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Martina Pacini

Vidalenzo, il Lettorato a fratel Massimo Cavallaro

E’ stata una cerimonia molto significativa quella che si è tenuta nella chiesa di san Cristoforo in Vidalenzo nel corso della quale il vescovo Ovidio ha conferito il ministero del Lettorato a fratel Massimo Cavallaro, della comunità monastica benedettina "Custodi del Divino Amore". Nell’occasione il presule è stato affiancato da p. Mario Masiello, superiore della comunità, dal parroco di Cignano don Giampietro Gasparotto (originario proprio di Vidalenzo) e dal vicario parrocchiale di Polesine, Santa Croce e Zibello don Amato Rukanika Rutaremara. Tanti i presenti alla cerimonia (tra cui anche il sindaco Massimo Spigaroli) animata dal coro parrocchiale accompagnato all’organo dal maestro Luca Veneziani.

Fratel Massimo Cavallaro, classe 1968, è candidato al diaconato permanente e, fin dal momento in cui i Custodi del Divino Amore si sono insediati a Vidalenzo, è un prezioso coadiutore di padre Masiello. La giornata a Vidalenzo si è conclusa con un momento conviviale preparato dalle volontarie della parrocchia.

Riportiamo di seguito le parole di fratel Massimo:

"Con un cuore colmo di gratitudine desidero esprimere il mio più profondo apprezzamento a tutti coloro che hanno camminato con me in questo viaggio spirituale. Al Vescovo Ovidio Vezzoli, la cui guida ha illuminato il mio cammino, al mio superiore e fratello in Cristo, dom Mario Masiello, la cui presenza costante è stata una fonte di forza e ispirazione.
Ringrazio la mia famiglia, il mio rifugio sicuro e la mia fonte di amore incondizionato. Alla mia famiglia parrocchiale di Vidalenzo, che ha arricchito la mia vita con fede e dedizione, e a tutti i miei amici, vicini e lontani, che mi hanno sostenuto con le loro preghiere e pensieri positivi.
Un ringraziamento speciale a tutti i fratelli e sorelle della mia diocesi, la cui fraternità e solidarietà hanno arricchito la mia vita. Soprattutto ringrazio Dio, la fonte del mio essere e della mia vocazione, che mi guida passo dopo passo nel mio cammino di fede.
Esprimo la mia gratitudine all'amore materno di Maria e a San Benedetto, che mi accompagna con la sua regola. Sono grato per ogni giorno, per ogni creatura del creato che allieta la mia vita con la sua presenza, un sorriso dal cielo.
Oggi, con umiltà e gioia, desidero condividere con voi il ministero del Lettorato che mi è stato conferito dal nostro Vescovo. Questo è un ulteriore segno del modo in cui il Signore mi chiama al Suo servizio. Accolgo questa chiamata con gratitudine e impegno, pronti a servire con ancora maggiore dedizione.
Come monaco, e soprattutto come uomo che cerca Dio, mi lascio condurre dal Suo amore. Con tutto il cuore, ringrazio tutti voi per essere parte del mio viaggio".
Con affetto,
Fr. Massimo

A Busseto incontro con l'ing. Tommaso Ghidini

Sabato 11 maggio alle ore 20.30 presso il teatro “Giuseppe Verdi” di Busseto si terrà la conferenza dell’ingegnere Tommaso Ghidini sul tema: “Dall’homo sapiens all’homo caelestis”. Promotore dell’interessante iniziativa è il Rotary Club di Salsomaggiore Terme, di cui Ghidini è socio, insieme all’Amministrazione comunale e alla parrocchia di San Bartolomeo. Il relatore presiede il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Agenzia Spaziale Europea ed è autore del libro “Homo caelestis”, che presenta la situazione attuale della ricerca spaziale e le prospettive future.

“Romanico e jazz” nella chiesa di Castelguelfo

La chiesa romanica di Castelguelfo, che si incontra sulla Via Emilia a metà strada tra Parma e Fidenza, oltre che luogo di culto è un importante monumento medievale risalente al 1230 ed incluso nel percorso della via Francigena (“ecclesia de Burgeto de Taro”), punto di riferimento per i pellegrini diretti a Roma. La chiesa era dipendente dall’Abbazia Benedettina di S. Maria Maddalena di Vézelaj in Borgogna (Francia), da cui prende il nome; è stata poi patronato dei Pallavicino ed ebbe anche la protezione ducale, e conserva nell’abside bellissimi affreschi del primo ‘400. Per valorizzare tale poco conosciuto gioiello artistico, il gruppo “Amici di Castelguelfo”, in collaborazione con la parrocchia di Castelguelfo – Pontetaro e con “Famiglia Aperta”, con il patrocinio dei Comuni di Fontevivo e Noceto ed il sostegno della ditta Azzali, organizza da diversi anni una rassegna di musica all’interno della chiesa.

Il prossimo appuntamento è il concerto jazz “Double wind”, con musiche di Kenny Wheeler, John Taylor, Jan Garbarek, Elena Rosselli ed altri, eseguite da un sestetto d'eccezione: il gruppo "E.R Sextet” formato da Elena Rosselli (voce), Enzo Panepinto (chitarra), Gabriele Fava (sassofoni), Francesco Masetti (basso), Carlo Taci (batteria), Roberta Baldizzone (pianoforte). Il concerto si terrà domenica 5 maggio alle ore 17 nella chiesa di Castelguelfo (Pr), in via Emilia 49. Ingresso libero e gratuito sino ad esaurimento posti.

Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Il lavoro per la partecipazione e la democrazia

Pubblichiamo il Messaggio dei Vescovi per la Festa dei Lavoratori (1° maggio 2024) dal titolo: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”. 

Lavorare è fare “con” e “per”
«Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» (Gv 5,17). Queste parole di Cristo aiutano a vedere che con il lavoro si esprime «una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre» (Laborem exercens, 26). Ognuno partecipa con il proprio lavoro alla grande opera divina del prendersi cura dell’umanità e del Creato. Lavorare quindi non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri, quasi nutriti da una radice di gratuità che libera il lavoro dall’alienazione ed edifica comunità: «È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana» (Centesimus annus, 41).
In questa stessa prospettiva, l’articolo 1 della Costituzione italiana assume una luce che merita di essere evidenziata: la “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e di donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico. È particolarmente significativo che le Chiese in Italia siano incamminate verso la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio), sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Senza l’esercizio di questo diritto, senza che sia assicurata la possibilità che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia.

Il “noi” del bene comune: la priorità del lavoro
Come ricorda Papa Francesco in Fratelli tutti, per una migliore politica «il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare – perché promuove il bene del popolo – è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze» (n.162). Le politiche del lavoro da assumere a ogni livello della pubblica amministrazione devono tener presente che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro» (ivi). Occorre aprirsi a politiche sociali concepite non solo a vantaggio dei poveri, ma progettate insieme a loro, con dei “pensatori” che permettano alla democrazia di non atrofizzarsi ma di includere davvero tutti (cfr. Fratelli tutti, 169). Investire in progettualità, in formazione e innovazione, aprendosi anche alle tecnologie che la transizione ecologica sta prospettando, significa creare condizioni di equità sociale. È necessario inoltre guardare agli scenari di cambiamento che l’intelligenza artificiale sta aprendo nel mondo del lavoro, in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile.

Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia
“A ciascuno il suo” è questione elementare di giustizia: a chiunque lavora spetta il riconoscimento della sua altissima dignità. Senza tale riconoscimento, non c’è democrazia economica sostanziale. Per questo, è determinante assumere responsabilmente il “sogno” della partecipazione, per la crescita democratica del Paese.

  • Le istituzioni devono assicurare condizioni di lavoro dignitoso per tutti, affinché sia riconosciuta la dignità di ogni persona, si permetta alle famiglie di formarsi e di vivere serenamente, si creino le condizioni perché tutti i territori nazionali godano delle medesime possibilità di sviluppo, soprattutto le aree dove persistono elevati tassi di disoccupazione e di emigrazione. Tra le condizioni di lavoro quelle che prevengono situazioni di insicurezza si rivelano ancora le più urgenti da attenzionare, dato l’elevato numero di incidenti che non accenna a diminuire. Inoltre, quando la persona perde il suo lavoro o ha bisogno di riqualificare le sue competenze, occorre attivare tutte le risorse affinché sia scongiurato ogni rischio di esclusione sociale, soprattutto di chi appartiene ai nuclei familiari economicamente più fragili, perché non dipenda esclusivamente dai pur necessari sussidi statali.
  • Un lavoro dignitoso esige anche un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale, che sono i concreti segnali di giustizia di tutto il sistema socioeconomico (cfr. Laborem exercens, 19). Bisogna colmare i divari economici fra le generazioni e i generi, senza dimenticare le gravi questioni del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori immigrati. Fino a quando non saranno riconosciuti i diritti di tutti i lavoratori, non si potrà parlare di una democrazia compiuta nel nostro Paese. A questo compito di giustizia sono chiamati anche gli imprenditori, che hanno la specifica responsabilità di generare occupazione e di assicurare contratti equi e condizioni di impiego sicuro e dignitoso.
  • I lavoratori, consapevoli dei propri doveri, si sentano corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese, partecipando con tutti gli strumenti propri della democrazia ad assicurare, non solo per sé ma anche per la collettività e per le future generazioni, migliori condizioni di vita. La dimensione partecipativa è garantita anche dalle associazioni dei lavoratori, dai movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e con gli uomini del lavoro che, perseguendo il fine della salvaguardia dei diritti di tutti, devono contribuire all’inclusione di ciascuno, a partire dai più fragili, soprattutto nelle aziende.
  • Le Chiese in Italia, impegnate nel Cammino sinodale, continuano nell’ascolto dei lavoratori e nel discernimento sulle questioni sociali più urgenti: ogni comunità è chiamata a manifestare vicinanza e attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori il cui contributo al bene comune non è adeguatamente riconosciuto, come anche a tenere vivo il senso della partecipazione. In questa prospettiva, gli Uffici diocesani di pastorale sociale e gli operatori, quali i cappellani del lavoro, promuovano e mettano a disposizione adeguati strumenti formativi. Ciascuno deve essere segno di speranza, soprattutto nei territori che rischiano di essere abbandonati e lasciati senza prospettive di lavoro in futuro, oltre che mettersi in ascolto di quei fratelli e sorelle che chiedono inclusione nella vita democratica del nostro Paese.

La Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro,
la giustizia e la pace

Foto CEI

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