riprese. I lavori vengono ultimati nell'aprile 1963 e nel medesimo anno ha inizio il funzionamento della scuola materna. Passano pochi mesi ed avviene il cambio del parroco: don Colombi in novembre viene nominato arciprete di San Giuliano Piacentino e nel gennaio 1964 gli succede don Albino Buzzetti. A lui è affidata la continuazione della preziosa opera con l'arredamento dell'edificio e l'alberatura del parco. La scuola costituirà per diversi anni un provvidenziale punto di riferimento in campo educativo per l'intero paese. Le difficoltà inizieranno allorché la progressiva diminuzione demografica, un fenomeno di carattere generale, sempre più vasto, ed il calo continuo della popolazione creerà preoccupazioni di carattere generale.
Si arriverà ad una decisione; in accordo, e con l'appoggio dell'insegnate Graziella Grignaffini, la scuola materna allargherà il suo sevizio alle vicine frazioni di Spigarolo, Madonna Prati e Samboseto, portando le presenze a circa 40 bambini, serviti di trasporto da un pulmino della parrocchia. Nel 1976 viene fatta l'intonacatura esterna dell'edificio, con il tinteggio e il muro di recinzione. Nei diversi anni successivi vengono frequentemente messi in atto nuovi interventi nell'attrezzatura della scuola, della sala giochi, del refettorio e della cucina.
 
Foto di Davide Comati

Don Frati in Togo per rinsaldare i rapporti con la Diocesi di Atakpamè

Per il tramite del Vescovo Ovidio, dal 17 al 31 gennaio 2024 la Divina Provvidenza ha permesso che potessi andare in Togo, nella Diocesi di Atakpamè; un vero e proprio mandato, in rappresentanza del Vescovo e della Diocesi di Fidenza. A giustificare quest’inattesa e sorprendente missione è stato un evento luttuoso: il decesso, avvenuto il 31 dicembre 2023, della signora Amé Edi Emilia Sassou, mamma di don Armand Ognami che, come è noto è l’attuale vicario parrocchiale della parrocchia fidentina di san Paolo Apostolo, insieme a don Thomas Abalo. A questa dolorosa scomparsa, pochi giorni dopo ha fatto seguito anche quella d’una sorella della donna, la signora Yawa Dodji Apollonia Sassou. Colto da questa duplice ferale notizia, don Armand è partito immediatamente alla volta del Togo per organizzare, coi propri famigliari, un comune rito funebre per la madre e per la zia, oltre che per provvedere alle rispettive sepolture: dopo una settimana, l’ho raggiunto anch’io.

A spiegare la consuetudine locale, per la quale il rito delle esequie può essere posticipato anche a tre mesi dalla morte, concorre pure la necessità di comunicare l’avvenuto lutto a tutti i parenti e amici del decuius: anche a quelli cioè che risiedono al di fuori dei confini del Togo e, addirittura, del continente africano. Ciascuno deve avere la possibilità di partecipare a questi momenti di preghiera: persino i più lontani. Questi aspetti sono tracce d’una forte appartenenza comunitaria, alquanto radicata, a quelle latitudini. All’estrema povertà di mezzi economici fanno ovunque da contraltare animi costantemente gioiosi e festanti, espressi con preghiere, canti e danze, perché nell’intima coscienza d’ognuno v’è la consapevolezza che è il Signore Gesù a guidare la storia e a farlo con infinita misericordia. Le stesse celebrazioni eucaristiche – alquanto nutrite e partecipate! – sono vere e proprie esplosioni di questa gioia, che affonda le proprie radici nell’Evangelo di Gesù Cristo. Persino i funerali non si sottraggono a questa felice regola: per quanto infatti possa essere grande il dolore per la scomparsa d’un proprio caro, la ferma convinzione che il Signore Gesù lo avrà presto con sé nella gloria dei santi è motivo di lode e di benedizione dall’intera assemblea. Nei rapporti interpersonali, poi, non c’è un nemico da guardare con sospetto, ma un fratello o una sorella da accogliere con un sorriso.

Io stesso posso testimoniare d’ver ricevuto un tale trattamento: anche in un incontro di preghiera coi protestanti, in occasione della settimana per l’unità dei cristiani. I rapporti coi cristiani non cattolici e coi fedeli appartenenti ad altre religioni, islam in primis, non sono affatto conflittuali, ma all’insegna d’una reciproca stima: attraverso la valorizzazione dell’umano, riescono a cogliere le altrui differenze, senza mai tacerle o sconfessarle, nella ricerca di ciò che unisce.

Questi giorni sono stati per me una grande lezione in umanità ma, ancor più, sotto il profilo ecclesiale: grazie al Vescovo, ho potuto partecipare all’incontro tra due Diocesi, alquanto distanti geograficamente, ma rese ancor più unite, dopo questo viaggio, da vincoli di comunione, preghiera e carità. La mia spedizione non è rimasta sotto silenzio, tant’è che chiunque abbia incontrato, mi ha pregato di ringraziare il Vescovo Ovidio per questo suo spiccato sensus Ecclesiae e per questa sua delicata sensibilità umana, tutt’altro che scontati.

Don Alessandro Frati

I vescovi dell'Emilia Romagna e la visita ad limina apostolorum dal 26 febbraio

Tra l’inizio del cammino sinodale inaugurato tre anni fa da papa Francesco e in previsione dell’anno giubilare del 2025 – due eventi questi, di straordinaria portata ecclesiologica – tutta la Diocesi di Fidenza è stata coinvolta nella preparazione, anzitutto spirituale e in seconda istanza, anche organizzativa, d’un ulteriore momento di grazia: la visita “Ad limina apostolorum”, che si terrà a Roma il 26 febbraio 2024 e a cui saranno convocati tutti i Vescovi dell’Emilia - Romagna in rappresentanza delle rispettive Diocesi.

Di cosa si tratta? Essa è letteralmente la visita ai luoghi degli Apostoli Pietro e Paolo a cui, ogni cinque anni, sono tenuti tutti i Vescovi che, in comunione con la Sede Apostolica, presiedono nella carità e nel servizio alle Chiese particolari loro affidate. Essa è perciò un momento unico per rinsaldare il costitutivo legame, nella carità, tra il Successore dell’Apostolo Pietro, il Papa e i Vescovi in comunione con lui sparsi nel mondo.

Difatti, non c’è singolo Vescovo o insieme di Vescovi che possa governare Chiese particolari senza prestare una sentita obbedienza e un affetto sincero al Successore di Pietro. Da questo punto di vista, la visita “ad limina” non è un mero atto burocratico, ma un vero e proprio pellegrinaggio, volto alla venerazione delle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e all’incontro personale dei Vescovi con il Romano Pontefice. A tenore di quanto è dichiarato nel Direttorio per la visita “ad limina Apostolorum” dell’allora Congregazione (oggi, Dicastero) per i Vescovi, con la visita “ad limina” ciascun Vescovo, quale principio e fondamento visibile dell'unità nella Chiesa particolare affidata al proprio ministero pastorale, ha il dovere di “fornire al Santo Padre una dettagliata relazione, corroborata da informazioni autentiche ed autorevoli, su tutto ciò che, nell’arco temporale degli ultimi cinque anni, ha vissuto la propria Chiesa particolare: problemi, iniziative, collaborazioni, difficoltà e risultati conseguiti”: sia per quanto attiene al versante pastorale che per quanto concerne l’ambito amministrativo.

Per consegnare al Papa questo quadro complessivo sullo stato della Diocesi, ogni Vescovo si sarà previamente avvalso del coinvolgimento e della piena collaborazione dei suoi più stretti collaboratori. Già da ora sarebbe bello, giusto e doveroso poter pregare insieme, nelle nostre comunità, con quest’intenzione particolare; invocare quell’irrinunciabile unità nella Chiesa, in vista della quale anche la stessa visita “ad limina” esercita un ruolo tutt’altro che marginale. A tal fine, potremmo trovare un valido sostegno anche attraverso una meditazione delle parole che troviamo nella Preghiera Eucaristica V/D, La Chiesa in cammino verso l’unità, all’interno del Messale Romano, adattandole alla realtà ecclesiale concreta e al momento storico precipuo che stiamo attraversando: “Fa' che la Chiesa di Fidenza si rinnovi nella luce del Vangelo. Rafforza il vincolo dell'unità fra i laici e i presbiteri, fra i presbiteri e il nostro Vescovo Ovidio, fra i Vescovi e il nostro Papa Francesco; in un mondo lacerato da discordie la tua Chiesa risplenda segno profetico di unità e di pace”.

Don Alessandro Frati

Art Icons, oltre 12.000 visitatori per la mostra dedicata all'arte contemporanea

Più di dodicimila persone hanno visitato la mostra Art Icons, un successo davvero straordinario e senza precedenti per una città di 27 mila abitanti che ha saputo raccogliere la sfida di dar vita ad una piccola ma coraggiosa esposizione che ha proposto, con grande impatto visivo, una sintesi perfetta di quello che è il panorama della produzione artistica contemporanea.
Per questo motivo la mostra è stata accolta da pubblico e critica come un’iniziativa innovativa che ha avuto tra gli altri anche il merito di aver acceso i riflettori sul territorio di Fidenza, promuovendone il patrimonio culturale, le eccellenze enogastronomiche, le botteghe storiche e la tradizione locale.

“Iniziamo questo 2024 con una bella notizia davvero”. Spiega il sindaco Andrea Massari, il quale prosegue: “Non era né facile né scontato il fatto che potessimo portare a Fidenza un numero così significativo di visitatori. L'esserci riusciti testimonia uno straordinario successo di squadra che ha visto organizzatori, cittadini, imprese e istituzioni lavorare insieme per un grande obiettivo. L'elenco dei ringraziamenti sarebbe davvero lungo ma alcuni sono veramente da fare: alla Fondazione Cariparma, il cui contributo è stato decisivo per realizzare questa mostra, a Luca Bravo e la Deodato Arte che hanno confezionato un vero e proprio gioiello, alla Camera di Commercio dell'Emilia ed infine a Gas Sales, il cui impegno come main sponsor testimonia ancora una volta una non comune attenzione verso il nostro territorio. Questo risultato lo considero un lascito importante per il futuro Sindaco: da questa esperienza si potrà proseguire nella direzione di un posizionamento importante della nostra città rispetto ai flussi turistici che attraversano la nostra Regione”.

La mostra è stata un catalizzatore per la città, attirando persone da ogni parte del mondo, grazie alla copertura di testate giornalistiche dedicate all'arte, al turismo e alla cultura generale. La campagna di comunicazione ha raggiunto un pubblico di oltre sei milioni di persone, sia in Italia che all'estero, rafforzando l'immagine di Fidenza come centro di cultura e innovazione. Inoltre la collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e con media di calibro internazionale, ha arricchito il tessuto culturale della città, promuovendo un dialogo costruttivo tra le varie realtà creative.

Art Icons ha avuto anche il merito di catalizzare temi e attività che da anni attraversano la nostra comunità. Il riferimento è anche al forte impegno sociale che ha caratterizzato questo allestimento, rendendo l'arte contemporanea accessibile a persone con abilità diverse e coinvolgendo attivamente associazioni come ASP Distretto di Fidenza, Fondazione Bambini e autismo, Why Not, Cooperativa Arcobaleno e LSD Festival nella progettazione di una mostra il più possibile inclusiva. La realizzazione di una guida semplificata e di visite guidate dedicate ha permesso a tutti di avvicinarsi all'arte, ispirando nuove esperienze creative nelle comunità coinvolte.
Un altro momento di spicco è rappresentato dall'evento dedicato al Kitsch, che ha visto la partecipazione di illustri ospiti come Aldo Colonnetti, Gianuigi Colin, Paolo Barbaro e il curatore della mostra Luca Bravo, impegnati tutti a stimolare un vivace scambio culturale tra cittadini, studenti, designer, artisti e architetti, dimostrando l'ampio interesse verso tematiche di attualità nell'arte. Non ultima l'attenzione verso il mondo delle scuole, che ha avuto come conseguenza la partecipazione di centinaia di bambini e ragazzi delle scuole del territorio, ai quali si sono aggiunte scolaresche provenienti anche da città limitrofe come Milano. Questo interesse trasversale dimostra la capacità di Art Icons di coinvolgere e ispirare le giovani generazioni, confermando il ruolo dell'arte come strumento di educazione e crescita personale.
“Sono orgoglioso ed onorato – spiega il curatore Luca Bravo - di aver portato nella città di Fidenza un progetto di questo calibro, ed entusiasta dei risultati artistici raggiunti. Ma il mio più grande traguardo, indipendentemente dal numero dei visitatori, è l’emozione che percepisco ancora oggi, ad un mese ormai dalla chiusura della Mostra, nei cittadini, nei residenti ed in tutti i visitatori venuti da fuori della provincia di Parma. Le gratificazioni umane sono sempre il miglior traguardo. Un successo a 360 gradi che premia tutti i miei collaboratori, in primis la Deodato Arte Gallery, di cui andrò fiero per sempre”.

La mostra ha lasciato un segno indelebile nel cuore di Fidenza e nei suoi visitatori, ma ne lascia anche uno fisico e di grande impatto evocativo nella città. I tre grandi cavalli da realizzati da Marco Lodola, utilizzati dal 23 giugno scorso per annunciare Art Icons, sono stati infatti rimossi dall'ingresso di via Berenini e hanno fatto ritorno in piazza Garibaldi, per rimanervi un po' di tempo, a testimonianza della stretta alleanza tra Fidenza e l'arte contemporanea che questa mostra ha definitivamente certificato.
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