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Martina Pacini

Il discorso di Papa Francesco agli adolescenti giunti a Roma

Pubblichiamo il discorso che Papa Francesco ha rivolto ai partecipanti al pellegrinaggio degli adolescenti a Roma dal titolo #Seguimi. 

Carissimi ragazzi e ragazze, benvenuti!
Grazie di essere qui! Questa piazza attendeva da tempo di riempirsi della vostra presenza, dei vostri volti, del vostro entusiasmo. Due anni fa, il 27 marzo, venni qui da solo per presentare al Signore la supplica del mondo colpito dalla pandemia. Forse quella sera eravate anche voi nelle vostre case davanti al televisore a pregare insieme alle vostre famiglie. Sono passati due anni con la piazza vuota e alla piazza è successo come succede a noi quando facciamo digiuno: abbiamo voglia di mangiare e, quando andiamo a mangiare dopo il digiuno, mangiamo di più; per questo si è riempita di più: anche la piazza ha sofferto il digiuno e adesso è piena di voi! Oggi, tutti voi, siete insieme, venuti dall’Italia, nell’abbraccio di questa piazza e nella gioia della Pasqua che abbiamo appena celebrato.


Gesù ha vinto le tenebre della morte. Purtroppo, sono ancora dense le nubi che oscurano il nostro tempo. Oltre alla pandemia, l’Europa sta vivendo una guerra tremenda, mentre continuano in tante regioni della Terra ingiustizie e violenze che distruggono l’uomo e il pianeta. Spesso sono proprio i vostri coetanei a pagare il prezzo più alto: non solo la loro esistenza è compromessa e resa insicura, ma i loro sogni per il futuro sono calpestati. Tanti fratelli e sorelle attendono ancora la luce della Pasqua.
Il racconto del Vangelo che abbiamo ascoltato inizia proprio nel buio della notte. Pietro e gli altri prendono le barche e vanno a pescare – e non pescano nulla. Che delusione! Quando mettiamo tante energie per realizzare i nostri sogni, quando investiamo tante cose, come gli apostoli, e non risulta nulla… Ma succede qualcosa di sorprendente: allo spuntare del giorno, appare sulla riva un uomo, che era Gesù. Li stava aspettando. E Gesù dice loro: “Lì, alla destra ci sono i pesci”. E avviene il miracolo di tanti pesci: le reti si riempiono di pesci.

Questo può aiutarci a pensare ad alcuni momenti della nostra vita. La vita alle volte ci mette a dura prova, ci fa toccare con mano le nostre fragilità, ci fa sentire nudi, inermi, soli. Quante volte in questo periodo vi siete sentiti soli, lontani dai vostri amici? Quante volte avete avuto paura? Non bisogna vergognarsi di dire: “Ho paura del buio!” Tutti noi abbiamo paura del buio. Le paure vanno dette, le paure si devono esprimere per poterle così cacciare via. Ricordate questo: le paure vanno dette. A chi? Al papà, alla mamma, all’amico, all’amica, alla persona che può aiutarvi. Vanno messe alla luce. E quando le paure, che sono nelle tenebre, vanno nella luce, scoppia la verità. Non scoraggiatevi: se avete paura, mettetela alla luce e vi farà bene!

Il buio ci mette in crisi; ma il problema è come io gestisco questa crisi: se la tengo solo per me, per il mio cuore, e non ne parlo con nessuno, non va. Nelle crisi si deve parlare, parlare con l’amico che mi può aiutare, con papà, mamma, nonno, nonna, con la persona che può aiutarmi. Le crisi vanno illuminate per vincerle.

Cari ragazzi e ragazze, voi non avete l’esperienza dei grandi, ma avete una cosa che noi grandi alle volte abbiamo perduto. Per esempio: con gli anni, noi grandi abbiamo bisogno degli occhiali perché abbiamo perduto la vista o alle volte diventiamo un po’ sordi, abbiamo perduto l’udito… O, tante volte, l’abitudine della vita ci fa perdere “il fiuto”; voi avete “il fiuto”. E questo non perdetelo, per favore! Voi avete il fiuto della realtà, ed è una cosa grande. Il fiuto che aveva Giovanni: appena visto lì quel signore che diceva: “Buttate le reti a destra”, il fiuto gli ha detto: “È il Signore!”. Era il più giovane degli apostoli. Voi avete il fiuto: non perdetelo! Il fiuto di dire “questo è vero – questo non è vero – questo non va bene”; il fiuto di trovare il Signore, il fiuto della verità. Vi auguro di avere il fiuto di Giovanni, ma anche il coraggio di Pietro. Pietro era un po’ “speciale”: ha rinnegato tre volte Gesù, ma appena Giovanni, il più giovane, dice: “È il Signore!”, si butta in acqua per trovare Gesù.


Non vergognatevi dei vostri slanci di generosità: il fiuto vi porti alla generosità. Buttatevi nella vita. “Eh, Padre, ma io non so nuotare, ho paura della vita!”: avete chi vi accompagna, cercate qualcuno che vi accompagni. Ma non abbiate paura della vita, per favore! Abbiate paura della morte, della morte dell’anima, della morte del futuro, della chiusura del cuore: di questo abbiate paura. Ma della vita, no: la vita è bella, la vita è per viverla e per darla agli altri, la vita è per condividerla con gli altri, non per chiuderla in sé stessa.


Io non vorrei dilungarmi tanto, soltanto vorrei dire che è importante che voi andiate avanti. Le paure? Illuminarle, dirle. Lo scoraggiamento? Vincerlo con il coraggio, con qualcuno che vi dia una mano. E il fiuto della vita: non perderlo, perché è una cosa bella.
E, nei momenti di difficoltà, i bambini chiamano la mamma. Anche noi chiamiamo la nostra mamma, Maria. Lei – state attenti –aveva quasi la vostra età quando accolse la sua vocazione straordinaria di essere mamma di Gesù. Bello: la vostra età, più o meno… Vi aiuti lei a rispondere con fiducia il vostro “Eccomi!” al Signore: “Sono qui, Signore: cosa devo fare? Sono qui per fare del bene, per crescere bene, per aiutare con il mio fiuto gli altri”. Che la Madonna, la mamma che aveva quasi la vostra età quando ha ricevuto l’annuncio dell’angelo ed è rimasta incinta, che lei vi insegni a dire: “Eccomi!”. E a non avere paura. Coraggio, e avanti!

Dopo la benedizione:
Gesù risorto sia la forza della vostra vita: andate in pace e siate felici, tutti voi: in pace e con gioia!

 

In foto: I ragazzi della nostra Diocesi (con i cappellini arancioni) in piazza San Pietro.

Il saluto del Card. Gualtiero Bassetti all’incontro del Papa con gli adolescenti

Pubblichiamo il saluto del Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI, pronunciato all’incontro del Papa con gli adolescenti (18 aprile 2022).

Santo Padre,
oggi è un giorno davvero speciale, molto speciale per tutti noi; e anche per Lei.
Lei, Padre Santo, ha celebrato qui alcune liturgie pasquali, ma quello di oggi è il primo incontro pubblico in piazza s. Pietro, dopo il lungo periodo della pandemia. Ci sono rimaste nel cuore e nella memoria le immagini di quell’ultima volta prima di oggi, quel famoso 27 marzo 2020: Lei qui, solo, sotto la pioggia; noi al di là degli schermi, chiusi nelle nostre case e prigionieri della paura per quanto stava accadendo. Eravamo insieme, certo. Ma a distanza: la pandemia ci obbligava a questa situazione strana, alla quale abbiamo poi dovuto abituarci dentro le nostre case, le scuole, le chiese, dovunque la vita ci chiamava.
Finalmente siamo qui, insieme e vicini. Questa, credo, è la piazza più bella che si potesse sognare: davanti a Lei c’è una variopinta, gioiosa, festosa folla di adolescenti italiani. Come Lei vede, sono pieni di
entusiasmo: hanno trovato un numero incredibile di amici, e hanno trovato Lei, Padre Santo.

Ma la gioia di oggi non deve far dimenticare, a noi e a loro, la fatica e la sofferenza dei mesi trascorsi. Non sono dei grandi spensierati i ragazzi che stanno davanti a Lei. Hanno sofferto, molto, durante gli ultimi due anni: più degli adulti sono spesso piombati in una solitudine che nessuna tecnologia ha potuto evitare. E il male della solitudine ne produce molti altri: sono mali che spesso non si vedono, che si annidano dentro al cuore e che rendono più acute le difficoltà nell’affrontare i rapporti con gli altri, lo studio, gli impegni vari della vita di tutti i giorni.
Hanno dovuto fare i conti con la fragilità del corpo e della malattia. Alcuni di loro hanno visto in faccia la morte, quella dei nonni, delle persone care, degli amici. Sono stati costretti a volersi bene senza potersi abbracciare o stringere la mano. Hanno cercato di portare avanti i loro percorsi formativi davanti ad uno schermo. Anche grazie a questo, hanno scoperto che il sapere non ha sapore, se è soltanto una ricerca solitaria. Sono affiorate nel loro cuore le domande che ogni adolescente si pone sul perché si vive, perché si soffre e perché si muore. Il futuro è apparso loro oscuro e incerto. Ma questo ha permesso a noi adulti, anche grazie a queste domande, di sentirci più fraterni con loro, perché quelle domande sono anche le nostre.


Eppure e nonostante tutto, ci hanno sorpresi. Quando abbiamo ipotizzato questo incontro e ne abbiamo parlato anche con Lei, eravamo pieni di dubbi: sarà possibile organizzarlo? E soprattutto: verranno? Non sarà che noi abbiamo perso loro e loro hanno perso la voglia di affrontare un viaggio, di spendere un po’ delle loro vacanze per essere qui? Fu una sua parola, breve ma decisa, a darci coraggio: ci disse di andare avanti. Ci siamo messi al lavoro. Avevamo qualche apprensione, ma nel cuore non mancava la fiducia che qualcosa potesse succedere. E questa piazza piena di ragazzi e traboccante di entusiasmo, Padre Santo, è la loro risposta.
Chi l’avrebbe mai immaginata? Nelle ultime settimane i loro preti e i loro educatori ci hanno detto più e più volte che sono stati travolti dall’entusiasmo di questi adolescenti. Quante telefonate per dirci che erano stati costretti a rivedere i numeri dei partecipanti! Sì, Santo Padre, se oggi siamo qui, lo dobbiamo a questi ragazzi! Immagino che le loro paure, le loro ansie, i loro dubbi non si siano dissolti nel giro di qualche giorno: sono qui per il bisogno intenso di un incontro bello, importante, da ricordare in futuro.


Qui vorrebbero capire che le loro domande sono accolte da qualcuno e che il mistero della vita può continuare a esercitare il suo fascino su di loro. Hanno viaggiato come pellegrini verso Roma, hanno ritrovato i loro amici e ne hanno trovato di nuovi. Ma ora hanno bisogno della parola di un Padre, la sua, che annunci loro che il Signore Gesù può farci vivere ancora una volta l’esperienza gioiosa della Risurrezione.

Io mi sento di ringraziarli questi ragazzi: un vecchio di ottant’anni come me, davanti a uno spettacolo del genere mormora con le lacrime agli occhi “Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace”!
Così come ringrazio chi li ha accompagnati. I loro vescovi, anzitutto, che sono qui numerosi, hanno affrontato il viaggio con loro, e hanno accettato con gioia questa fatica dopo quelle, intense, delle ricorrenze di Pasqua. E poi tutti i loro educatori: laici giovani e adulti, preti, religiosi e religiose. È importante anche per loro che Lei abbia deciso di essere qui oggi: con generosità si spendono nelle parrocchie di tutta Italia e il loro lavoro è oscuro, talvolta lo vede solo il Signore e spesso è questa la loro unica, insostituibile consolazione. Sono sicuro che questi ragazzi e questa giornata darà anche a loro il
coraggio per il ritorno a casa e per la ripresa del loro impegno.


Mi permetto di sognare anche per le Chiese che sono in Italia. Abbiamo tanti difetti, Santo Padre, e il cammino è lungo e faticoso. Ma il nostro è un popolo buono, che non ha mai del tutto abbandonato le sue radici cristiane. Chissà che questi ragazzi, oggi, ci aiutino davvero a riprendere le fila del Vangelo, dentro questa storia, drammatica e appassionante, nella quale il Signore ci chiede di testimoniare la nostra fede.

Infine, ringrazio Lei. La sua lunga storia personale parte dall’Italia, si snoda in situazioni e paesi lontani e diversi, torna qui, al cuore della Chiesa, al servizio di tutto il popolo di Dio. La sua passione, nata anche da quella lunga storia, ci ha scosso e stimolato e continua a scuoterci e a stimolarci. Grazie per tutto questo. Grazie, per essere qui, oggi, con noi. Ci prenda tutti per mano e ci tenga nel cuore. In particolare, tenga per mano e tenga nel cuore questi ragazzi che sono venuti qui perché hanno desiderato intensamente di incontrarla. Aspettano la sua parola che li aiuterà a tornare, con più coraggio e più entusiasmo, agli impegni della loro vita di tutti i giorni che li attendono, nei prossimi giorni, al loro ritorno a casa.

 

In foto: I ragazzi della nostra Diocesi alle porte di Piazza San Pietro.

Festa patronale di San Vitale: tutti gli eventi

Salsomaggiore Terme festeggia il patrono San Vitale con un fitto programma di eventi fino al 1° maggio: spettacoli a teatro, competizioni sportive, convegni e concerti.
Sabato 23 e sabato 30 aprile avrà luogo il mercatino vintage dell’artigianato: arte, collezionismo e specialità alimentari.
Il 22 aprile sfilano le auto d’epoca della celebre gara di regolarità Terre di Canossa - International Classic Car Challenge e il 23 aprile inizia il Torneo Bayer Internazionale Juniores di Tennis che ha lanciato giocatori come Matteo Berrettini.
Sabato 23 aprile alle 17.30 nel Parco Corazza suona il rock-folk dei Mé, Pék e Barba, un concerto organizzato da ANPI Salsomaggiore.
Torna il tradizionale Concorso del Bargnolino, organizzato da PRO LOCO Salsomaggiore: domenica 24 aprile il premio al miglior liquore fatto in casa e una lunga giornata di festeggiamenti in Via Milano.
Nell'Anniversario della liberazione d'Italia- 25 aprile- la parata della Banda cittadina sfila dalla Corte Civica Tommasini.
"La parità fa la differenza": il 27 aprile alle 21, nel Palazzo dei Congressi si parlerà della condizione di uomini e donne nello sport, con la partecipazione della Campionessa Sara Fantini
Giovedì 28 aprile tutti i bambini sono invitati al Grande spettacolo di burattini di Isingrini al Gazebo di Viale Romagnosi, con una golosa merenda offerta da Proloco Salsomaggiore. Nello stesso giorno alle ore 18 il Vescovo Ovidio presiederà la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Vitale, mentre alle ore 21 avrà luogo il concerto di inaugurazione dell'organo "Corna" con Alberto Mazzoli.
Si conclude sabato 30 con il concerto del Chorus - Gruppo Ritmico Corale nella chiesa di San Vitale e domenica 1° maggio con la parata della Banda cittadina in occasione della Festa dei Lavoratori.
Per info: Ufficio Turistico di Salsomaggiore Terme - 0524 580211

Cogolonchio, ultimati i restauri della chiesa. Sabato 30 aprile la celebrazione eucaristica

Si avviano verso la fase finale i restauri alla chiesetta di Cogolonchio dedicata a San Giorgio Martire. Nell’enciclopedia diocesana fidentina a cura di Dario Soresina si legge che l’edificio sacro venne eretto in soli cinque mesi ed inaugurato il 15 dicembre 1625. La chiesa da tempo mostrava segni evidenti di instabilità: si è reso quindi necessario un intervento di restauro reso possibile grazie al prezioso contributo dei fondi dell’8xmille che la Cei ogni anno destina alle Diocesi e grazie al contributo di generosi benefattori e parrocchiani, cui è andato il profondo ringraziamento da parte del parroco don Marek Jaszczak. Tra gli interventi realizzati si ricorda la posa di tiranti in ferro per migliorare il comportamento statico dell’edificio e il restauro della cappella dedicata alla Madonna Addolorata.

La presentazione dei lavori effettuati avrà luogo sabato 30 aprile al termine della celebrazione eucaristica delle ore 18 presieduta dal Vescovo Ovidio.

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