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Inaugurato il dipinto “San Nicola da Bari che risuscita tre bambini”

Il dipinto “San Nicola da Bari che risuscita tre bambini” realizzato da Nicola Dal Verme nel 1784/85 è tornato allo splendore originario. L’opera restaurata grazie al Rotary Club Salsomaggiore Terme - situata nell’Oratorio della Santissima Trinità di Busseto e riposizionata qualche mese - è stata inaugurata sabato 7 maggio scorso al termine della messa prefestiva delle 18 celebrata dal parroco don Luigi Guglielmoni nell’attigua collegiata di San Bartolomeo.

“Ringrazio il Rotary di Salsomaggiore per aver finanziato il restauro – ha commentato don Luigi - . E’ bello vedere come il club sia attento a tutto il territorio della Bassa e abbia fatto questo intervento così importante e significato per Busseto dato che in questo oratorio si è sposato Giuseppe Verdi”.

“Mi auguro che il restauro di questo dipinto che raffigura San Nicola che risuscita 3 bimbi sia di buon auspicio per migliorare la situazione dei tanti bimbi che stanno vivendo l’orrore della guerra – ha aggiunto il presidente del Rotary Club Roberto Cupola - . A San Nicola, qui raffigurato, e all’Altissimo ci rivolgiamo per aiutare le persone e i bambini colpiti dal conflitto”.

Erano presenti all’inaugurazione la restauratrice Federica Romagnoli, che ha illustrato le varie fasi del restauro, e il referente del Rotary per il restauro dei beni culturali Marco Pinna insieme a tanti bussetani. La serata si è poi conclusa con una conviviale a Roncole Verdi.

Annarita Cacciamani

 

I servizi tutela minori e i Centri di ascolto

La custodia e la tutela dei più piccoli e delle persone vulnerabili è un percorso lungo e faticoso che richiede il coraggio di essere intrapreso e poi perseguito con costanza e senza scorciatoie. Un primo passo da fare è acquisire consapevolezza di come la tragica realtà degli abusi sui minori sia trasversalmente diffusa coinvolgendo in modo significativo le famiglie o l’ambito parentale in misura di gran lunga superiore ai due terzi dei casi. Come poi dimenticare che il turpe mercato della pedopornografia non solo non accenna a diminuire, ma è in costante crescita?

Quella degli abusi è infatti un’emergenza sociale grave e globale che certamente esige un intervento repressivo importante, ma ancor di più una presa di coscienza personale e collettiva, un vero e proprio cambio di mentalità. Prevenire situazioni di abuso non può ridursi alla semplice reazione di protezione dei minori che subiscono o che potrebbero subire violenza (child protection), ma necessita di uno sforzo complessivo che dalla reazione passi alla pro-azione per garantire ai più piccoli ambienti e relazioni sicure ed efficaci per crescere al meglio (safe guarding).

In tutto questo la Chiesa non è ferma alle postazioni di partenza, ma da sempre in prima linea, occupandosi e prendendosi cura dei più deboli e fragili con grande e indiscussa generosità di persone e istituzioni, perché la cura, la custodia e la protezione dei piccoli sono parte integrante della sua natura. Vero è purtroppo che la piaga degli abusi sui minori e le persone vulnerabili colpisce pure la Chiesa non solo perché costituita di famiglie, ma anche perché in questi crimini sono stati coinvolti alcuni che nella Chiesa hanno ruoli di responsabilità e guida. Dunque, se crimini gravissimi come gli abusi sessuali sui minori vanno perseguiti con la massima severità ovunque essi accadano, ancor più se in ambito ecclesiale, tuttavia la loro punizione, per quanto assolutamente necessaria e doverosa, non può ritenersi sufficiente: non è certo possibile cancellare quanto avvenuto, ma ci si può legittimamente domandare cosa fare perché non capiti di nuovo e non capiti ad altri. In altre parole ci si può chiedere se dall’orrore dell’abuso e magari dagli errori di una gestione indifferente, negligente se non complice possano venirne indicazioni non solo di reazione al delitto, ma di prevenzione e pro-azione. È questo l’indirizzo assunto dalla Chiesa che è in Italia con le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili approvate dall’Assemblea generale dei Vescovi del 20-23 maggio 2019: partendo dall’ascolto delle vittime, prendere coscienza del dramma degli abusi e del loro effetto devastante sulle persone e sulla comunità per quella conversione personale e comunitaria che sollecita, motiva e supporta la costruzione di ambienti sicuri per i più piccoli.

Solo su queste solide basi si possono prevenire comportamenti delittuosi. Se di grande importanza è dunque favorire l’emersione di questi delitti, anche se accaduti in passato, perseguendoli quindi senza tentennamenti, non di minore priorità è far maturare la consapevolezza e corresponsabilità comunitaria vincendo così le logiche della delega e dell’indifferenza.

Si tratta, dunque, di informare e formare la comunità in tutte le sue espressioni, specialmente coloro che operano, a qualsiasi titolo, in rapporto con i minori e le persone vulnerabili, consolidando in questo modo una cultura della cura, della tutela e della protezione dei più piccoli. 

Gianluca Marchetti – Diocesi di Bergamo

Membro del Consiglio di presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori della CEI

 

 

I servizi tutela minori

Sulla strada della formazione come strumento di prevenzione, si è mossa con decisione la Chiesa che è in Italia che ha dato vita a una rete fitta e capillare di Servizi per la tutela dei minori su tutto il territorio nazionale. In seguito all’istituzione, presso la Conferenza Episcopale Italiana, del Servizio nazionale per la tutela dei minori sono stati costituiti infatti i servizi regionali affidati a un vescovo delegato, un coordinatore e un’équipe di esperti. In ogni diocesi è stato nominato almeno un referente locale. Così, in meno di due anni, nonostante i tempi non facili della pandemia, è nato un Servizio per ciascuna delle 16 regioni ecclesiastiche; sono stati nominati 226 referenti diocesani, uno per ogni diocesi. Si tratta di una vera e propria rete nella quale sono coinvolte centinaia di persone, soprattutto laici, uomini e donne, che con competenza, professionalità e passione ecclesiale, coordinano un coraggioso sforzo formativo. Spesso in collaborazione con altri enti, associazioni e realtà del territorio come scuole, università, servizi sociali e sanitari, pubblici e privati, supportano la formazione di migliaia di operatori pastorali negli ambiti dell’identificazione dei fattori di rischio, della progettazione e del monitoraggio delle strategie di prevenzione, delle modalità relazionali. Il tutto ponendo al centro la dignità e l’integrità della persona umana, soprattutto dei più piccoli e vulnerabili.

I Centri di ascolto

Nella consapevolezza che solo ascoltando le vittime si può prendere coscienza degli effetti devastanti dell’abuso sul diretto interessato e sull’intera comunità, la Chiesa che è in Italia ha deciso di costituire, all’interno dei Servizi tutela minori, una rete di Centri di ascolto. L’obiettivo è quello di offrire un servizio pastorale di primo ascolto e di accoglienza a chi dichiara di aver subito, in ambito ecclesiale, abusi sessuali e/o di potere e di coscienza e a chi intende segnalare tali abusi da parte di chierici, religiosi e religiose, operatori e operatrici pastorali.

Ai 98 Centri di ascolto, nati in 157 diocesi (70% del totale) che operano a livello diocesano o interdiocesano, ci si può rivolgere per informazioni sul tema della tutela in ambito ecclesiale, sulle procedure e le prassi per la segnalazione di abusi, oltre che per avere sostegno nell’individuazione del percorso (medico, spirituale, legale, …). Il Centro di ascolto non è il luogo di un accompagnamento psicoterapeutico o di assistenza legale né uno sportello per la raccolta di denunce che si sostituisce all’autorità giudiziaria: in nessun modo l’autorità ecclesiastica intende subentrare a quella dello Stato alla quale, al contrario, incoraggia che ricorrano le vittime di questi delitti gravissimi. Grazie alla presenza di persone adeguatamente formate, il Centro offre un ascolto accogliente, centrato sulla vittima, capace di abbracciare la sua sofferenza e la sua ricerca di giustizia, senza compromessi, scorciatoie, zone d’ombra.

FOCSIV - Campagna "Abbiamo riso per una cosa seria"

14 – 15 MAGGIO /21 - 22 MAGGIO 2022

LA CAMPAGNA ABBIAMO RISO PER UNA COSA SERIA FOCSIV COMPIE 20 ANNI

 TORNA NELLE PIAZZE, NELLE PARROCCHIE,

NEI MERCATI DI CAMPAGNA AMICA E SULLA PIATTAFORMA GIOOSTO.COM

 

La campagna "Abbiamo riso per una cosa seria" Focsiv compie 20 anni: due decenni a favore di un’agricoltura familiare sostenibile in Italia e nel mondo.

Torna nel fine settimana del 21 e 22 maggio con i pacchi di riso Roma, 100% italiano della FdAI - Filiera Agricola Italiana e rinnova la collaborazione, come nelle scorse edizioni, con Coldiretti e Campagna Amica, Fondazione Missio CEI e Azione Cattolica Italiana. Inoltre, l’iniziativa ha il supporto informativo di Rai per il Sociale attraverso i canali editoriali Rai.

I pacchi di riso di "Abbiamo riso per una cosa seria" tornano, con un packaging rinnovato, in tante piazze, mercati di Campagna Amica, parrocchie e sulla piattaforma www.gioosto.com, l’e-commerce etico dedicato alle aziende che offrono prodotti di qualità. Tornano i circa 3000 volontari FOCSIV e dell’Azione Cattolica Italiana a proporre i pacchi di riso della Campagna ad un’offerta minima di 6,00 Euro.

Un gesto di solidarietà e, soprattutto, di consapevolezza che esprime la volontà di schierarsi a difesa del lavoro dei piccoli contadini, in ogni parte del mondo, un lavoro che contribuisce alla salvaguardia dei territori e delle biodiversità e, al tempo stesso, genera un’economia agro-alimentare sostenibile e sana per tutti, senza scarti e sprechi.

Le migliaia di chicchi di riso contenuti nei pacchi della campagna sostengono un unico grande progetto con 34 interventi di agricoltura familiare realizzati da 33 Soci Focsiv in 25 Paesi di 4 Continenti – Africa, America Latina, Asia ed Europa.

Tutti gli interventi sono volti al miglioramento della condizione socioeconomica delle comunità agricole e, in particolare, di quella delle donne, artefici dello sviluppo delle proprie famiglie ad iniziare dai più piccoli; alla sensibilizzazione dei giovani affinché comprendano quali siano le potenzialità di rimanere nelle proprie terre di origine senza abbandonarle per un futuro incerto nei grandi agglomerati urbani; alla formazione dei contadini di tecniche e pratiche di coltivazione ecosostenibili, che valorizzano la qualità e la quantità della loro produzione.

“Abbiamo riso per una cosa seria” è una Campagna di sostegno per gli interventi di agricoltura familiare e, soprattutto, è un movimento di contadini italiani e di tutto il mondo, insieme ai consumatori responsabili, per la difesa della dignità dei lavoratori e per il diritto al cibo sano e di qualità per tutti.

La Campagna promuove una rete di persone consapevoli che insieme sostengono le comunità rurali, oggi ancora più in difficoltà a causa delle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina e in tante altre parti del mondo, che richiedono politiche che portino alla sicurezza alimentare e salubrità dei cibi, che promuovano il valore dell'agricoltura familiare come risposta alla crisi globale, alle migrazioni e ai cambiamenti climatici.

“Se già la pandemia ci aveva fatto comprendere la precarietà non solo del sistema sanitario mondiale, ma anche di quello agro – alimentare, la crisi odierna, provocata dalla guerra in Ucraina, sta ulteriormente aggravando la situazione alimentare già più che compromessa per milioni di persone. Una tempesta perfetta che porterà, secondo le prime analisi degli esperti internazionali, a 1,7 miliardi le persone che non avranno il diritto ad alimentazione sana. Le migliaia di chicchi di riso dei pacchi della campagna Abbiamo riso per una cosa seria, giunta alla Ventesima edizione, sono a testimoniare che si può ed urgentemente si deve cambiare il paradigma di crescita senza limiti che governa l’economia mondiale. È necessario attuare modelli di produzione basati sull’agroecologia, che tutelino l'ambiente, la biodiversità e l’agricoltura familiare. E che, soprattutto, garantiscano l’accesso a tutti ad un cibo sano e difendano la dignità di chi lavora la terra. - ha sottolineato Ivana Borsotto, presidente FOCSIV - I pacchi di riso che saranno in piazza da metà maggio non solo sostengono interventi di agricoltura familiare, realizzati dai nostri soci in 25 paesi del mondo, ma sono la risposta concreta che da 50 anni, come Federazione di Organismi di cooperazione allo sviluppo, mettiamo in campo per permettere che sia i risicoltori italiani che i contadini di tutto il mondo possano continuare a coltivare le loro terre e a sviluppare una economia sostenibile che salvaguarda i frutti originari dei propri territori e che, al contempo, sia difeso il diritto ad un lavoro e ad una vita dignitosa. Questo è il modo Focsiv di ridere per una cosa seria”.

Molti i volti, anche quest'anno, dei testimonial e degli amici che si sono uniti e condividono gli scopi della campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” ad iniziare da Elena Somaré, virtuosa dell'uso del suono primitivo del fischio, che ha musicato lo spot della Campagna. Sono coinvolti nella Campagna anche Chiara Caprettini, foodblogger, Luca Lombroso, meteorologo e divulgatore ambientale, Paolo Sottocorona, meteorologo de LA7, e i Cuochi contadini della rete di Campagna Amica, che sostengono con le ricette e gli showcooking del riso FOCSIV Coldiretti.

13 maggio: memoria, ricordo e riflessione sull'oggi

Venerdì 13 maggio 2022, a settantotto anni di distanza da quei dolorosi eventi, l'Amministrazione comunale, le associazioni d'arma e del volontariato insieme alla cittadinanza hanno ricordato il tragico bombardamento aereo subito dalla città e coloro che ne furono vittime innocenti. La città di Fidenza pagò il suo prezzo subendo attacchi aerei e bombardamenti nel corso dei quali perirono 162 persone, la maggior parte delle quali (113) fu vittima del bombardamento del 13 maggio del 1944.

Nel primo pomeriggio, presso la cappella di cimitero cittadino, il parroco di Santa Maria Assunta, don Mario Fontanelli, e i presenti hanno recitato il Santo Rosario per portarsi poi nella cappella-sacrario del Cimitero Urbano per la deposizione della corona di alloro.

Brevissimi gli interventi del presidente dell'associazione Reduci e del vicesindaco Davide Malvisi, che hanno richiamato l'attenzione all'attuale situazione conflittuale nell'est europeo ed alle terribili conseguenze in termini di vite umane.

Alle 18 il secondo importate momento con la S. Messa nel Santuario della Gran Madre di Dio celebrata da don Gianemilio Pedroni, Vicario generale della Diocesi di Fidenza. Al termine della Messa il tradizionale importante momento presso la cappella dedicata alle vittime dei bombardamenti.

Introdotto dal presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, sezione di Fidenza, dott. Ambrogio Ponzi, il Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, sezione di Parma Cav. Alfredo Isetti ha concluso con un suo intervento la complessa commemorazione.

Queste le sue parole:

Vi porto il saluto del consiglio provinciale dell'associazione Nazionale Delle Vittime Civili di Guerra. Ringraziamo il sindaco Andrea Massari e tutta l'amministrazione comunale di Fidenza, qui rappresentata dalla presidente del Consiglio comunale Rita Sartori, che dimostrano sempre una sensibilità non comune, l'associazione Nazionale Combattenti E Reduci con il suo presidente dott. Ambrogio Ponzi ed un saluto affettuoso al Comm. Gino Narseti.

Grazie alle associazioni, ai familiari e a tutti coloro che sono sempre stati partecipi in questo perenne ricordo del bombardamento del 13 maggio 1944, che oggi assume un significato ancora più importante.

Come ogni anno siamo qui per non far perdere la storia e la memoria di questa tragedia ed essere vicini a tutte le vittime civili dei conflitti nel mondo e riaffermare con forza il valore della pace, del dialogo e dell'amicizia fra i popoli.

Fidenza è stata una delle città più duramente colpite durante la seconda guerra mondiale e queste tragedie ancora ci appartengono: le ferite non si sono rimarginate ed anche per questo attraverso il ricordo delle nostre vittime civili, vogliamo divulgare con maggiore forza un messaggio dl fratellanza, dl vicinanza alle popolazioni oggi duramente ed ingiustamente colpite, affinché il germoglio della pace si sviluppi con consapevolezza assieme alle giovani generazioni.

 

A.P.

Busseto, presentazione del libro "Io" di Massimo Parizzi

Venerdì 13 Maggio alle ore 21.00, a Busseto nel Salone di Casa Barezzi la sezione ANPI con il patrocinio del Comune di Busseto presenterà il libro di Massimo Parizzi “Io”.

Massimo Parizzi è nato nel 1950 a Milano da padre di Samboseto di Busseto (Parma) e madre di Brindisi; e sia a Samboseto che a Brindisi sono ambientati diversi episodi del suo romanzo “Io” che, segnalato dal premio Calvino, ha avuto numerose recensioni, sull’«Indice», «Il manifesto» e in diversi siti web.

Apprezzato traduttore per diverse case editrici, ha fondato e diretto dal 1999 al 2012 la rivista “Qui–appunti dal presente”, edita dal 2005 anche in inglese. Suoi interventi sono apparsi su “Il manifesto”, “L’indice dei libri del mese”, le riviste “Manocomete”, “Incognita” “Poliscritture” “Il segnale” e i siti web “Nazione Indiana”, “Alfabeta2” e “Moltinpoesia”.

“Io” è un’audace biografia generale di eventi, domande e pensieri, un viaggio circolare che percorre itinerari volti alla continua ricerca dell’identità di ciascuno di noi e al periglioso recupero della memoria. Volendo inserirlo in una mappa concettuale, sia pure artificiosa, il romanzo può essere letto come una miscellanea intrigante di nomi che portano alla definizione sempre più puntuale dell’identità, del “tutti sono io”, un’indicazione variegata di luoghi vicini e lontani nel tempo e nello spazio, che diventano appigli per risuscitare ricordi che non sono lineari e omogenei, ma spesso vissuti nel segno della discontinuità e della sospensione del giudizio.

 

Recita itinerante del Rosario per i quartieri di Fidenza

In occasione dei 300 anni della chiesa della Gran Madre di Dio (parrocchia di San Michele Arcangelo) durante il mese mariano è stata promossa la recita "itinerante" del Rosario.
Dopo la preghiera di apertura del mese mariano (2 maggio), venerdì 6 maggio scorso i fedeli si sono ritrovati in preghiera presso il quartiere San Lazzaro.
Venerdì 13 maggio il s. Rosario sarà recitato in via Oberdan; venerdì 20 maggio presso il quartiere Gigliati, venerdì 27 maggio presso il Prato della Fiera. Inizio alle ore 20.45.
Martedì 31 maggio alle ore 21 avrà luogo la preghiera di chiusura del mese mariano presso la chiesa di San Michele. Seguirà la processione, in merito alla quale daremo successivamente maggiori dettagli.

Giornata dei nonni e degli anziani: il Messaggio del Papa

Pubblichiamo il testo del Messaggio di Papa Francesco per la II Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani che quest’anno si celebra il 24 luglio sul tema “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Sal 92,15). 

Carissima, carissimo!

Il versetto del salmo 92 «nella vecchiaia daranno ancora frutti» (v. 15) è una buona notizia, un vero e proprio “vangelo”, che in occasione della seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani possiamo annunciare al mondo. Esso va controcorrente rispetto a ciò che il mondo pensa di questa età della vita; e anche rispetto all’atteggiamento rassegnato di alcuni di noi anziani, che vanno avanti con poca speranza e senza più attendere nulla dal futuro.

A molti la vecchiaia fa paura. La considerano una sorta di malattia con la quale è meglio evitare ogni tipo di contatto: i vecchi non ci riguardano – pensano – ed è opportuno che stiano il più lontano possibile, magari insieme tra loro, in strutture che se ne prendano cura e ci preservino dal farci carico dei loro affanni. È la “cultura dello scarto”: quella mentalità che, mentre fa sentire diversi dai più deboli ed estranei alla loro fragilità, autorizza a immaginare cammini separati tra “noi” e “loro”. Ma, in realtà, una lunga vita – così insegna la Scrittura – è una benedizione, e i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza. Benedetta la casa che custodisce un anziano! Benedetta la famiglia che onora i suoi nonni!

La vecchiaia, in effetti, è una stagione non facile da comprendere, anche per noi che già la viviamo. Nonostante giunga dopo un lungo cammino, nessuno ci ha preparato ad affrontarla, sembra quasi coglierci di sorpresa. Le società più sviluppate spendono molto per questa età della vita, ma non aiutano a interpretarla: offrono piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. Perciò è difficile guardare al futuro e cogliere un orizzonte verso il quale tendere. Da una parte siamo tentati di esorcizzare la vecchiaia nascondendo le rughe e facendo finta di essere sempre giovani, dall’altra sembra che non si possa far altro che vivere in maniera disillusa, rassegnati a non avere più “frutti da portare”.

La fine dell’attività lavorativa e i figli ormai autonomi fanno venir meno i motivi per i quali abbiamo speso molte delle nostre energie. La consapevolezza che le forze declinano o l’insorgere di una malattia possono mettere in crisi le nostre certezze. Il mondo – con i suoi tempi veloci, rispetto ai quali fatichiamo a tenere il passo – sembra non lasciarci alternative e ci porta a interiorizzare l’idea dello scarto. Così sale al cielo la preghiera del salmo: «Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, / non abbandonarmi quando declinano le mie forze» (71,9).

Ma lo stesso salmo – che rintraccia la presenza del Signore nelle diverse stagioni dell’esistenza – ci invita a continuare a sperare: venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, Egli ci darà ancora vita e non lascerà che siamo sopraffatti dal male. Confidando in Lui, troveremo la forza per moltiplicare la lode (cfr vv. 14-20) e scopriremo che diventare vecchi non è solo il deterioramento naturale del corpo o lo scorrere ineluttabile del tempo, ma è il dono di una lunga vita. Invecchiare non è una condanna, ma una benedizione!

Dobbiamo, per questo, vigilare su noi stessi e imparare a condurre una vecchiaia attiva anche dal punto di vista spirituale, coltivando la nostra vita interiore attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, la preghiera quotidiana, la consuetudine con i Sacramenti e la partecipazione alla Liturgia. E, insieme alla relazione con Dio, le relazioni con gli altri: anzitutto la famiglia, i figli, i nipoti, ai quali offrire il nostro affetto pieno di premure; come pure le persone povere e sofferenti, alle quali farsi prossimi con l’aiuto concreto e con la preghiera. Tutto questo ci aiuterà a non sentirci meri spettatori nel teatro del mondo, a non limitarci a “ balconear”, a stare alla finestra. Affinando invece i nostri sensi a riconoscere la presenza del Signore, saremo come “olivi verdeggianti nella casa di Dio” (cfr Sal 52,10), potremo essere benedizione per chi vive accanto a noi.

La vecchiaia non è un tempo inutile in cui farci da parte tirando i remi in barca, ma una stagione in cui portare ancora frutti: c’è una missione nuova che ci attende e ci invita a rivolgere lo sguardo al futuro. «La speciale sensibilità di noi vecchi, dell’età anziana per le attenzioni, i pensieri e gli affetti che ci rendono umani, dovrebbe ridiventare una vocazione di tanti. E sarà una scelta d’amore degli anziani verso le nuove generazioni». È il nostro contributo alla rivoluzione della tenerezza, una rivoluzione spirituale e disarmata di cui invito voi, cari nonni e anziani, a diventare protagonisti.

Il mondo vive un tempo di dura prova, segnato prima dalla tempesta inaspettata e furiosa della pandemia, poi da una guerra che ferisce la pace e lo sviluppo su scala mondiale. Non è casuale che la guerra sia tornata in Europa nel momento in cui la generazione che l’ha vissuta nel secolo scorso sta scomparendo. E queste grandi crisi rischiano di renderci insensibili al fatto che ci sono altre “epidemie” e altre forme diffuse di violenza che minacciano la famiglia umana e la nostra casa comune. Di fronte a tutto ciò, abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di una conversione, che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello. E noi, nonni e anziani, abbiamo una grande responsabilità: insegnare alle donne e gli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero che rivolgiamo ai nostri nipoti. Abbiamo affinato la nostra umanità nel prenderci cura del prossimo e oggi possiamo essere maestri di un modo di vivere pacifico e attento ai più deboli. La nostra, forse, potrà essere scambiata per debolezza o remissività, ma saranno i miti, non gli aggressivi e i prevaricatori, a ereditare la terra (cfr Mt 5,5).

Uno dei frutti che siamo chiamati a portare è quello di custodire il mondo. «Siamo passati tutti dalle ginocchia dei nonni, che ci hanno tenuti in braccio»; ma oggi è il tempo di tenere sulle nostre ginocchia – con l’aiuto concreto o anche solo con la preghiera –, insieme ai nostri, quei tanti nipoti impauriti che non abbiamo ancora conosciuto e che magari fuggono dalla guerra o soffrono per essa. Custodiamo nel nostro cuore – come faceva San Giuseppe, padre tenero e premuroso – i piccoli dell’Ucraina, dell’Afghanistan, del Sud Sudan…

Molti di noi hanno maturato una saggia e umile consapevolezza, di cui il mondo ha tanto bisogno: non ci si salva da soli, la felicità è un pane che si mangia insieme. Testimoniamolo a coloro che si illudono di trovare realizzazione personale e successo nella contrapposizione. Tutti, anche i più deboli, possono farlo: il nostro stesso lasciarci accudire – spesso da persone che provengono da altri Paesi – è un modo per dire che vivere insieme non solo è possibile, ma necessario.

Care nonne e cari nonni, care anziane e cari anziani, in questo nostro mondo siamo chiamati ad essere artefici della rivoluzione della tenerezza! Facciamolo, imparando a utilizzare sempre di più e sempre meglio lo strumento più prezioso che abbiamo, e che è il più appropriato alla nostra età: quello della preghiera. «Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio». La nostra invocazione fiduciosa può fare molto: può accompagnare il grido di dolore di chi soffre e può contribuire a cambiare i cuori. Possiamo essere «la “corale” permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita».

Ecco allora che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è un’occasione per dire ancora una volta, con gioia, che la Chiesa vuole far festa insieme a coloro che il Signore – come dice la Bibbia – ha “saziato di giorni”. Celebriamola insieme! Vi invito ad annunciare questa Giornata nelle vostre parrocchie e comunità; ad andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti. Facciamo in modo che nessuno viva questo giorno nella solitudine. Avere qualcuno da attendere può cambiare l’orientamento delle giornate di chi non si aspetta più nulla di buono dall’avvenire; e da un primo incontro può nascere una nuova amicizia. La visita agli anziani soli è un’opera di misericordia del nostro tempo!

Chiediamo alla Madonna, Madre della Tenerezza, di fare di tutti noi degli artefici della rivoluzione della tenerezza, per liberare insieme il mondo dall’ombra della solitudine e dal demone della guerra. A tutti voi e ai vostri cari giunga la mia Benedizione, con l’assicurazione della mia affettuosa vicinanza. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me!

Roma, San Giovanni in Laterano, 3 maggio, festa dei santi Apostoli Filippo e Giacomo

 

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

"Pianeta Città": architetture a confronto tra urbano e globale

“Pianeta Città”, un evento che nasce in partnership con l’Ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti, conservatori della provincia di Parma, parte con un primo ciclo di sei conferenze ad ingresso libero sulle “architetture a confronto tra urbano e globale” in programma dal 10 maggio al 21 giugno al Ridotto del teatro Magnani di Fidenza (dalle ore 18:00 alle 20:00).
 
Gli incontri, moderati dal prof. Aldo Colonetti, filosofo, storico e teorico dell'arte del design e dell'architettura, già Direttore scientifico dello IED (Istituto Europeo Design), sono così programmati:
 
Si inizia martedì 10 maggio con Annalisa De Curtis, docente di architettura presso il Politecnico di Milano e management del museo e dei servizi museali alla Cattolica. Saggista, medaglia d’oro all’Architettura italiana, è suo lo stupendo progetto del Memoriale della Shoah di Milano. De Curtis interverrà sul tema “Il Museo come spazio pubblico urbano”
Il 17 maggio sarà la volta di Guido Morpurgo, architetto e collaboratore ventennale di Vittorio Gregotti, del quale cura come responsabile scientifico il Fondo Bibliografico. A Fidenza, Morpurgo porterà una lectio su “I tempi lunghi della città”, ovviamente basata sull’insegnamento del Gregotti.
Con Alfonso Femia, il 24 maggio, avremo un grande interprete del key concept strategico della rigenerazione urbana, attivo con numerosi progetti tra Francia e Italia. Proprio alla riqualificazione dei docks di Marsiglia, celebrata in tutto il mondo, Femia legherà il suo intervento sulle “Trasformazioni urbane possibili”.
Il 31 maggio arriverà l’architetto Mirko Zardini, protagonista di una ricerca sulla mixité che lega architettura e città contemporanea declinata nel dialogo su “Le città nel mondo”, esplorando le sue costanti e le sue variabili.
Il 14 giugno interverrà Andrea Cancellato, presidente della prestigiosa istituzione Federculture, ovvero la Federazione delle aziende e degli Enti italiani di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero. Colonetti e Cancellato dialogheranno su “I consumi culturali delle città”.
Il primo ciclo di “Pianeta Città” si concluderà il 21 giugno con un un confronto tra cinque architetti protagonisti altrettanti cantieri di rigenerazione che hanno inciso e incideranno sul rango urbanistico di Fidenza: Giovanni Del Boca (ex Gesuiti), Andrea Oliva (area delle bonifiche lungo via Marconi, restauro di Palazzo Porcellini e progetto dell’hub Marconi), Giampiero Peia (mediateca alle ex Orsoline), Luca Astorri (progetto del nuovo headquarter Sdm) e Paolo Giandebiaggi (area ex Ospedale).
Ha sottolineato il sindaco di Fidenza Andrea Massari:
“Un nuovo Piano urbanistico generale (Pug) non nasce facendo un esercizio di regole e planimetrie ma utilizzando per Fidenza la bussola che indica storia, presente e futuro. Significa imparare da chi ha già spostato più in alto l’asticella, mettendo allo stesso tavolo l’ambizione per una Fidenza ancora più forte e bella e il pragmatismo migliore per centrare gli obiettivi. Un’opportunità per tecnici e cittadini di cogliere gli stimoli che Fidenza può fare propri nel cammino che porterà al Piano urbanistico generale”.
L'assessore all’Urbanistica Maria Pia Bariggi ha così commentato:
“L’idea di una analisi di modelli insediativi deriva dalla necessità di investigare le possibili forme che la nostra, come le altre città, possono assumere in una sempre più rapida trasformazione. Gli spazi pubblici urbani, i lunghi tempi della città, le trasformazioni, i consumi culturali sono gli ambiti con i quali dovremo confrontarci per progettare il contemporaneo comparando forme, uso del suolo, densità e utopie affrontando il progetto di città o, meglio, parti compiute di città. Ci aiuterà una visione ampia dell’esperienza e della ricerca”.
 
I professionisti che parteciperanno potranno avere 2 crediti formativi professionali (Cfp) ad ogni incontro (quindi 12 Cfp per chi seguirà tutto il programma in calendario). 
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