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Martina Pacini

Catechesi del Vescovo Ovidio sulla lettera enciclica 'Fratelli tutti'

Sabato 23 ottobre a Fidenza presso la parrocchia di Santa Maria Annunziata il Vescovo Ovidio terrà una catechesi sulla lettera enciclica "Fratelli tutti" di Papa Francesco.

Quali sono i grandi ideali ma anche le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle proprie relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni? Questa la domanda a cui intende rispondere, principalmente, l'enciclica.

L’enciclica mira a promuovere un’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale. A partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore, tutti sulla stessa barca e dunque bisognosi di prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può salvare solo insieme. Motivo ispiratore è il Documento sulla fratellanza umana firmato da Francesco e dal Grande Imam di Al-Tayyeb nel febbraio 2019 ad Abu Dhabi.

Al via l'iniziativa "A metà strada" a cura della Pastorale giovanile e vocazionale

Al via sabato 23 ottobre l’iniziativa “A metà strada”, una serie di 3 incontri proposti dall’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile e vocazionale rivolti a giovani universitari e ad educatori di gruppi giovanili.
 
Il titolo richiama lo stile che si intende dare a questi incontri: farsi compagni di viaggio “a metà strada” come Gesù fece con i discepoli di Emmaus mentre tornavano a casa sfiduciati.
“A metà strada” porta anche una speranza: che a partecipare siano i giovani, sia dentro che fuori la Chiesa, e che si possa creare un’occasione di dialogo e di confronto. Gli incontri saranno infatti nel segno della convivialità e del confronto aperto.
 
Il primo appuntamento, sul tema “Ecologia tra etica e ideologia”, vedrà come ospite Paolo Boschini, docente ordinario alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e avrà luogo alle ore 18.30 presso le scuderie di Villa Pallavicino a Busseto.
E’ richiesto il green pass per partecipare.

Giovanni Paolo I sarà presto beato

Sarà presto beato Giovanni Paolo I.

Il Papa, infatti, ha ricevuto in udienza il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’udienza – ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede – il Santo Padre ha autorizzato la citata Congregazione a promulgare i decreti riguardanti il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo I (Albino Luciani), Sommo Pontefice; nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale, (oggi Canale d’Agordo, Italia) e morto il 28 settembre 1978 nel Palazzo Apostolico (Stato della Città del Vaticano); il miracolo attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Berenice Duque Hencker (al secolo: Anna Giulia), fondatrice della Congregazione delle Piccole Suore dell’Annunciazione; nata il 14 agosto 1898 a Salamina (Colombia) e morta il 25 luglio 1993 a Medellín (Colombia); il martirio dei Servi di Dio Pietro Ortiz de Zárate, sacerdote diocesano e Giovanni Antonio Solinas, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, uccisi in odio alla fede il 27 ottobre 1683 a Valle del Zenta (Argentina); le virtù eroiche del Servo di Dio Diego Hernández González, sacerdote diocesano, nato il 3 gennaio 1915 a Javalí Nuevo (Spagna) e morto il 26 gennaio 1976 ad Alicante (Spagna); le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Spoletini (al secolo: Rocco Giocondo Pasquale), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, nato il 16 agosto 1870 a Civitella (oggi Bellegra) e morto il 25 marzo 1951 a Roma; le virtù eroiche della Serva di Dio Maddalena di Gesù (al secolo: Elisabetta Maria Maddalena Hutin), fondatrice della Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, nata il 26 aprile 1898 a Parigi e morta il 6 novembre 1989 a Roma; le virtù eroiche della Serva di Dio Elisabetta Martinez, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca, nata il 25 marzo 1905 a Galatina e morta l’8 febbraio 1991 a Roma.

La testimonianza del rifugiato cristiano eritreo Aklilu Zerai

Nel corso della celebrazione eucaristica per la festa patronale di San Donnino Martire l’assemblea ha ascoltato commossa la testimonianza di Aklilu Zerai.

Queste le sue parole. “Sono nato e cresciuto in Eritrea, ma nella mia terra non c’è posto per i diritti umani, per la libertà di pensiero, per il rispetto della legalità. Ho fatto di tutto per fuggire: dall’Eritrea al Sudan e poi in Libia, dove scafisti senza scrupoli ti sfruttano e le autorità civili ti rinchiudono in luoghi di detenzione dove la tortura è di casa. E la condizione delle donne è ancora peggiore: umiliate, picchiate, stuprate senza alcuna difesa. Finalmente, dopo tanti tentativi falliti che mi hanno portato sull’orlo della disperazione, siamo riusciti ad arrivare in Italia: mia moglie Saba nel settembre 2004, io due mesi dopo. Sono stato ospite del centro di accoglienza di Lampedusa e poi a Caltanissetta, mentre mia moglie era a Matera: lì l’ho raggiunta e così abbiamo potuto ricongiungerci. Nell’aprile 2005 è nato Emanuele, un segno di speranza che ci ha dato la forza di continuare a lottare pur in mezzo a mille difficoltà. Ma la vera accoglienza l’abbiamo vissuta a Fidenza con don Camillo, il centro di ascolto Caritas e la parrocchia di s. Maria Annunziata: qui, prima ancora di ricevere aiuto, ci siamo sentiti rispettati e amati come persone uguali alle altre. A Fidenza è nato il nostro secondo figlio Sened e qui ci siamo stabiliti. Domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata del Rifugiato: anch’io, come rifugiato, non cesserò mai di ringraziare chi mi ha permesso di iniziare una nuova vita con l’impegno di aiutare gli altri come hanno aiutato me. Ma oggi penso anche con grande dolore alla violenza delle armi che fa soffrire la mia terra: la regione del Tigray, in particolare, sta pagando con il sangue la resistenza alla dittatura. Sei milioni di abitanti da otto mesi vivono stretti nella morsa di un’oppressione che non conosce soste: e senza la possibilità di attivare corridoi umanitari, la guerra finirà per distruggere completamente i popoli del Corno d’Africa. Sono immagini di tristezza che anch’io ho visto a Lampedusa quando mi sono recato lì per il riconoscimento di un mio cugino morto annegato nel Mediterraneo il 3 ottobre 2013 insieme ad altre 368 persone. Come cristiano sono qui oggi per onorare la memoria di un martire della fede, ma prego anche per tutti coloro che nel mondo sono vittime della guerra, dell’odio, della violenza. Basta con i muri! Costruiamo insieme ponti di solidarietà!”.

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