Il solenne pontificale in onore di San Donnino martire
In una Cattedrale gremita di fedeli anche se con le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, ha avuto luogo il solenne pontificale in onore di San Donnino Martire, patrono della diocesi e della città di Fidenza. Il rito, presieduto dall’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, è stato preceduto dal saluto del vescovo di Fidenza mons. Ovidio Vezzoli che, richiamandosi alla sua Lettera pastorale 2020-21, ha sottolineato che proprio la testimonianza del martire ci chiama a ricominciare dall’Evangelo perché la fede professata dai cristiani sia davvero seme anche per coloro che non credono. E ha così proseguito: “Un nuovo anno pastorale ci sta davanti come dono della misericordia di Dio. In continuità con la Chiesa delle origini che a Gerusalemme, come è scritto negli Atti degli Apostoli, vive la fede nell’ascolto della Parola di Dio, nell’Eucarestia, nella preghiera e nella fraternità, anche noi ci accingiamo a compiere il nostro cammino a partire proprio dalla Parola del Signore che orienta le nostre scelte e sostiene la fatica della missione”. Nel prendere la parola il card. Matteo Zuppi ha iniziato la sua omelia nel ricordare il sacrificio del martire Donnino ha sottolineato che in lui la comunità cristiana di Fidenza si identifica e trae linfa dalla sua testimonianza. E questa identità ci fa sentire appartenenti a un popolo e a condividere la speranza in un cammino comune: “Come ci ricorda Papa Francesco, nessuno si salva da solo. Siamo tutti sulla stessa barca ed è importante sentirci parte integrante di una medesima comunità per la profonda trama di relazioni che, uniti al Signore, stabiliamo anche fra di noi. Ne abbiamo un grande bisogno, proprio nel momento in cui la pandemia da coronavirus ci ha fatti sentire più fragili. Chi non si è sentito fragile in questo difficile momento di prova? Pensiamo alle persone che ci hanno lasciato, ai malati, agli anziani, alle persone sole: la solitudine è forse la sofferenza più grande. Guai a noi se questa esperienza che ha scavato in noi un abisso di dolore ci lasciasse ancora indifferenti! Abbiamo capito la forza e l’insidia del male, le sue conseguenze immediate e quelle che purtroppo ci accompagneranno anche in seguito. Ma la risposta a tutto questo non risiede nella paura o nella rassegnazione che ci fanno rinchiudere in noi stessi, ma proprio in quello che stiamo vivendo oggi in questo giorno di festa. Uniti intorno a San Donnino siamo chiamati a ritrovare le radici profonde della nostra fede e comprendiamo come il suo esempio sia di grande insegnamento per noi. San Donnino era discepolo di Gesù, un santo della porta accanto, martire perché testimone e non viceversa! I martiri non sono eroi da ammirare o da collocare in un punto inaccessibile per giustificare la nostra mediocrità: sono coloro che, come i medici e gli infermieri nonché i sacerdoti e i religiosi che si sono presi cura degli altri senza preoccuparsi delle conseguenze e a causa di tutto questo hanno dato la vita, ci indicano la strada da percorrere. Come ha fatto San Donnino, hanno ascoltato e messo in pratica la Parola di Dio: nessun calcolo e nessuna convenienza nei loro gesti, ma solo l’amore. Perché solo in nome dell’amore si è capaci anche di dare la vita. Noi oggi non siamo chiamati al martirio, ma tutti siamo chiamati a vivere in nome di questo amore i nostri giorni e le nostre prove. Il seme della nostra vita, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni che abbiamo proclamato in questa celebrazione, serve e da frutto solo se muore a se stesso e si comunica agli altri. Questa è la gioia vera: vedere i frutti non in noi stessi ma negli altri. Questa è la gloria di Cristo della quale si è rivestito San Donnino: un amore più forte del male che rivela oggi la gloria piena in Dio della vita futura”. Al termine della celebrazione al cardinal Zuppi e ai Canonici del Capitolo della Cattedrale è stato donato un esemplare prezioso di acquaforte originale su rame di Andrè Beuchat. Al Vescovo Ovidio inoltre è stata donata la pergamena papale in occasione del suo 40esimo anniversario di sacerdozio.