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Martina Pacini

"L'arte di intendersi": l'ultimo libro di Negri e don Guglielmoni

E’ uscito in questi giorni l’ultimo libro di don Luigi Guglielmoni, parroco di Busseto, e del professor Fausto Negri, dal titolo “L’arte di intendersi” (Editrice Elledici). Per i due autori, che hanno pubblicato insieme decine di libri, l’incontro evangelico di Gesù con la Samaritana offre lo spunto per verificare lo stato delle relazioni interpersonali e sviluppare forme di dialogo più vere e genuine. Il metodo di Gesù indirizza verso quell’umanesimo spirituale che è l’unico modo per instaurare rapporti umani autentici.

Secondo il rapporto del Censis, dopo la pandemia gli italiani sono diventati “più paurosi, passivi e cattivi”, carichi di rabbia, di faziosità e di litigiosità. Molti si chiedono da dove ripartire e normalmente si indicano come soluzione la salute fisica e l’economia che, certo, hanno un peso notevole nella vita delle persone. Ma forse la vera ripartenza sta nelle relazioni intessute nella varietà degli incontri quotidiani. Anche il cammino sinodale che la Chiesa sta vivendo valorizza questa esigenza, che ha risvolti importanti anche nella vita familiare e sociale.

I dieci capitoli del volume esaminano anche la comunicazione virtuale, che spesso conduce all’isolamento e alla solitudine indebolendo i legami personali e il coinvolgimento sociale con ricadute negative per quanto riguarda gli stili di vita.

Il 23 febbraio incontro con Attilio Lattes

Il 16 ottobre del 1943, Roma scrisse una delle pagine più tristi della sua storia.
La deportazione degli ebrei che dalla stazione Tiburtina arrivarono al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco. Partirono in 1.024 persone. Tornarono in 15.
In quella storia c’era anche la famiglia di Attilio Lattes che riuscì a salvarsi nascondendosi sotto le fogne della città.
Solo quindici uomini e una donna ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini ha mai fatto ritorno. “I ricordi – racconta Attilio Lattes – si mescolano tra i racconti di mio padre e le scene vissute personalmente".
La famiglia Lattes si salvò perché ci furono persone che la aiutarono a nascondere e fuggire. “Si può essere giusti anche oggi”, dice Attilio. “Anche oggi, ci sono persone che fuggono, da situazioni di guerra e di fame, mettendo a rischio la loro stessa vita. E anche oggi, ci sono persone che si adoperano per aiutarle".

Attilio Lattes sarà a Fidenza GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2023 alle ore 18,00 presso il Teatro G.Magnani. 

"Rinati a vita nuova": il sussidio diocesano per la Quaresima 2023

Il sussidio per il cammino quaresimale della Diocesi è stato preparato con tanta passione da diversi uffici pastorali diocesani.

E' stato costruito insieme, con impegno: è una testimonianza concreta di una Chiesa che vuole lavorare in modo sinodale, mettendo a frutto i talenti di ciascuno per costruire qualcosa di bello.

In Avvento è stato approfondito il Padre Nostro; nel tempo della Quaresima è stato invece pensato un percorso che interpelli il vivere quotidiano di ciascuno: come può la preghiera cambiare il nostro sguardo nei contesti che ci troviamo a frequentare?

Nella Chiesa, nell’oratorio, in famiglia, nella scuola e nel lavoro, nello sport e con gli amici possiamo rendere viva la presenza del Signore?

Il sussidio può essere un’occasione, uno strumento semplice e concreto per raccogliere qualche suggestione, indicazione e orientamento: starà poi a ciascuno approfondire, cercare, discernere per rendere il tempo della Quaresima un tempo proficuo di conversione.

Nel corso delle sei domeniche che ci preparano alla Pasqua, si potrà compiere un viaggio attraverso le varie dimensioni della vita e scorgere che in ciascun momento è decisiva la preghiera: il come viviamo nel mondo e la qualità che possiamo offrire al prossimo, passa attraverso quanto noi siamo in grado di essere vicini al Signore.

Scarica il sussidio qui.

Cristianesimo al tramonto?: il messaggio del Vescovo Ovidio per il Tempo di Quaresima

Quaresima 2023

Cristianesimo al tramonto?

 

L’interrogativo non è né banale né scontato. Si tratta di una saggia provocazione che interpella la nostra vita dei credenti in questo tempo. All’inizio del cammino quaresimale che il Signore ci concede di vivere nella sua misericordia è necessario sostare con pazienza, nel silenzio, nella preghiera e in ascolto della sua Parola per imparare a discernere il segno del tempo e, soprattutto, cosa chiede il Signore ai suoi discepoli oggi.

Veramente il cristianesimo è al tramonto della sua storia? Veramente la Chiesa brucia? Si può dichiarare finita l’epoca cristiana? Qualcuno afferma che, ormai, dopo l’esperienza della pandemia che ha coinvolto l’intero pianeta terra, immersi in una crisi economica che non sembra avere termine, prigionieri della follia di molteplici conflitti che conducono al macello di una catastrofe umana, anche il panorama del cristianesimo è mutato considerevolmente. I segni sono sotto gli occhi di tutti e permangono impietosi nel loro perdurare: le assemblee liturgiche domenicali sono pressoché formate da persone anziane e sempre più diradate; la latitanza delle giovani generazioni che frequentano ormai le cattedrali alternative costituite dai centri commerciali; alle parrocchie è chiesto sempre di più di essere agenzie che erogano servizi religiosi a richiesta e possibilmente brevi, gratuiti, senza impegno di cambiamento di vita; la catechesi per i ragazzi dell’Iniziazione cristiana si riduce ad un incontro caratterizzato da dinamiche di gruppo a sfondo sociologico nella cornice di una aggregazione umana dall’evidente risvolto di servizio sociale, dove Gesù e la Chiesa permangono come illustre e sconosciuto ricordo di un passato infantile e ingenuo; la catechesi degli adulti è relegata a qualche evento sacramentale straordinario oppure è correlata a qualche eccezione folkloristica da sagra, in cui la dimensione religiosa funge da prassi assolutoria; si diffonde in modo evidente il costume di frequentare le chiese per occasioni circostanziate e legate ad un interesse individuale (funerali, benedizione della gola, del sale, degli animali, degli attrezzi agricoli …), il tutto corredato da un’enfasi rituale che non ha eguali; altrove si impiegano energie nella pastorale del turismo religioso che riduce le comunità parrocchiali ad essere agenzie che organizzano il tempo libero a tratti corredato da un alone di spiritualità confortevole e appagante.

Questi sono pochi tratti che delineano il presente delle nostre comunità cristiane in questo tempo. Si tratta di una narrazione che traccia un quadro esagerato e pessimista? Troppo severo? Forse. Probabilmente è scomodo proprio perché è reale e perché evidenzia fatti che spesso ci rifiutiamo di vedere, perché ci provocano ad un cambiamento di mentalità pastorale ovvero ad una conversione autentica, che procede ben oltre la rassegnazione giustificata dal “si è sempre fatto così!”, oppure “i tempi sono mutati, non si può fare diversamente!”. La situazione di gravità reale descritta risiede proprio nella rassegnazione che mortifica ogni speranza e introduce un modo di pensare e di vivere correlato alla barbarie e al disgusto della vita propria e degli altri. Non è il cristianesimo ad essere giunto al tramonto, bensì i cristiani che hanno rinunciato a riconoscere la loro identità e il senso della missione ad essi affidata! Questo modo di procedere è oltretutto confermato da una paura serpeggiante nel cuore delle persone, da una aggressività verbale e fisica ingiustificata e che nasconde patologie umane gravi, insultando la dignità dell’altro e impedendo alle prossime generazioni un presente e un futuro di speranza. Non si tratta, pertanto, della finitudine del cristianesimo o della Chiesa, ma di una certa generazione di credenti ancorati sull’arroganza della fede e che hanno dimenticato la correlazione discepolato-servizio per la causa dell’evangelo.

Ritengo che proprio in questo tempo difficile si nascondono opportunità inaspettate che non ci possono trovare impreparati e distratti. Oggi i cristiani hanno ancora una parola da annunciare e da testimoniare con le loro povere vite, perché non si tratta di una parola umana legata alle convenienze, collusa con la complicità di amicizie con i potenti di questo mondo e nemmeno prigioniera della ricerca del prestigio personale a tutti i costi nel tentativo di riconquistare il terreno perduto. I cristiani oggi ancora sono chiamati ad essere “il sale della terra, la luce del mondo, la città posta sul monte” (cfr. Mt 5,13-16), non per esibire se stessi, ma perché non intendono rinunciare a rendere ragione della speranza che è in loro (cfr. 1Pt 3,15): Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr. Eb 13,8).

Il tempo santo della Quaresima che prende avvio il Mercoledì delle Ceneri ed è orientato alla Pasqua di croce e di risurrezione del Signore, sta davanti a noi come tempo di grazia in cui è possibile ricominciare a guardare in alto, senza disattendere gli appelli di una umanità affannata e disorientata, che cerca la verità e il senso della vita oltre ogni effimera gioia momentanea. Dio ci conceda la grazia di intraprendere un vero cammino di ritorno a Lui, Signore delle nostre vite, compassionevole e misericordioso, la cui benevolenza non si è esaurita (cfr. Lam 3,22).

+ Ovidio Vezzoli

vescovo di Fidenza

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