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Martina Pacini

Salsomaggiore Terme, il 24 e il 25 luglio torna l'Happening

Anche quest’anno, nonostante la situazione sanitaria abbia indotto a ridimensionare la festa rinunciando agli stand gastronomici e alle attività rivolte ai più piccoli, gli organizzatori hanno voluto riproporre l’Happening, la sempre gradita manifestazione giunta quest’anno alla sua XXXI° edizione, che avrà luogo a Salsomaggiore Terme il 24 e il 25 luglio. In occasione della ricorrenza dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, l’edizione sarà dedicata proprio al Sommo Poeta e avrà come tema: “Libertà andiamo cercando, ch’è sì cara”. Lo scorso anno erano stati organizzati due momenti presso il Parco Corazza, che hanno visto la partecipazione di numerose persone. La prima occasione di incontro fu un dialogo sulla speranza al tempo del Covid con don Nicola Ruisi, sacerdote della fraternità di San Carlo Borromeo; il giorno successivo invece don Giancarlo Plessi celebrò la s. Messa a chiusura dell’edizione.

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(In foto: i festeggiamenti dello scorso anno in occasione della XXX edizione dell'Happening)

Qui di seguito riportiamo il programma di quest’anno:

Sabato 24 luglio alle ore 21 sul sagrato della chiesa di San Vitale avrà luogo l’incontro dal titolo “...Uscimmo a riveder le stelle: nei versi di Dante la speranza di oggi”, un dialogo con Franco Palmieri, attore e regista. Diversi e interessanti gli spunti affrontati durante la serata: Dante può indicarci come vivere con speranza questo nostro tempo? Che concezione ha Dante della libertà? Essa può essere attuale anche per noi?

Domenica 25 luglio alle ore 18 presso la chiesa di San Vitale don Santo Merlini, sacerdote della Fraternità dei missionari di san Carlo Borromeo (nonché cappellano dell’ospedale Sant’Orsola), presiederà la s. Messa. A seguire porterà ai presenti la sua preziosa testimonianza legata alla sua esperienza in prima persona con i malati durante la pandemia da Covid-19.

Martina Pacini

Vidalenzo, celebrata la s. Messa in occasione della festa di San Benedetto

Domenica 11 luglio, in occasione della festa di San Benedetto patrono dell’Europa, la piccola famiglia monastica benedettina ‘Custodi del Divino Amore’ presente a Vidalenzo ha celebrato la s. Messa al termine della quale ha avuto luogo un momento conviviale di festa insieme ai numerosi fedeli presenti.

Nell’omelia p. Mario Masiello commentando il Vangelo domenicale ha fatto riferimento a San Benedetto e alla sua Regola. “Nella regola egli qualifica la vita monastica come scuola del servizio al Signore e chiede ai suoi monaci di non anteporre nulla all’Opera di Dio perchè la preghiera è prima di tutto ascolto e l’ascolto si traduce poi in azione concreta. In questo modo la vita del monaco diventa una simbiosi feconda tra azione e contemplazione, affinché in tutto Dio venga glorificato”.

Nel pomeriggio recita del vespro cantato con l’adorazione e il rito dell’offerta dell’incenso. Ogni fedele ha messo un cucchiaino di incenso in un turibolo posto sotto l’altare con queste parole: ‘Come profumo d’incenso salga a Te la mia preghiera’.

Ddl Zan, l'intervista al cardinal Gualtiero Bassetti e l'intervento del presidente Fisc Mauro Ungaro

Pubblichiamo il testo dell’intervista rilasciata dal Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, al quotidiano “La Repubblica” sul ddl Zan in data 9 luglio 2021.

 

Eminenza, il ddl Zan sembra procedere, seppur non senza fatica. La Nota Verbale non è stata una ingerenza indebita negli affari di uno Stato laico?

Nessuno e neppure la Santa Sede ha mai messo in discussione la laicità dello Stato. Il termine “ingerenza” è errato, così come lo è “indebita”. Lo ha spiegato il Cardinale Parolin: il rilievo della Santa Sede si pone sulle possibili interpretazioni del testo, con conseguenze paradossali. In assenza di precisazioni, nel normale svolgimento delle funzioni evangelizzatrici proprie della Chiesa che è in Italia, parte della Chiesa universale, si corre il rischio di rendere punibili arbitrariamente affermazioni di antropologia fondata, tra l’altro, su una fede condivisa da milioni di credenti. È una prassi diplomatica scambiarsi Note Verbali. La Santa Sede ha fatto notare, con toni pacati, alcuni punti. La vera domanda è un’altra: come mai un documento riservato è stato inviato ai giornali per la pubblicazione?

Più volte Lei aveva espresso perplessità su parte del ddl. La Nota Verbale è stata inviata perché lei e la Cei non avete avuto risposta?

Si tratta di profili differenti che s’integrano perfettamente: un’azione non esclude l’altra, proprio per le ragioni che spiegavo precedentemente. Anche in questo caso il Card. Parolin è stato esplicito nell’affermare la piena continuità di vedute e di azione con la Cei, ogni supposizione alternativa è priva di fondamento. La Conferenza Episcopale Italiana, già da un anno, ha formulato pubblicamente le proprie preoccupazioni sul testo, di ampia portata, circa ad esempio la vaghezza del dettato normativo o la pericolosità dei reati di opinione. Esse sono state ampiamente condivise anche da associazioni, movimenti, intellettuali e politici di diverso orientamento culturale. Il rilievo della Santa Sede, espresso in via riservata, è diverso sia per la modalità sia per il contenuto.

Quali sono le perplessità?

È necessario garantire in modo adeguato la libertà di espressione e, tanto più laddove s’intendono introdurre norme di natura penale, non bisogna lasciare margini interpretativi non ragionevoli. Questo discorso vale anche per la Giornata nazionale contro l’omofobia nelle scuole. Altrimenti c’è il rischio che, oltre all’istigazione all’odio, venga sanzionata la libera espressione di convincimenti etici e religiosi e sia inoltre messo in discussione il diritto umano universale dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri convincimenti e a insegnare ciò che è bene e ciò che è male. Le nostre perplessità sono le stesse che, durante quest’anno, hanno espresso tante voci di diversa sensibilità: alcune definizioni appaiono molto vaghe e questo renderebbe l’applicazione della legge penale rischiosamente incerta. Come hanno fatto notare insigni giuristi, i ruoli differenti di uomini e donne all’interno delle associazioni cattoliche o l’affermazione di alcune verità di fede potrebbero essere oggetto di procedimenti penali perché da qualcuno ritenute “idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”.

Eravate informati dell’azione del Vaticano? C’è chi ha parlato di pressioni per un’azione sua o della Cei più importante rispetto a quanto era stato fatto.

Sono ricostruzioni tendenziose e architettate ad arte per generare contrapposizioni. Non c’è stato alcun cortocircuito interno vaticano, né tanto meno tra la Santa Sede e la Cei. Tutt’altro: è evidente che la Santa Sede e i Vescovi italiani hanno la stessa opinione su questo ddl. Entrambe le Istituzioni sono intervenute nel merito e con modalità che sono loro proprie.

Si dice che parte dei vescovi italiani siano nostalgici di una Cei più combattiva sui temi eticamente sensibili. Quale linea le ha chiesto di tenere il Papa in merito?

Il “si dice” è sempre ingannevole. A volte ho l’impressione, ma non sono l’unico, che ci sia come un vezzo a riferirsi a un passato che non c’è più con quella nostalgia che alimenta distrazione sul tempo presente. Noi dobbiamo invece impegnarci per far sì che la nostra voce, la voce di tutti i cristiani, sia percepita in modo chiaro nella società odierna. Ci sono valori umano-universali che il cristianesimo porta con sé e che dobbiamo sempre più saper mettere in campo a servizio del bene comune. Da questo punto di vista sono convinto che il laicato cattolico debba portare un contributo straordinario anche in questa stagione particolare. È necessario riscoprire e saper testimoniare sempre più la bellezza di appartenere a un progetto di vita comune. In questo senso il “cammino sinodale” avviato con l’Assemblea Generale di maggio della Cei può portare buoni frutti. Circa la linea chiesta dal Papa, il Suo Magistero è molto chiaro ed è anche quanto abbiamo messo in evidenza nelle nostre due note sul ddl in questione: accoglienza, dialogo aperto e non pregiudiziale.

La Nota Verbale, o anche il documento che stoppa la benedizione per le coppie di persone omosessuali, contraddicono le aperture del Papa?

In alcun modo propongono la non accoglienza delle persone omosessuali. La Congregazione ha ribadito che non è possibile benedire alcuna coppia che viva stabilmente al di fuori del matrimonio, anche se formata da persone di sesso diverso. Il Catechismo della Chiesa cattolica poi è molto chiaro: le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte “con rispetto, compassione, delicatezza” evitando “ogni marchio di ingiusta discriminazione” (cfr n. 2358). E nelle note della Presidenza della CEI del giugno 2020 e dello scorso aprile abbiamo ribadito la necessità e la volontà di accogliere e accompagnare le persone omosessuali. Anche qui, purtroppo, credo ci sia sempre una spinta a ricercare contrapposizioni non fondate. Il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, le comunità cristiane guardano alle persone omosessuali con gli occhi di Cristo e tengono le braccia aperte nell’impulso della misericordia. Ci auguriamo una riformulazione del testo.

Molti omosessuali si sentono distanti dalla Chiesa. Cosa pensa?

Il Vangelo è per tutti, la ricerca di Cristo è parte dell’esperienza di ciascuno: nessuno si senta escluso dall’essere parte della Chiesa, che è costituita da quel grande popolo di Dio che in Lui vede la Salvezza. La Chiesa cattolica è evangelizzatrice e porta a ogni uomo e a ogni donna, senza distinzioni di alcun tipo, il proprio messaggio di fratellanza e di comunione da vivere nella sua interezza. Papa Francesco lo ha ben ricordato a Firenze nel 2015: “Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9)”. Il cammino sinodale parte dall’ascolto profondo e reciproco, in un dialogo costante che è incontro.

 

Pubblichiamo l’intervento del Presidente Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Mauro Ungaro sul ddl Zan a seguito anche dell’intervista al presidente CEI, cardinal Gualtiero Bassetti, apparsa su "La Repubblica".

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(Mauro Ungaro, direttore del settimanale diocesano di Gorizia “Voce Isontina”, e presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc)

L’intervista rilasciata dal card. Bassetti all’edizione di venerdì 9 luglio di “La Repubblica” offre un riferimento preciso a quanti hanno un vero interesse verso le tematiche affrontate dal Ddl Zan. Lo fa rimettendo al centro del dibattito non la sterile polemica alimentata da motivi ideologici, interessi elettorali o necessità di visibilità social ma la ricerca della strada più proficua per assicurare la tutela della persona.

E per ogni credente questa tutela assume un significato ancora più preciso ed impegnativo sapendo che l’altro custodisce in sé l’impronta della creazione di Dio.

Le proposte di modifica testo all’esame del Parlamento, avanzate in questi mesi dalla stessa Conferenza episcopale italiana, da voci espressioni del mondo di ispirazione cattolica ma anche da realtà con sensibilità diverse del nostro Paese, non rappresentano un’astorica pretesa di privilegi confessionali. Intendono, piuttosto, fornire al legislatore un aiuto concreto perché le giuste finalità della normativa procedano di pari passo con la tutela dell’espressione etica e religiosa assicurata dalla Carta Costituzionale ad ogni italiano. Lo stesso richiamo espresso dalla Santa Sede nella sua Nota verbale delle scorse settimane sollecitava il rispetto di un testo quale il Concordato la cui tutela costituzionale è garanzia non per i soli cattolici ma per tutti i cittadini.

Il presidente dei vescovi italiani lo ribadisce con forza nelle riflessioni che ha affidato alle pagine del quotidiano romano: “Dobbiamo impegnarci per fa sì che la nostra voce, la voce di tutti i cristiani, sia percepita in modo chiaro nella società odierna. Ci sono valori umano- universali che il cristianesimo porta con sé e che dobbiamo sempre più saper mettere in campo a servizio del bene comune”. Una mano tesa alla politica secondo quella consolidata tradizione che ha visto il mondo cattolico offrire un apporto fondamentale alla scrittura delle regole per la vita del nostro Paese garantendone la tenuta democratica dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.

“Accoglienza, dialogo aperto e non pregiudiziale” sono i punti fondamentali di un rapporto auspicato, sollecitato ma non imposto alla luce della traccia indicata da papa Francesco durante il suo intervento al Convegno ecclesiale di Firenze: “Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo ed opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi; tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso”.

Mauro Ungaro – presidente Fisc

16 luglio 2017: ingresso di mons. Ovidio Vezzoli nella Diocesi di Fidenza

Riportiamo di seguito l'articolo sull'anniversario di ingresso in Diocesi del Vescovo Ovidio a firma del direttore del nostro settimanale diocesano, don Mario Fontanelli, pubblicato sul numero 26 (venerdì 9 luglio 2021) dell'edizione cartacea.

 

16 luglio 2017: nel giorno della memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, mons. Ovidio Vezzoli faceva il suo ingresso come Vescovo nella Diocesi di Fidenza. A distanza di quattro anni, e con l’augurio caloroso che continui a guidare la nostra Chiesa “ad multos annos”, dalle colonne del nostro settimanale diocesano ci sembra utile richiamare all’attenzione dei lettori alcune caratteristiche del suo ministero episcopale che si sono via via consolidate nel corso del tempo.

Al primo posto va collocata senz’ombra di dubbio l’attenzione alla Sacra Scrittura. Il Vescovo è innamorato della Parola di Dio e da sempre coltiva questa passione con lo studio assiduo, accompagnato dalla meditazione e dalla preghiera. Già nella sua prima lettera pastorale, “Unum est necessarium: discernimento evangelico e vita ecclesiale” (2018-2020), sottolineava che “la riscoperta della Parola nella vita della comunità ecclesiale ha caratterizzato il cammino di ritorno alla tradizione biblica, patristica, liturgica quale testimonianza eloquente del vissuto nella fede dei credenti. All’ unica mensa della Parola di Dio e dell’Eucarestia il cristiano è invitato a sedersi come ospite e a mangiare abbondantemente di ciò che, per dono, gli viene offerto. Solo in forza di questo cibo egli può camminare nella benedizione e nella condivisione” (pag.34). E in più di un’occasione ha ribadito chiaramente che solo grazie al Concilio Vaticano II (1962-1965) la Parola di Dio è ridiventata centrale nella vita della Chiesa dopo un lungo esilio. Basti pensare alla Costituzione dogmatica “Dei Verbum” e alla Costituzione sulla liturgia “Sacrosanctum Concilium”, senza dimenticare i “Lineamenta” del Sinodo dei Vescovi (2008) le cui conclusioni sono poi confluite nella “Verbum Domini” (2010) di Benedetto XVI. Un altro evento che ha confermato la rinnovata attenzione della Chiesa al primato della Parola di Dio è venuta con la pubblicazione, in forma di Motu proprio, della Lettera apostolica “Aperuit illis” (2019). Nel testo Papa Francesco richiama il fatto che la Bibbia non può essere patrimonio di pochi; essa “è annuncio di salvezza rivolto all’ umanità intera” (cfr. Eb 1,1-2). La Parola di Dio - ascoltata, meditata, pregata nello stile della lectio divina- ci è stata riproposta nella Lettera pastorale 2020-21 “Ricominciare dall’Evangelo” come una delle quattro colonne poste a fondamento della prima Chiesa di Gerusalemme, secondo il racconto dell’evangelista Luca negli Atti degli Apostoli (At 2,42). Nel corso del cammino che attende la nostra Chiesa seguiranno nei prossimi anni la comunione fraterna, la preghiera e la celebrazione eucaristica: quest’ ultima sarà al centro della Lettera pastorale 2021-2022 il cui testo verrà reso noto in tempi brevi.

Ma c’è un altro aspetto, non meno importante, che va sottolineato in questi primi quattro anni del ministero del Vescovo Ovidio. Esso riguarda la valorizzazione della Cattedrale (come ci ricorda il n. 41 della Costituzione Sacrosanctum Concilium), a partire dall’antico altare dedicato al patrono martire s. Donnino e riconsacrato con una cerimonia solenne l’8 ottobre 2019. Anche la cattedra e l’ambone hanno trovato una nuova collocazione: trasferiti ai piedi dello scalone centrale, ora sono resi visibili a tutta l’assemblea come segno di una relazione di prossimità tra il pastore e il suo gregge. Senza dimenticare i numerosi restauri di dipinti e sculture: ultimo in ordine di tempo, un prezioso crocifisso antico che ha ritrovato il suo posto in sagrestia.

Quanto alle opere d’ arte collocate all’ interno delle cappelle laterali dell’edificio sacro, ora sono tornate a risplendere grazie ad appositi faretti in alto. E grazie all’ accessibilità ai matronei posti nella parte superiore della Cattedrale il Museo del Duomo e diocesano ha conosciuto una vita nuova, testimoniato dalle visite sempre più numerose di famiglie e scolaresche, oltre che di turisti. Infine la pubblicazione del prezioso volume dal titolo “L’officina Benedetto Antelami della Cattedrale di Fidenza: studi, ricerche, restauro” curato dall’ arch. Barbara Zilocchi.

Ma, nel tempo della pandemia, dobbiamo ringraziare il nostro Vescovo soprattutto per averci educati al coraggio della fede ed essere così testimoni autentici, sotto la guida dello Spirito, della speranza cristiana al di là di ogni paura, smarrimento, rassegnazione. A corredo di queste note citiamo ciò che mons. Erio Castellucci ha scritto nel volume “Il ministero ordinato” (ed. Queriniana, 2002), a conclusione del capitolo dedicato al ministero episcopale, con riferimento al n. 24 della costituzione Lumen Gentium (1964): “Il potere e l’autorità del vescovo sono per servire. La connotazione di servizio del ministero episcopale percorre trasversalmente tutti i vari aspetti: dalla successione alla sacramentalità, dalla collegialità all’ esercizio dei tria munera. L’ufficio che il Signore ha affidato ai pastori del suo popolo è quello che le Sacre Scritture chiamano significativamente diaconia”.

Proprio questo spirito di servizio in senso missionario anima e ha animato fin dall’ inizio il ministero del Vescovo Ovidio. Per amore di Cristo e della sua Chiesa si occupa personalmente di ogni aspetto che riguarda l’attività della Diocesi senza lasciare nulla al caso o all’ improvvisazione, grazie a uno stile di lavoro rigoroso che ha imposto prima di tutto a se stesso. E siamo certi che continuerà a farlo anche in futuro: di questo (e di molto altro) gli siamo profondamente grati.

Don Mario Fontanelli

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