San Donnino, maestro di preghiera, testimone di Cristo
- Scritto da Martina Pacini
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Solennità di S. Donnino martire (9 ottobre 2022)
San Donnino, maestro di preghiera, testimone di Cristo
L’apostolo Paolo ammonisce che:
«lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza , perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26-27).
L’umanità oggi esprime tutta la sua fatica del vivere, ma al contempo non rinuncia alla ricerca della verità e del senso dell’esistenza. In questa prospettiva, la nostra è una umanità che non ha smarrito il senso del primato dello spirituale anche se alcune volte lo cerca per vie tortuose, imboccando forme di sincretismo religioso che tutto generalizza o facendosi discepola di personalità più preoccupate di ostentare se stesse che di prendersi cura dell’altro nella libertà. Oggi i discepoli del Signore hanno ancora qualcosa da dire all’umanità anche relativamente alla preghiera; ciò essi intendono proporre senza arroganza di possedere una verità assoluta, ma indicando in Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio, la via, la verità e la vita (cfr. Gv 14,6); è lui il vero modello della preghiera che ci insegna l’arte dello stare davanti a Dio senza fughe mistiche; ci educa a stare nel mondo da discepoli, ma con l’atteggiamento di chi intercede misericordia per tutti. La preghiera cristiana è autentica scuola di spiritualità, ma anche di umanità, di audace speranza e di compassione verso tutti. La prima missione affidata ai credenti è la preghiera incessante alla quale nulla va anteposto. La preghiera esige questo primato nella vita di ogni discepolo. Come si scandisce questo servizio dell’orazione che la comunità offre davanti a Dio per il mondo intero?
Anzitutto, nella fedeltà e nell’assiduità alla preghiera comunitaria ecclesiale che trova i suoi momenti decisivi nelle Lodi del mattino e nel Vespro. I cristiani sono costituiti sentinelle pronte a vegliare nella notte di ogni tempo e in ogni momento per rendere sempre più vivo il memoriale di Cristo e della sua presenza misericordiosa. La preghiera della Chiesa è l’opera di Dio alla quale nulla può essere anteposto; è vera adorazione del Vivente in mezzo a noi al quale cerchiamo, per grazia, di conformare la nostra povera umanità. Non va disatteso che la sola presenza laddove la Chiesa si riunisce è già una lode al Signore unico, che tutto vede e scruta nel segreto di ogni cuore.
La preghiera ecclesiale, in secondo luogo, trova nell’eucaristia la sua espressione fondamentale perché è la Parola fatta carne che si fa dono. All’eucaristia, memoriale della pasqua del Signore, vanno ricondotti tutta la nostra giornata, il nostro lavoro e le nostre relazioni. Parola ed eucaristia costituiscono la vera identità della preghiera, ma anche della Chiesa stessa perché richiede nuova coerenza, quella scaturita dalla consegna della vita del Signore, pane spezzato e sangue versato. Parola ed eucaristia vincono tutte le nostre pigrizie e le nostre debolezze, realizzano la comunione fraterna oltre ogni divisione, conflitto e discordia.
Non va dimenticato, in terzo luogo, che è propria del discepolo anche la preghiera personale in comunione con tutti. Se intendiamo vivere alla presenza del Signore ogni giorno è necessario pregare nel silenzio, nell’umiltà, come Gesù stesso più volte ha indicato ai suoi (cfr. Lc 6,12; 9,28). L’aridità spirituale potrebbe condurci a ritenere la preghiera inutile, inefficace, abitudinaria; eppure non va dimenticato che è nell’esperienza della lotta che molti cercatori di Dio lo hanno trovato; nella notte della fede, in un silenzio implorante, in un incontro fatto presenza essi lo hanno compreso come Padre provvidente. Non va nemmeno disatteso il fatto che la preghiera personale è necessaria per sostenere quella della Chiesa. Il primato dell’orazione, pertanto, richiama la preghiera incessante (cfr. 1Ts 5,17), in ogni tempo, nella speranza, nel silenzio, nell’ascolto, nell’attesa oltre ogni tentazione di ridurre la vita del discepolo ad un attivismo inconcludente.
Il primato della preghiera, infine, rivela un cammino di ricerca di pace interiore davanti a Dio e al mondo; esso educa pazientemente all’ascolto dell’Unico e dei fratelli e sorelle che con noi condividono lo stesso cammino di crescita nella fede, in un’unica speranza che non delude e nella fedeltà alla Parola. Il primato della preghiera ricorda a ciascuno di noi che l’orazione è parte costitutiva della nostra chiamata e della missione in comunione con la Chiesa. La preghiera fa memoria a ciascuno di noi che solo così si è in tutto orientati al compimento della Parola, alla ricerca del volto del Signore nell’altro e nell’attesa perseverante di Colui che viene sempre. La comunità cristiana degli inizi si connota per l’assiduità alla preghiera davanti a Dio (cfr. At 1,14; 2,42); essa, infatti, rivela la natura di una Chiesa che cammina in una speranza audace, attende e vive nell’obbedienza all’unica volontà di Dio manifestata in Gesù il crocifisso, risorto e atteso come veniente. Laddove poteva presentarsi la tentazione di agire secondo modalità umane o secondo criteri legati all’efficienza del mondo e alla visibilità incondizionata, la comunità degli inizi intravede la necessità di stare davanti a Dio perché sia Lui a manifestare la sua volontà. Vivere il quotidiano alla presenza del Signore non è segno di spiritualismo esasperato; non è indice di inattività, di abbandono alla fatalità o traccia di disinteresse rispetto alle urgenze dell’apostolato, dell’annuncio dell’evangelo, della carità verso il prossimo. Al contrario, la preghiera è segno che rimanda al per primo di Dio, Signore della storia che conosce il cuore di tutti. Una Chiesa in preghiera si sottopone al giudizio del suo Signore perché sia lui ad indicarle la strada, ma anche le modalità con le quali annunciare e testimoniare la sua presenza compassionevole in una umanità che cammina tra l’indifferenza e la ricerca di senso del segno del tempo.
Con questi atteggiamenti la Chiesa che è in Fidenza si dispone a celebrare la solennità del patrono e martire di Cristo, San Donnino. Non è casuale, infatti, che uno dei bassorilievi antelamici che decorano il portale della cattedrale fidentina rappresenti il martire Donnino in atteggiamento orante con lo sguardo rivolto in modo deciso verso colui che è la via, la verità e la vita. Il martire Donnino ci insegni la difficile arte della preghiera e ci educhi a volgere le nostre povere vite al Signore unico della storia e del tempo.
+ Ovidio Vezzoli
vescovo di Fidenza