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Martina Pacini

6° edizione del premio "Don Amos Aimi"

Giovedì 27 luglio è stato deliberato il PREMIO DON AMOS AIMI 2023, giunto alla 6^ edizione.
Il premio è dedicato alla memoria di Don Amos Aimi, archivista della Curia vescovile, bibliotecario del Seminario vescovile, canonico penitenziere della Cattedrale, parroco di Bastelli, amministratore parrocchiale di Chiusa Ferranda, studioso appassionato e instancabile della storia di Fidenza come testimoniano i numerosi saggi da lui scritti e curati.
Il premio è finalizzato ad incentivare la ricerca storica dando riconoscimento ad opere relative alla storia di Fidenza nel suo divenire nei secoli, pubblicate nell'ultimo decennio.
Gli autori potranno essere italiani e stranieri. Non esistono limiti di età per gli autori.
CONSISTENZA DEL PREMIO
Valorizzazione dell'opera secondo le seguenti modalità:
  • Evento di premiazione pubblica;
  • Acquisto di 30 copie finalizzato alla divulgazione dell'opera;
  • Inserimento nella Festa Internazionale della Storia.
  • I concorrenti dovranno presentare entro e non oltre il 2 OTTOBRE 2023, alle ORE 13.00 all'ufficio protocollo del Comune di Fidenza, un plico sigillato e controfirmato, con l'indicazione del mittente, indirizzato al Comune di Fidenza, c/o Ufficio Cultura , con la dicitura "Premio don Amos Aimi".
  • Nel plico dovrà essere inserita la domanda di partecipazione, il curriculum del candidato, copia del documento di identità e una copia cartacea dell'opera. Gli autori potranno concorrere con saggi, compendi e romanzi relativi alla storia di Fidenza nel suo divenire nei secoli e già oggetto di pubblicazione negli ultimi 10 anni.
    Le opere, presentate in formato cartaceo, saranno valutate da una commissione giudicatrice composta da tre componenti appartenenti ai seguenti ambiti: giornalistico, critico-letterario, storico.
    CERIMONIA DI PREMIAZIONE
    La cerimonia di premiazione si terrà sabato 14 ottobre alle ore 11 presso il Palazzo Municipale.
    Per informazioni e modulistica:
    Tel. 0524 517412
    Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

"Liberi di scegliere se migrare o restare": il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 109ª GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2023

(24 settembre 2023)

Liberi di scegliere se migrare o restare

 

Cari fratelli e sorelle!

I flussi migratori dei nostri giorni sono espressione di un fenomeno complesso e articolato, la cui comprensione esige l’analisi attenta di tutti gli aspetti che caratterizzano le diverse tappe dell’esperienza migratoria, dalla partenza all’arrivo, incluso un eventuale ritorno. Con l’intenzione di contribuire a tale sforzo di lettura della realtà, ho deciso di dedicare il Messaggio per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato alla libertà che dovrebbe sempre contraddistinguere la scelta di lasciare la propria terra.

“Liberi di partire, liberi di restare”, recitava il titolo di un’iniziativa di solidarietà promossa qualche anno fa dalla Conferenza Episcopale Italiana come risposta concreta alle sfide delle migrazioni contemporanee. E dal mio ascolto costante delle Chiese particolari ho potuto comprovare che la garanzia di tale libertà costituisce una preoccupazione pastorale diffusa e condivisa.

«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”» (Mt 2,13). La fuga della Santa Famiglia in Egitto non è frutto di una scelta libera, come del resto non lo furono molte delle migrazioni che hanno segnato la storia del popolo d’Israele. Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra di origine costringono milioni di persone a partire. Già nel 2003 San Giovanni Paolo II affermava che «costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria» (Messaggio per la 90a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 3).

«Presero il loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistato nella terra di Canaan e vennero in Egitto, Giacobbe e con lui tutti i suoi discendenti» (Gen 46,6). È a causa di una grave carestia che Giacobbe con tutta la sua famiglia fu costretto a rifugiarsi in Egitto, dove suo figlio Giuseppe aveva assicurato loro la sopravvivenza. Persecuzioni, guerre, fenomeni atmosferici e miseria sono tra le cause più visibili delle migrazioni forzate contemporanee. I migranti scappano per povertà, per paura, per disperazione. Al fine di eliminare queste cause e porre così termine alle migrazioni forzate è necessario l’impegno comune di tutti, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Un impegno che comincia col chiederci che cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare. Dobbiamo prodigarci per fermare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, la razzia delle risorse altrui, la devastazione della nostra casa comune.

«Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,44-45). L’ideale della prima comunità cristiana pare così distante dalla realtà odierna! Per fare della migrazione una scelta davvero libera, bisogna sforzarsi di garantire a tutti un’equa partecipazione al bene comune, il rispetto dei diritti fondamentali e l’accesso allo sviluppo umano integrale. Solo così si potrà offrire ad ognuno la possibilità di vivere dignitosamente e realizzarsi personalmente e come famiglia. È chiaro che il compito principale spetta ai Paesi di origine e ai loro governanti, chiamati ad esercitare la buona politica, trasparente, onesta, lungimirante e al servizio di tutti, specialmente dei più vulnerabili. Essi però devono essere messi in condizione di fare questo, senza trovarsi depredati delle proprie risorse naturali e umane e senza ingerenze esterne tese a favorire gli interessi di pochi. E lì dove le circostanze permettano di scegliere se migrare o restare, si dovrà comunque garantire che tale scelta sia informata e ponderata, onde evitare che tanti uomini, donne e bambini cadano vittime di rischiose illusioni o di trafficanti senza scrupoli.

«In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà» (Lv 25,13). La celebrazione del giubileo per il popolo d’Israele rappresentava un atto di giustizia collettivo: tutti potevano «tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio» (Catechesi, 10 febbraio 2016). Mentre ci avviciniamo al Giubileo del 2025, è bene ricordare questo aspetto delle celebrazioni giubilari. È necessario uno sforzo congiunto dei singoli Paesi e della Comunità internazionale per assicurare a tutti il diritto a non dover emigrare, ossia la possibilità di vivere in pace e con dignità nella propria terra. Si tratta di un diritto non ancora codificato, ma di fondamentale importanza, la cui garanzia è da comprendersi come corresponsabilità di tutti gli Stati nei confronti di un bene comune che va oltre i confini nazionali. Infatti, poiché le risorse mondiali non sono illimitate, lo sviluppo dei Paesi economicamente più poveri dipende dalla capacità di condivisione che si riesce a generare tra tutti i Paesi. Fino a quando questo diritto non sarà garantito – e si tratta di un cammino lungo – saranno ancora in molti a dover partire per cercare una vita migliore.

«Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). Queste parole suonano come monito costante a riconoscere nel migrante non solo un fratello o una sorella in difficoltà, ma Cristo stesso che bussa alla nostra porta. Perciò, mentre lavoriamo perché ogni migrazione possa essere frutto di una scelta libera, siamo chiamati ad avere il massimo rispetto della dignità di ogni migrante; e ciò significa accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare. Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno.

Il percorso sinodale che, come Chiesa, abbiamo intrapreso, ci porta a vedere nelle persone più vulnerabili – e tra questi molti migranti e rifugiati – dei compagni di viaggio speciali, da amare e curare come fratelli e sorelle. Solo camminando insieme potremo andare lontano e raggiungere la meta comune del nostro viaggio.

Roma, San Giovanni in Laterano, 11 maggio 2023

FRANCESCO

Tutela dei minori: un incontro di aggiornamento

L'equipe diocesana per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili promuove un incontro per martedì 26 settembre presso la sala multimediale san Michele in Fidenza.
L'incontro vuole essere un momento di confronto e aggiornamento dopo il primo appuntamento del maggio scorso con Chiara Griffini e don Airoldi. All'incontro sono invitati, oltre coloro che si rapportano con i più giovani nella quotidianità, anche i coordinatori dei cre/grest.

 

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