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Martina Pacini

Cei: "Osare la speranza" - Appello alle donne e agli uomini del nostro Paese

Osare la speranza

Appello alle donne e agli uomini del nostro Paese

Dipende da noi: impegniamoci. È questo il messaggio che sentiamo di rivolgere a noi stessi, alle nostre comunità, a tutte le donne e gli uomini d’Italia. Stiamo attraversando una fase particolarmente delicata e complicata della storia: le nostre parole non sono un incoraggiamento ad andare avanti nonostante tutto, ma un invito a osare con speranza. Non semplice ottimismo, ma speranza e realismo cristiano. La guerra, la pandemia, la crisi ambientale e quella delle imprese, l’aumento generalizzato dei costi, il caro bollette... sono tutte questioni che ci addolorano terribilmente e ci preoccupano. Non possiamo mai abituarci a vedere la vita calpestata. Il nostro appello è motivato prima di tutto dalla nostra fede e dalla certezza che il Vangelo di Gesù continua ad essere una Buona Notizia per tutti. Ci sta a cuore il futuro di ogni persona umana. “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Siamo fratelli e sorelle. “Impegniamoci”, tutti insieme, per non cedere al pessimismo e alla rabbia. Vogliamo essere spettatori o protagonisti del futuro? L’Italia ha bisogno dell’impegno di ciascuno, di responsabilità e di partecipazione. Vicini e solidali con chi soffre ed è in cerca di risposte ai tanti problemi quotidiani, rivolgiamo un appello agli elettori, ai giovani, a chi ha perso fiducia nelle Istituzioni e agli stessi rappresentanti che saranno eletti al Parlamento.

Agli elettori

Il voto è un diritto e un dovere da esercitare con consapevolezza. Siamo chiamati a fare discernimento fra le diverse proposte politiche alla luce del bene comune, liberi da qualsiasi tornaconto personale e attenti solo alla costruzione di una società più giusta, che riparte dagli “ultimi” e, per questo, possibile per tutti, e ospitale. Solo così può entrare il futuro! C’è un bisogno diffuso di comunità, da costruire e ricostruire sui territori in Italia e in Europa, con lo sguardo aperto al mondo, senza lasciare indietro nessuno. C’è urgenza di visioni ampie; di uno slancio culturale che sappia aprire orizzonti nuovi e nutrire un’educazione al bello, al vero e al giusto. Il voto è una espressione qualificata della vita democratica di un Paese, ma è opportuno continuare a sentirsene partecipi attraverso tutti gli strumenti che la società civile ha a disposizione.

Ai giovani

Ai giovani, che per la prima volta si recano a un seggio elettorale, diciamo di avere fiducia! Con il vostro voto lanciate a tutta l’Italia un forte messaggio di partecipazione alla costruzione del bene comune, nel rispetto della persona, di tutte le persone in ogni fase della vita. Questo è il vero criterio per orientarsi nelle scelte. Il vostro impegno per la cura del Creato è un esempio per tutti. Vedere che i giovani si pongono dalla parte di chi vuole affrontare e risolvere i problemi è un segno che fa ben sperare. E impegna, allo stesso tempo, noi adulti a non tradire i vostri sogni.

Ai disillusi

A chi, dopo molti anni, è tentato di pensare che nulla cambierà anche stavolta, ricordiamo che il contributo di tutti è molto prezioso. Comprendiamo la vostra preoccupazione: sarà possibile mettere da parte le divisioni e guardare al bene del Paese? Vi invitiamo, però, a non far prevalere la delusione: impegniamoci! La partecipazione democratica è amore per il nostro Paese. Invitiamo chi si trova ad affrontare gravi problemi e si sente ai margini della società a non scoraggiarsi e a dare il proprio irrinunciabile contributo.

Agli eletti

Chiediamo ai futuri eletti di non dimenticare mai l’alta responsabilità di cui sono investiti. Il loro servizio è per tutti, in particolare per chi è più fragile e per chi non ha modo di far sentire la sua voce. L’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale... È il tempo di scelte coraggiose e organiche. Non opportunismi, ma visioni. Vi invitiamo a vivere la responsabilità politica come “la forma più alta di carità”.

Prospettive

Ripartiamo dai luoghi di vita: qui abbiamo ritrovato il senso della prossimità durante la pandemia. Il Cammino sinodale che le Chiese in Italia stanno vivendo può costituire davvero un’opportunità per far progredire processi di corresponsabilità. È sempre nei luoghi di vita che abbiamo appreso l’arte del dialogo e dell’ascolto, ingredienti indispensabili per ricostruire le condizioni della partecipazione e del confronto. Riscopriamo e riproponiamo i principi della dottrina sociale della Chiesa: dignità delle persone, bene comune, solidarietà e sussidiarietà. Amiamo il nostro Paese. La Chiesa ricorderà sempre questo a tutti e continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità.

Consiglio Episcopale Permanente della Cei

 

 

Dai carcerati le ostie per il Congresso Eucaristico Nazionale

 
Sono stati i detenuti delle carceri di Opera (Milano) e di Castelfranco Emilia (Modena) a preparare le 35mila ostie che verranno distribuite durante le celebrazioni del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, in programma a Matera dal 22 al 25 settembre. 
Promossa dall’Ispettorato generale dei cappellani delle carceri italiane, l’iniziativa vuole esprimere la condivisione spirituale dei ristretti con le Chiese in Italia e lanciare un messaggio forte che, oltrepassando le sbarre, possa raggiungere tutti. “Il pane che sulla mensa diventerà il Corpo di Cristo vuole essere la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e al mondo civile per non dimenticare che, anche nelle carceri, c’è una Chiesa bisognosa di ascolto, di accoglienza e di riscatto”, sottolinea don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri. 
Realizzato grazie al sostegno della Fondazione “La Casa dello Spirito e delle Arti” del carcere di Opera e alla Cooperativa sociale “Giorni Nuovi” e “Missione speranza” del carcere di Castelfranco Emilia, il progetto ha visto il coinvolgimento di numerosi detenuti: la produzione artigianale delle ostie è stata una tappa fondamentale nel loro cammino di riconciliazione e riparazione al male commesso, che viene sostenuto e incoraggiato da tanti cappellani e volontari che rendono le carceri luoghi di recupero e non polveriere di rabbia. “In questo tempo difficile e di crisi economica e sociale, gli Istituti Penitenziari hanno maggiormente bisogno di mani tese, di forze nuove di donne e uomini di buona volontà che sappiano curare le ferite, senza pregiudizio e disprezzo alcuno verso coloro che sono avvolti dal manto della prigione esistenziale”, afferma l’Ispettore generale, che invita a “ritornare al gusto del servizio, a indossare l’umile grembiule, a chinare il capo e a servire coloro che sono nella difficoltà”.
Il Congresso Eucaristico Nazionale, è l’auspicio di don Grimaldi, “ci faccia cogliere e comprendere ancora di più che in quel piccolo pezzo di pane, che nutre la nostra fragilità umana, oltre ad esserci Il Cristo Vivente, sono racchiusi anche i dolori dell’umanità, sono impressi i volti di coloro che vivono nelle carceri”.  
 
Foto: Archivio SIR

"Votare, perché?" - Messaggio del Vescovo Ovidio per le elezioni politiche del 25 settembre 2022

Messaggio per le elezioni politiche del 25 settembre 2022

Votare perché?

I giorni che precedono le elezioni politiche del 25 settembre 2022 sono caratterizzati da una concitata campagna elettorale, spesso impegnata esclusivamente in una diffusione competitiva di discredito di una coalizione o di un partito nei confronti di quelli che sono definiti “avversari”. Da una parte, la comunità internazionale è tutta tesa nel denunciare un clima avvelenato che ravviva il propagarsi di una guerra che coinvolge in modi diversi tutti, rendendo difficile ogni processo per il ristabilimento della pace; dall’altra, la politica italiana offre uno spettacolo miserevole di particolarismi incapaci di visioni più ampie, gretti tatticismi lontani dai reali problemi del paese, schermaglie verbali che offendono la fatica del pensare più nobile e la pazienza di cittadini stupiti davanti ad uno spettacolo così deludente e deplorevole.

Non pochi amici in questo tempo ultimo mi chiedono preoccupati: perché votare? Per chi votare? Ne vale la pena se poi nulla cambia e tutto permane immutato? Perché esprimere un atto di fiducia nei confronti di una classe politica estranea alle fatiche della gente e preoccupata solo di condire discorsi senza possibilità di trovare una concretezza nella vita reale? Non nascondo che questi interrogativi destano inquietudine; ma ancor di più da essi trapela rassegnazione, amarezza, sconcerto e delusione per tanta grettezza e barbarie. A questi amici cerco di rispondere sottolineando che la realtà politica e sociale sta a cuore ai cristiani; essi non assumono atteggiamenti né di fuga né di ostruzione davanti alla complessità della vita. Ne è prova il fatto che, anche nei momenti di difficoltà della comunità civile, i cristiani condividono con essa le medesime prove; per questo non si stancano di implorare e di lavorare per la pace e la concordia. Il compito al quale tutti sono chiamati, credenti e non, è indicato dalla ricerca instancabile e concorde del bene comune per un vero progresso del Paese nella verità, nella libertà e nella giustizia. A tal fine è necessario superare ogni gretto particolarismo. In ciò il discernimento sapiente e la ricerca del bene comune nel governo della società civile sono guidati da una prospettiva più aperta, che conduce ad elaborare progetti politici oltre l’interesse immediato di una pubblicitaria visibilità a tutti i costi.

Non meno decisiva è l’attenzione posta dalla comunità cristiana alle problematiche politiche, culturali e sociali, che interrogano tutti. I cristiani che vivono nel mondo fanno proprie le attese e le speranze di ogni uomo e di ogni donna, condividendo le fatiche, gli aneliti alla giustizia, alla salvaguardia della dignità della persona e del creato, allo stile dell’accoglienza senza pregiudizi, alla ricerca senza sosta della riconciliazione fraterna. I credenti, rifuggendo da ogni idolatria economica, che assolutizza le potenze mondane, lavorano e pregano davanti a Dio perché susciti guide sagge per il popolo e lo guidino al vero progresso in cui è garantita la dignità di tutti e a qualsiasi età della vita. I cristiani non intendono giustificare alcuna latitanza o dispensa dal lavorare accanto a fratelli e sorelle in tutto ciò che riguarda un coinvolgimento diretto nella realtà politica e sociale. Senza pretesa alcuna di indicare un cammino univoco, mortificando ogni prospettiva altra perché non confessionale, i cristiani contribuiscono al progresso umano e spirituale di tutti. Essi compiono ciò in forza dell’evangelo e non per la riconquista di una cristianità perduta da contrapporre come baluardo al secolarismo tecnocrate.

Per il cristiano permane il riferimento al modello Gesù, venuto per servire e non per essere servito (cfr. Mc 10,45; Gv 13,1-20); egli assume su di sé tutta l’umanità nella sua condizione storica facendo proprie le sue attese e le sue speranze, strappandola all’illusione di una salvezza senza l’umano. La Chiesa non delega in modo ipocrita la responsabilità del governo politico, non domanda ai credenti di rimanere neutrali, non predica la fuga mundi, bensì sottolinea l’impegno nell’orizzonte della croce del Servo, che ha assunto l’alienazione più radicale dell’uomo per redimerlo. Nello stesso tempo, l’impegno di collaborazione della Chiesa con l’autorità civile diventa appello critico a considerare ogni struttura e ogni programma politico come una realtà penultima, che da se stessa non salva. La Chiesa quando prega per coloro che governano svolge un’azione politica profetica; essa contribuisce a discernere il senso del giudizio di Dio sul corso delle vicende storiche dell’umanità.

In questa prospettiva, la prossima consultazione elettorale politica (25 settembre) è appello alla responsabilità. Questa esige discernimento sapiente in vista della scelta di persone chiamate a svolgere un compito politico e amministrativo per il bene comune; ciò esige che siano persone caratterizzate da trasparenza di intenzioni, coerenza e maturità umana che è nobile virtù contro ogni forma di vanità, la rinuncia ad una polemica miserevole impegnata ad individuare sempre altrove un colpevole da condannare e al quale delegare la ragione del malessere sociale. Ciò richiede, nondimeno, che quanti si impegnano nell’azione politica e sociale devono essere persone caratterizzate da una spiritualità autentica che si declina in alcune caratteristiche proprie: intelligenza aperta; fatica del pensare e del discernere; immaginazione non frustrante; libertà interiore, creatività senza derive populistiche e senza equivoci demagogici; coerenza e unità interiore senza divisioni rispetto alle promesse annunciate; vigilanza sulla tentazione di onnipotenza che fa del potere da conquistare e della visibilità a tutti i costi l’unico obiettivo della vita politica e non solo. Ogni azione di impegno politico trova la sua radice nell’interiorità, che permette di fare politica in modo giusto, umano e intelligente; una politica orientata alla responsabilità di costruire un “noi”, “con” e “per” gli altri, ossia quella città che è la casa comune in cui dimorare, non nella paura dell’altro, ma nella audace speranza di chi crede che la fraternità è possibile.

                                                                                       + Ovidio Vezzoli

                                                                                                 vescovo di Fidenza

 

(Foto: AFP/SIR)

Offerte per i sacerdoti: il 18 settembre la Giornata nazionale

Ogni giorno ci offrono il loro tempo, ascoltano le nostre difficoltà e incoraggiano percorsi di ripresa: sono i nostri sacerdoti che si affidano alla generosità dei fedeli per essere liberi di servire tutti. Per richiamare l’attenzione sulla loro missione, torna domenica 18 settembre la Giornata nazionale delle offerte per il sostentamento del clero diocesano, che sarà celebrata nelle parrocchie italiane.


La Giornata – giunta alla XXXIV edizione – permette di dire “grazie” ai sacerdoti, annunciatori del Vangelo in parole ed opere nell’Italia di oggi, promotori di progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, punto di riferimento per le comunità parrocchiali. Ma rappresenta anche il tradizionale appuntamento annuale di sensibilizzazione sulle offerte deducibili. “È un’occasione preziosa – sottolinea il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – per far comprendere ai fedeli quanto conta il loro contributo. Non è solo una domenica di gratitudine nei confronti dei sacerdoti ma un’opportunità per spiegare il valore dell’impegno dei membri della comunità nel provvedere alle loro necessità. Basta anche una piccola somma ma donata in tanti”.

Nonostante siano state istituite nel 1984, a seguito della revisione concordataria, le offerte deducibili sono ancora poco comprese e utilizzate dai fedeli che ritengono sufficiente l’obolo domenicale; in molte parrocchie, però, questo non basta a garantire al parroco il necessario per il proprio fabbisogno. Da qui l’importanza di uno strumento che permette a ogni persona di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani. “Le offerte – aggiunge Monzio Compagnoni – rappresentano il segno concreto dell’appartenenza ad una stessa comunità di fedeli e costituiscono un mezzo per sostenere tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro. La Chiesa, grazie anche all’impegno dei nostri preti, è sempre al fianco dei più fragili e in prima linea per offrire risposte a chi ha bisogno”.


Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le offerte permettono, dunque, di garantire, in modo omogeneo in tutto il territorio italiano, il sostegno all’attività pastorale dei sacerdoti diocesani. Da oltre 30 anni, infatti, questi non ricevono più uno stipendio dallo Stato, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento.
Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e circa 3.000, ormai anziani o malati dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo.

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In occasione della Giornata del 18 settembre in ogni parrocchia i fedeli troveranno locandine e materiale informativo per le donazioni. Nel sito www.unitineldono.it è possibile effettuare una donazione ed iscriversi alla newsletter mensile per essere sempre informati sulle numerose storie di sacerdoti e comunità che, da nord a sud, fanno la differenza per tanti.

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