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Martina Pacini

Rimini: XLIII Meeting per l’amicizia fra i popoli. L’omelia del card. Matteo Zuppi

Pubblichiamo di seguito l'omelia che il Cardinal Matteo Zuppi, Presidente della CEI, ha pronunciato a Rimini domenica 21 agosto in occasione della s. Messa di apertura del XLIII Meeting per l’amicizia fra i popoli.
 
"Oggi contempliamo il sogno del profeta. Ne abbiamo bisogno nelle tante avversità che ci mettono alla prova e ci fanno sentire smarriti. Vediamo un piccolo anticipo del Signore che viene “a radunare tutte le genti e tutte le lingue”. “Essi verranno e vedranno la mia gloria”, abbiamo ascoltato dal profeta. Sentiamo tanta gioia e sempre nuovo stupore per questo popolo tratto dall’anonimato e dalla giungla della complessità. È l’incanto così umano che ci libera dal disincanto che si deposita silenziosamente nel cuore e finisce per farci accorgere di Dio e della bellezza dei suoi doni. Contempliamo la gloria di Dio, così diversa da quella degli uomini, spesso penosa, artefatta, traditrice dell’umanità stessa per chi la esibisce e per chi la insegue. Nell’antropologia digitale si nutre di follower e cura l’apparenza, spesso con grandi e vani sacrifici. La gloria di Dio è quella più vera degli uomini e si rivela nella fragilità, non nella forza; è per tutti e non per qualche influencer impresario di sé stesso; è per gli altri e per questo anche di chi la trasmette. La gloria di Dio la troviamo nella gioia di un muto che spiega finalmente il mondo che ha nel cuore; nelle lacrime asciugate di una donna che piangeva il figlio morto o nella speranza che si accende nel cuore di un peccatore raggiunto dalla luce dell’amore. La gloria di Dio è in chi ha visto il suo angolo del mondo raggiunto dalla preferenza che sceglieva proprio lui.

Oggi sono condotti qui “tutti i vostri fratelli da tutte le genti”, quelli i cui nomi portiamo ben scritti nel nostro cuore e i tanti che ci precedono nella strada per la festa senza fine ad iniziare dal servo di Dio Luigi Giussani che ricordiamo nel centenario della sua nascita. Ci guardano dal cielo e noi li guardiamo in un unico orizzonte infinito di amore. Quanto è vero che non si può avere Dio per Padre se non abbiamo la Chiesa come madre! E la Chiesa non è un’entità impalpabile, astratta, diafana ma assume i tratti, umani e spirituali, della nostra esperienza, della carne, del carisma di questa chiamata che ci fa riconoscere il dono che siamo. «Se il Verbo si è fatto carne, è in una carne che noi lo troviamo, identicamente», diceva Giussani, e quindi non “un devoto ricordo o un vago sentimento di pietà per Gesù”. Che tristezza, anche, i cristiani figli di sé stessi, che scambiano individualismo per maturità, che contrappongono l’appartenenza alla coscienza, la comunione alla responsabilità, un legame forte alla libertà interiore. Ecco la bellezza di essere qui aiuta tutti noi a godere della comunione che ci unisce tra noi e con la Chiesa tutta. Per capirla e aiutarla deve “approfondirsi nella fede personale, nel rapporto personale con Cristo e Dio”, non viceversa, cercando “prima di tutto aprirci a noi stessi, accorgerci vivamente delle nostre esperienze, guardare con simpatia l’umano ch’è in noi, prendere in considerazione quello che siamo veramente”.

Il nostro è un padre che “corregge colui che ama”. Dio ci tratta da figli, non da estranei; da padre, non da accompagnatore distratto che lascia fare o da asettico giudice che osserva e sentenzia. Il padre non coltiva il sospetto, non investe con il vento gelido di un giudizio distaccato, ma ci mette davanti a noi stessi, aiutandoci a scegliere, a ritrovarci, aspettando che siamo noi a raggiungere la sua e nostra casa per poterci abbracciare e renderci di nuovo padroni di noi stessi. Scriveva Péguy che il nostro Padre non ci possiede, ma desidera solo che cominciamo ad amarlo come uomini, liberamente, gratuitamente, aspettando l’ora segreta “quando i suoi figli cominciano a diventare uomini, / Liberi / E lui stesso trattato come un uomo, / Libero, quando la sottomissione precisamente cessa e quando i suoi figli divenuti uomini / L’amano”. E per ottenerci questa libertà, questa gratuità ha sacrificato tutto. Per questo “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Gesù non allarga la porta dell’amore tanto da non significare più nulla. Non ne fa una su misura, perché Lui è la misura, la porta. Gesù guardò con amore l’uomo ricco ma questi pensò che fosse una porta troppo stretta lasciare tutto perché il suo cuore era nelle ricchezze e non capì l’amore del maestro, la sua passione che conquista il cuore e fa sentire nel cuore la “vibrazione ineffabile e totale”. È una porta stretta per le passioni tristi e epidermiche della nostra generazione. La porta della gratuità è stretta in un mondo dove decide la convenienza individuale o di gruppo, ma dopo scopri la libertà dell’amore. La porta del perdono è stretta all’inizio, ma poi apre a ritrovare se stessi e il fratello. La porta è stretta per chi pensa di provarne infinite senza imparare mai ad amare per davvero. “La cultura di oggi ritiene impossibile conoscere, cambiare sé stessi e la realtà “solo” seguendo una persona”, diceva Giussani. L’esistenza di una porta e per di più stretta infastidisce uomini come noi, allettati dal facile e dal rapido, convinti di avere diritto a tutto senza sacrificio, perdendosi davanti alle prime difficoltà. Gesù per primo passerà per la porta stretta del non salvare sé stesso, di bere il calice e di amare fino alla fine. È la porta che passa chi ama, chi ha una passione per cui “l’istante non è più banalità”, per chi non vuole “vivere inutilmente”, come diceva Giussani. La passano i piccoli, i peccatori, i mendicanti della vita, i sognatori che non si arrendono al vuoto dell’amore e alla depressione escatologica, cioè al vivere senza speranza. È la porta che si apre a quanti si mettono in cammino da oriente e occidente, non pensano di essere loro al centro e cercano Gesù e il suo prossimo. La porta è all’inizio stretta ma poi diventa incredibilmente larga, si apre all’infinito, tanto da raggiungere il mondo intero, da farci entrare nel regno dei cieli, cioè nella felicità con tutti. Entriamo per questa porta quando condividiamo nella caritativa quello che abbiamo con chi non lo ha; quando liberiamo qualcuno dalla tortura della solitudine, quando rendiamo amato il soffio della vita accompagnandolo dal suo inizio fino alla sua fine, quando invitiamo a pranzo chi non può restituircelo. La porta larga poi diventa, invece, terribilmente stretta, perché riduce tutto all’io! Il mondo e la Chiesa hanno bisogno della passione irriducibile e forte per l’umano, piena di Cristo e che riconosce in questo il desiderio di Dio. Gesù ha passato la porta stretta, “si è reso finito, per liberare la nostra finitezza e “condurla nella dimensione della sua infinità, per venire incontro alle esigenze del nostro essere”, per potere dire anche noi “Dio veramente grande! Dio veramente buono! io mi conosco ora, comprendo chi sono”.

“Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”. Dio sia benedetto e sia benedetta questa nostra vita, da spendere, questa casa da costruire e amare con tutto noi stessi, questo mondo drammatico, pieno di sofferenza e di morte, di spreco e povertà, per cui avere la compassione di Gesù. È quella che ha vissuto e trasmesso Giussani che appena ordinato prete scrisse a un amico: «È da parecchi anni che io non piango più che per due motivi: il pensiero dell’infelicità eterna dei miei fratelli uomini – il pensiero dell’infelicità terrena degli uomini, simbolo di quella eterna. Noi Gesù ha scelto per gridare nel mondo il suo Amore e la felicità degli uomini: la grande e inenarrabile felicità che ci attende». È possibile. È il nostro ringraziamento per sentirla nel cuore. Sia la passione di ognuno per i nostri “Fratelli tutti”.

Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e limpido come acqua di sorgente. Ottienimi un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male. Formami un cuore dolce e umile che ami senza esigere di essere riamato, contento di scomparire in altri cuori, sacrificandosi davanti al Tuo Divin Figlio; un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare; un cuore tormentato dalla gloria di Cristo, ferito dal Suo amore, con una piaga che non si rimargini se non in cielo.

 

(Foto: Siciliani-Gennari/SIR)

A Castelguelfo concerto lirico e visita guidata

ALL’OMBRA DELL’ABSIDE DELLA CHIESA DI CASTELGUELFO

CONCERTO LIRICO E VISITA GUIDATA

 

La chiesa romanica di Castelguelfo, che si incontra sulla Via Emilia a metà strada tra Parma e Fidenza, oltre che luogo di culto è un importante monumento medievale risalente al 1230 (“ecclesia de Burgeto de Taro”), punto di riferimento per i pellegrini diretti a Roma. La Chiesa era dipendente dall’Abbazia Benedettina di S. Maria Maddalena di Vézelaj in Borgogna (Francia), da cui prende il nome; è stata poi patronato dei Pallavicino ed ebbe anche la protezione ducale; essa conserva nell’abside romanico bellissimi affreschi del ‘400. La chiesa è un gioiello artistico che la comunità locale intende valorizzare e far conoscere ad un pubblico sempre più vasto: perciò il Gruppo “Amici di Castelguelfo”, in collaborazione con la parrocchia di Castelguelfo – Pontetaro e con l’Associazione “Famiglia Aperta”, anche quest’anno ha organizzato alcuni eventi inseriti nel programma di “Estate delle pievi” ideato dalla Provincia di Parma, con il patrocinio e contributo del Comune di Fontevivo ed il sostegno della Ditta Azzali.

Il primo evento si terrà domenica 28 agosto: alle ore 17 sarà possibile visitare la chiesa con una visita guidata a cura della dott.ssa Giulia Greci, guida turistica certificata che farà un inedito excursus fra architettura, arte e simbologia della Pieve e del territorio circostante, nella sua valenza storica, culturale e religiosa.

Alle ore 18 nel cortile della chiesa, all’ombra del magnifico abside romanico, verrà eseguito il recital lirico (e non solo) “Mosaico Musicale” a cura del “Trio Verdi”: il Soprano Angela Gandolfo accompagnata al pianoforte da Roberto Barrali e da Giorgio Fiori al violoncello.

Il programma prevede romanze d’opera che spaziano dal verdiano “Ballo in maschera” alla “Norma” di  Bellini, passando per Faurè, Lehar e Wagner. Non mancheranno alcuni brani musicali tra cui la “Sonata per violoncello e pianoforte” di Chopin e brani del celebre “Il Carnevale degli animali”.

Ingresso libero e gratuito, consigliata la prenotazione per il ridotto numero di posti.  In caso di maltempo, il concerto si terrà all’interno della chiesa.

E' vivamente consigliato l’utilizzo della mascherina.

Prenotazione consigliata via mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., o whatsapp: 349-4551781.

A Monticelli d'Ongina la festa patronale di San Lorenzo

Martedì 9 agosto, in occasione della festa patronale di San Lorenzo, alle ore 21 a Monticelli d’Ongina nella Basilica dedicata al martire avrà luogo un concerto di musica sacra a cura della Corale San Donnino e della Corale Lirica Valtaro, entrambe dirette dal maestro Giovanni Chiapponi.

Mercoledì 10 agosto alle ore 21 celebrazione eucaristica in Basilica presieduta da don Marco D’Agostino, rettore del Seminario vescovile di Cremona.

Il grande pianista Ramin Bahrami in visita a Busseto ospite degli "Amici di Verdi"

Dopo aver tenuto a Parma nei giorni scorsi il concerto intitolato “La rinascita”, il pianista Ramin Bahrami, definito dalla critica “un poeta della tastiera, un mago del suono…” e considerato a livello internazionale tra i più interessanti e originali interpreti viventi della musica di Johann Sebastian Bach, ha voluto concedersi una due giorni bussetana.

Per il maestro d’origine iraniana la visita nei luoghi verdiani ha significato la concretizzazione di un sogno per molto tempo coltivato e finalmente divenuto realtà. Avverarlo è stato possibile grazie ai buoni uffici del vicepresidente dell’associazione “Amici di Verdi”, professor Emilio Mazzera e il tramite ne è stata Viliana De Giorgi, cugina dell’indimenticata professoressa Maura Vigevani, a lungo docente al Liceo Scientifico “D’Annunzio” di Fidenza. Nativa di Sant’Agata, ma ora residente a Fano, è ammiratrice e amica dell’artista, che ha abitato per anni nella città marchigiana e molte volte le aveva parlato del suo grande desiderio di recarsi nella terra di Verdi. Perciò Emilio e Viliana hanno accompagnato il quarantaseienne musicista a visitare la Casa Natale di Roncole e la chiesa di S. Maria degli Angeli, dove è rimasto colpito dal gruppo statuario del Compianto su Cristo morto di Guido Mazzoni, il capolavoro rinascimentale che si ritiene abbia ispirato al genio verdiano la Vergine degli Angeli.

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(In foto: il M.o Bahrami con alcuni consiglieri degli "Amici di Verdi" nel Salone Barezzi. In piedi il Vicepresidente Emilio Mazzera)

 

Nel capoluogo, tappe fondamentali nel percorso di visita dei luoghi verdiani sono stati il Salone e il Museo di Casa Barezzi. Lo storico salone, sede della Filarmonica Bussetana fondata da Antonio Barezzi, accolse infatti le prime composizioni ed esibizioni pubbliche di Verdi studente e poi giovane maestro. Vide anche nascere l’amore per Margherita Barezzi, la prima moglie di Verdi. Il compositore continuò a frequentare assiduamente la casa anche dopo la vedovanza e durante un soggiorno ospite del suocero vi scrisse alcune pagine de I due Foscari (1844). Lì, dove il giovane Verdi ebbe la sua prima formazione musicale e affettiva, il maestro Bahrami è stato accolto dall’intero consiglio direttivo deli Amici di Verdi e guidato dalla presidente Elena Bonilauri in un’appassionante visita al Museo, ricco di cimeli lettere autografe, ritratti, documenti e manifesti.

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(Ramin Bahrami visita con Elena Bonilauri il Museo di Casa Barezzi)

 

Nel Salone, l'illustre maestro non ha mancato di suonare brevemente il pianoforte abitualmente utilizzato nelle manifestazioni concertistiche e pure l’ottocentesco fortepiano viennese Tomaschek, meritevole di restauro. Sempre scortato dalla delegazione verdiana, si è poi recato alla Biblioteca di Busseto della Fondazione Cariparma e, dopo aver visitato gli ambienti storici del Monte di Pietà e le sale monumentali della biblioteca, si è soffermato con il bibliotecario Cristiano Dotti su alcuni autografi riguardanti la concessione della borsa di studio a Giuseppe Verdi da parte del Monte di Pietà di Busseto. Il professor Dino Rizzo ha invece illustrato alcune pagine musicali del fondo della Filarmonica bussetana con una particolare attenzione alla Messa di Gloria riconosciuta di mano del giovane Giuseppe Verdi.

Durante la visita il maestro Bahrami ha, inoltre, gentilmente autografato i suoi libri presenti in biblioteca. Nel congedarsi, entusiasta dell’accoglienza e dei tanti tesori che ha potuto cogliere nella visita alla cittadina, il maestro Bahrami ha confermato che – compatibilmente con gli impegni internazionali – sarà per lui emozionante tornare a Busseto, in futuro, per un suo concerto. Per gli Amici di Verdi incontrare una personalità come Ramin Bahrami è stata un’esperienza significativa e memorabile. Egli, figlio di un oppositore politico del regime di Ruhollah Khomeyni e di recente avvicinatosi alla fede cattolica, si è infatti accostato alla realtà storica e culturale bussetana con modestia e apertura mentale, apprezzandone, da uomo pronto a confrontarsi con il Bello, ovunque esso si trovi, tutti i minimi aspetti compresa l’accoglienza sincera e cordiale che lo ha fatto sentire, a suo dire, “come in famiglia”.

Alessandra Mordacci

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