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A Busseto è iniziato il Giubileo per i 500 anni della croce astile

E’ iniziato con molta solennità il Giubileo della parrocchia di San Bartolomeo per i 500 anni della stupenda croce astile dei fratelli orafi Filippo e Damiano da Gonzate, richiamata anche dagli stendardi esposti in facciata e all’interno della Collegiata.
Domenica 25 febbraio all'interno della s. Messa dopo la proclamazione del Vangelo è stata data lettura del Decreto con il quale la Penitenzieria Apostolica di Roma ha concesso alla comunità un anno di grazia con l’indulgenza per i vivi e i defunti, alle consuete condizioni: la preghiera davanti al Crocifisso e all’Addolorata, la confessione e comunione eucaristica, la preghiera per le intenzioni del Papa, opere di carità.
Tanti i fedeli presenti, il sindaco di Busseto Stefano Nevicati e la vice sindaco Milva Furlotti, una rappresentanza degli Alpini, della Pubblica Assistenza, degli "Amici di Verdi" e della Protezione Civile.
Nell’omelia il parroco don Luigi Guglielmoni ha richiamato il valore religioso, artistico e culturale della Croce che nel 2013 il Papa ha voluto in America per la Giornata Mondiale della Gioventù e nel 2006 è stata esposta a Parma nella mostra dedicata al Parmigianino: “La Collegiata e Busseto hanno custodito per 500 anni la Croce, richiamo alla fede e al dono della vita. La nostra vocazione è avere a cuore la 'bellezza', non il male o la banalità. E’ in gioco non solo un’opera d’arte ma uno stile di vita, che non passa di moda perché Cristo è risorto e l’amore è sempre attuale”.
Tante sono le iniziative già programmate per l’anno sinodale: siamo solo agli inizi e, di domenica in domenica, saranno evidenziati dei particolari di questa croce, che in facciata e nel retro racchiude tante immagini di apostoli, evangelisti a tutto tondo. Vi sono raffigurati anche san Bartolomeo, patrono della Collegiata, il Beato Rolando de’ Medici, Sant’Antonio Abate e San Rocco, particolarmente venerati nel territorio.

Vicariato di Salsomaggiore Terme: le stazioni quaresimali

Mercoledì 21 febbraio alle ore 18 è stata celebrata nella chiesa di Santa Maria Assunta di Salsomaggiore Terme la prima stazione quaresimale, alla presenza di numerosi fedeli delle parrocchie della città ed in una atmosfera di raccoglimento e di preghiera. Il parroco don Mauro Ghidini ha presieduto la celebrazione eucaristica dopo la recita del vespro. Hanno concelebrato i sacerdoti della città termale. Mercoledì 28 febbraio la seconda stazione quaresimale ha fatto tappa nella parrocchia di S. Antonio, mentre il 6 marzo, sempre alle ore 18, tappa nella chiesa di San Vitale. Il 13 marzo celebrazione nella chiesetta di San Bartolomeo; il 20 marzo nella chiesina del Sacro Cuore a Tabiano. Il 29 marzo (Venerdì Santo) alle ore 20.45 processione del Cristo Morto con partenza dalla chiesa di Sant’Antonio e arrivo in Duomo.

S. Messa in memoria di padre Spiessens

E’ sempre vivo il ricordo di padre Edoardo Spiessens scomparso 25 anni fa, il 4 marzo 1999, a 84 anni, ancora nel pieno della sua missione caritativa. Un frate cappuccino fiammingo trapiantato a Fidenza, dove ha speso tutta la sua vita religiosa, in particolare tra gli anziani ammalati e soli.

Una vita avventurosa, la sua, raccontata nel libro “Dalle Fiandre sulle strade di Dio”.

Nell’orto del convento fidentino coltivava con rara passione le verdure che destinava anche ai suoi protetti e molti borghigiani lo ricordano sfrecciare per le vie cittadine sulla sua bicicletta da cui pendevano borse rigonfie di ortaggi.

Insieme alle verdure lasciava nelle case abitate dalla solitudine e dalla sofferenza il conforto di una parola di fede e un abbraccio fraterno, tanto che era definito il “padre Lino di Fidenza”.

Padre Edoardo è stato per la nostra comunità una vera ricchezza riconosciuta anche dall’amministrazione comunale che gli ha dedicato nel 2013 una via nei pressi del nuovo Istituto Solari e nel vicino cimitero riposano le sue spoglie tra i defunti cappuccini.

Il suo impegno sociale gli ha valso negli anni ‘70 anche il Premio della bontà conferitogli dal Milan Club di Fidenza. 

In sua memoria verrà celebrata una messa nella parrocchia di San Francesco domenica 3 marzo alle 18.30.

Cammino sinodale: conclusi i lavori del Comitato Nazionale

Non è una tecnica. È uno sforzo comune per arrivare a costruire decisioni insieme. Uno sforzo empirico che prende corpo strada facendo. Il Cammino sinodale, parafrasando Antonio Machado, si fa solo camminando. Fianco a fianco: Chiese locali, Uffici e Servizi della CEI, Comitato Nazionale.

“La fase sapienziale è molto importante perché i soggetti che sono stati coinvolti nell’ascolto ora vengono interpellati per individuare proposte e scelte operative”, ha sottolineato Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI, introducendo i lavori del Comitato Nazionale del Cammino sinodale, che – moderati da Mons. Claudio Giuliodori, membro della Presidenza del Comitato – si sono tenuti a Roma il 24 e il 25 febbraio. “Il cammino – ha affermato Mons. Baturi – deve tendere ad un’incidenza effettiva: l’ascolto deve farsi ragione di governo. La partecipazione e la corresponsabilità devono permeare la Chiesa ai vari livelli”.


Nei prossimi mesi, con l’approssimarsi della conclusione della fase sapienziale, infatti, i vari percorsi confluiranno in un’unica via verso le scelte profetiche attese per la tarda primavera del 2025. Nella certezza che, come ha sottolineato Mons. Valentino Bulgarelli, Segretario del Comitato, “non ci sono processi paralleli ma un lavoro condiviso tra laici, presbiteri, Vescovi per far maturare la Tradizione a servizio delle Chiese locali”.


L’essenza stessa del Comitato, nella sua pluralità di competenze, biografie, provenienze, è espressione della volontà di unire tutti. Articolato in cinque Commissioni – “La missione secondo lo stile della prossimità”, “Linguaggio e comunicazione”, “Formazione alla fede e alla vita”, “Corresponsabilità e ministerialità”, “Il cambiamento delle strutture” –, il suo compito è individuare le “condizioni di possibilità” per l’annuncio del Vangelo in questo tempo. Nelle riflessioni, attese per la fine di aprile, si innesteranno i contributi, le esperienze vissute, le proposte immaginate dalle Diocesi.

Un grande discernimento ecclesiale che porterà all’Assemblea Generale della CEI del maggio 2024: “in questi mesi – ha spiegato mons. Erio Castellucci, Presidente del Comitato – verrà preparata una sintesi di tutti i contributi elaborati a diversi livelli che sarà portata all’Assemblea Generale della CEI in programma a maggio. Arricchita dal confronto tra i Vescovi, questa sarà presentata al Consiglio Permanente di settembre e poi servirà da base per la prima assemblea sinodale prevista dal 15 al 17 novembre 2024”. “Da metà novembre 2024 fino a febbraio 2025 – ha continuato – le Chiese locali potranno inviare indicazioni, suggerimenti e osservazioni in vista della seconda assemblea sinodale, che si terrà dal 31 marzo al 4 aprile 2025”. Da questi passaggi scaturirà quella visione di insieme che, dopo l’Assemblea Generale di maggio 2025, sarà riconsegnata alle Chiese particolari, dando il via alla fase di ricezione.
Importanti le prime intuizioni emerse dal confronto all’interno delle Commissioni. La missione non è proselitismo bensì essenza costitutiva della Chiesa convocata da Dio a contribuire alla realizzazione del suo sogno per l’intera famiglia umana. Una consapevolezza di sé e del suo rapporto con il mondo – nell’ottica del Concilio – che deve trovare espressione in tutte le forme di linguaggio con cui la comunità ecclesiale comunica e si comunica. Da tecnica strategica, la comunicazione diviene, dunque, banco di prova della capacità della Chiesa di incarnarsi nella realtà. In questa linea, la formazione è affidata all’intera comunità che ha come riferimento la pedagogia di Gesù. Da qui la necessità di andare oltre il modello scolastico dell’iniziazione cristiana, il riequilibrio dello sforzo tra quest’ultima e l’educazione di giovani e adulti, l’aggiornamento della formazione dei presbiteri sviluppando l’idea di comunità vocazionali, la creazione di spazi formativi comuni tra laici e presbiteri e presbiteri e Vescovi, la cura dell’alleanza educativa. Per quanto riguarda la corresponsabilità, in un supplemento del discernimento, è emersa la necessità di realizzare approfondimenti su alcuni nodi specifici, quali gli organismi di partecipazione e i vari ministeri. Questo il quadro in cui si inserisce il cambiamento delle strutture che non significa solo l’impiego dei beni materiali bensì la maturazione di modelli di governance ispirati da una visione di Chiesa-comunità in missione. “Primi frutti del discernimento – ha concluso Mons. Antonio Raspanti, membro della Presidenza del Comitato – che si sommano al grande di frutto dell’edificazione in atto di un nuovo metodo ecclesiale. Un metodo che matura le proprie conclusioni e proposizioni a partire dall’ascolto, paziente, a volto faticoso, sempre fecondo, del Popolo di Dio”.

 

Foto: CEI

Dall'11 al 14 aprile la IV edizione del Francigena Fidenza Festival

Torna per il quarto anno il Francigena Fidenza Festival che avrà come tema conduttore di questa edizione “La meta sognata” per celebrare “la bellezza e l’importanza della Via Francigena e dei Cammini che solcano l’Italia e l’Europa”. Al via dunque giovedì 11 aprile e per i tre giorni successivi.
Nelle intense quattro giornate del Festival saranno circa 50 gli eventi attorno ai quali molte realtà cittadine saranno direttamente coinvolte, e particolare attenzione verrà riservata alle scuole di ogni ordine e grado, parte attiva in numerosi progetti.
Le iniziative saranno ospitate nei tradizionali luoghi d’incontro e scambio della città: il teatro Magnani ed il Ridotto, Casa Cremonini, la chiesa oratorio di San Giorgio e piazza Garibaldi, dove verrà attrezzata una tensostruttura per attività, conferenze, incontri, letture, dialogo e confronto.

Numerosi saranno gli ospiti provenienti dal mondo della cultura, della musica e del teatro i cui nomi saranno resi noti nei prossimi giorni. Non mancheranno ovviamente celebri autori, musicisti e attori di spicco.

L'Ucid e una serata per valorizzare l'apporto delle donne nelle imprese

In occasione della festa della donna, la sezione diocesana dell’Ucid promuove una serata nella quale celebrare e valorizzare il grande e fondamentale apporto delle donne nella gestione delle imprese, delle istituzioni e delle professioni. Venerdì 8 marzo alle ore 19 presso il salone di Casa Barezzi in via Roma 119 a Busseto avrà luogo l’incontro dal titolo: “Donne con responsabilità nell’impresa e nella società. Un valore aggiunto”. Interverranno la dott.ssa Maria Laura Bianchi, vicepresidente della Fondazione Cariparma; la dott.ssa Federica Bussandri, imprenditrice nel settore automotive; l’avv. Giuseppina Corsi, Italy Legal & Corporate Affairs Director del Gruppo Lactalis Italia e la prof.ssa Rita Montesissa, Dirigente dell’Istituto “Mattei” di Fiorenzuola d’Arda. A conclusione della serata visita al Museo di Casa Barezzi che raccoglie preziose testimonianze sulla vita di Giuseppe Verdi.

Dieci anni fa la scomparsa di don Claudio Melgazzi: testimonianze in suo ricordo

Nel 10° anniversario del ritorno alla Casa del Padre di don Claudio Melgazzi, per venti anni assistente spirituale dell’associazione “Il Diamante” e parroco in Duomo, i volontari e i soci desiderano ricordarlo attraverso alcune testimonianze che riportiamo di seguito.
 

"Esserci. Questa è la parola che di getto mi viene in mente se ripenso al mio grande amico e confessore don Claudio. Esserci. La Presenza, l’”esserci”, è la condizione fondamentale perché si instauri un’amicizia intima con l’altro: e questo vale, tanto in una comunità di persone, nella esperienza di preghiera personale, quanto più si sta vicino al Signore, CON il Signore,  quando si instaura un’amicizia intima con Lui…

E questo, don Claudio, oltre che insegnarcelo e propinarcelo in tanti incontri, lo ha vissuto sulla sua pelle. Quante volte, in Duomo, nel suo Duomo, lo si vedeva seduto nel confessionale (era tanto legato a quel confessionale che si era fatto installare un termosifone elettrico per le fredde giornate invernali)(oggi quel confessionale non è più nella sua posizione originaria) o sulla panca davanti al Santissimo, per ore a contemplare, a stare con Dio… ad “esserci”: con la sua tranquilla costanza, con quella serenità di chi sa di avere fatto bene a vendere tutti i suoi averi per “quel campo”: mi ha insegnato quanto è bello il silenzio interiore, quanto è bello…l’esserci: mi ripeteva spesso: “per sentire calore devi stare vicino al fuoco: e dove, meglio dell’altare del Santissimo tu puoi trovare questo calore?”.

Mi incitava a passare quotidianamente in Duomo per dare un saluto al “Padrone di casa”… “se passi a trovarlo al mattino vedrai come ti trasforma la giornata!” …per chi non ha provato non sa quanto è vero…

Esserci… esserci anche per la confessione: ho fatto anni nei quali la sua disponibilità era tale che potevo disturbarlo in qualsiasi momento della giornata: “Don, hai un attimo per me?” e lui, quell’attimo, per me, lo trovava sempre…

Mi ha insegnato l’importanza della confessione, da usare non come uno “smacchiatore” ma come un vero e proprio mettersi con umiltà nelle grandi mani aperte della misericordia di Dio…

A volte, entrando la sera in Duomo, entrando da dietro (da via don Minzoni), nella porta a fianco dell’altare del Santissimo, mi sembra di vederlo ancora là… seduto su quella panca in legno davanti al suo confessionale alla fioca luce di una lampadina… a snocciolare in silenzio Ave Maria, o con il suo prezioso breviario a recitare i Vespri… che alza lo sguardo e con un sorriso mi dice: “hai bisogno?”

Si, caro don Claudio: hai ancora un attimo per me?"

Andrea Bragadini

 

"La prima cosa che mi viene pensando alla mia parte di vita trascorsa con don Claudio in Duomo (quasi 25 anni) è ringraziare il Signore per il dono di un sacerdote umile, servitore di Cristo nell’obbedienza e nella preghiera. Ringrazio il Signore perché tutto passa da Lui, dal suo disegno, dalle persone che ci mette accanto o che ci fa’ incontrare…Posso affermare e dire con gioia che ho avuto lui come guida (assieme agli educatori) spirituale nel percorso di crescita di fede che va’ da quando ero quindicenne fino all’età adulta! E questo è un bagaglio che hai per sempre nel tuo cammino. Don Claudio è stato per me un sacerdote ricco di spiritualità ,di discernimento, pronto all’ascolto in qualsiasi circostanza, sempre pronto ad incoraggiarti nella preghiera con discrezione, ma, con metodo e perseveranza(aveva nel teologo e Cardinale C.Maria Martini un riferimento importante); in qualsiasi momento presente e disponibile nel confessionale ai piedi del crocifisso in duomo, in compagnia della corona del rosario e del libro della liturgia delle ore. Condividere con lui tanti momenti di vita parrocchiale anche durante il decorso fisico e di malattia ha cementato il nostro rapporto. S. Paolo nella lettera ai Corinzi (I Cor 2,1-5)ci ricorda che la nostra fede non è basata sulla sapienza umana ma l’unica vera fonte di sapienza è la persona di Gesù e la sua Croce".

                                                                Ivan Verdelli

 

"Nella liturgia della Parola, nella I Lettera ai Corinzi di san Paolo apostolo (2,1-5) ho sentito risuonare in me, l’umile pensiero di don Claudio, di come lui tanti anni fa si presentò a noi:

Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza.
Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso.
Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio”.

“Cosa è la fede?” ti chiesi tanti tanti anni fa, all’inizio della vita di comunità, e la tua risposta fu che  “la fede è il desiderio di un incontro, è dire “si” a quella Persona viva che sta bussando alla porta del tuo cuore: aprigli, e fai esperienza di Lui”. Da quel momento iniziai un’esperienza trasfigurante, che negli anni ha davvero trasformato (e sta trasformando) il profondo del mio essere.

Gesù”, mi dicevi, “deve essere il centro di ogni cosa che noi facciamo, di ogni nostra azione”.

Mi hai insegnato che per fare questa esperienza, occorre saper pregare con umiltà e perseveranza. La preghiera è il mezzo per comunicare con Dio, per stare con Dio, dove Lui stesso ci parla al cuore. E tu stesso ne davi testimonianza, rimanendo davanti al Santissimo per ore e ore in Duomo con il breviario in mano, oppure in silenzio, a “parlare con Dio”…

Mi hai insegnato che il mio dialogo con Dio deve essere sincero, costante, sapiente, di fiducia, di amore e di speranza,

“A Dio possiamo dire tutto quello che abbiamo nel cuore in ogni momento e situazione, dalle nostre preoccupazioni, tormenti, ossessioni ai nostri desideri, anche i più piccoli. La preghiera fa sentire meno pesante i problemi della vita e chi ci ascolta, tu metti lì le tue preoccupazioni, i tuoi pensieri… al resto ci penserà Lui… il Signore, non si tira mai indietro …”, mi dicevi spesso nei miei momenti di scoramento…


“Maestro, insegnaci a pregare” chiedevano gli apostoli… e tu lo sapevi che il centro stava lì… il centro, l’ho capito anche grazie a te… è lì.

E si arriva al centro, solo attraverso l’impegno di una formazione costante, la meditazione giornaliera, le esperienze di preghiera comunitaria e personale, il silenzio, la liturgia eucaristica, il santo rosario, la direzione spirituale: solo così si può sperare di crescere cristianamente assumendo una fede adulta, matura, che non vacilla.

Tante volte abbiamo pregato insieme ed è stato bellissimo per la profondità, la semplicità, la ricchezza. Mi hai fatto scoprire un Dio che è Amore attraverso la tua esperienza, e il tuo caro abbraccio di fratello in Cristo e Padre spirituale. Tutto quello che mi proponevi come guida spirituale tu lo vivevi già per primo e sapevi che avrebbe portato i suoi frutti, presto o tardi, anche se c’era veramente tanto da potare e raddrizzare in me. 

“Il seminatore uscì a seminare la sua semenza…”tu caro Don hai seminato tanto e ne sono la riprova le tante coppie di sposi, gli animatori, i catechisti, gli educatori, i diaconi e sacerdoti che tu hai preparato che tuttora stanno svolgendo brillantemente la loro missione. Tu, avevi scoperto un tesoro nel campo e quel tesoro non l’hai tenuto gelosamente per te, ma lo hai trasmesso in abbondanza a tutti. Quel tesoro è Gesù eucarestia, che fissavi nei pomeriggi in preghiera con la corona del rosario in mano, davanti al tuo confessionale. Fin da ora ci manca quella lucina accesa sopra il confessionale, che attendeva ed abbracciava. Carissimo Don per tutti noi sei ancora oggi una garanzia: di ascolto, di preghiera anche se non sei più qui fra noi; del resto mi ripetevi sempre: “al di là di tutto, ama e fai come se… e ricorda sempre: siamo servi inutili”.

                                                                                                          Roberto Corradi

Monsignor Carlo Mazza a Parma per parlare di turismo religioso

Pellegrinaggio inteso come cammino “alla ricerca del divino attraverso dei segni disseminati nel “Creato” e nei “Beni culturali” e il caso della Cattedrale di Fidenza dedicata a San Donnino.
Ne ha parlato Monsignor Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza, durante il suo intervento a Ufficio Stampa Lab
  
Monsignor Carlo Mazza ha preso parte con entusiasmo al corso tenutosi al Centro Pastorale Diocesano di Parma, per parlare del significato profondo del Turismo Religioso inteso come buon cammino alla scoperta di sé stessi per elevare il tono della vita. 
  
La presenza e l'apporto del prelato, figura di spicco nella comunità ecclesiastica, hanno arricchito il dibattito e fornito preziose prospettive sull'importanza del cammino spirituale alla ricerca di sé attraverso tappe importanti della tradizione, della pietà popolare, della liturgia che si incontrano nella descrizione del bene artistico. È il caso della Cattedrale di Fidenza, punto di ritrovo per i pellegrini diretti a Roma lungo la Via Francigena.
  
I recenti restauri della Cattedrale hanno ridato luce e significato alle “storie” narrate dalle pietre, ricomponendo i tratti della bellezza originaria dei manufatti e hanno permesso delle visite guidate, direttamente sui ponteggi, organizzati dalle stesse restauratrici. 
  
La sua posizione strategica lungo la Via Francigena la rende un punto di passaggio imprescindibile per chiunque voglia immergersi nella ricchezza storico-religiosa della nostra terra. 
  
La Cattedrale, insieme al Museo Diocesano, continua così a essere non solo un'icona architettonica, ma meta di pellegrinaggi e visite guidate un luogo di incontro e riflessione per coloro che intraprendono il cammino della fede lungo le antiche vie dei pellegrinaggi medievali. 

Frescarolo: la chiesa parrocchiale e la scuola materna

Riportiamo qui di seguito ampi stralci dal libro su Frescarolo pubblicato da don Albino Buzzetti nel 1989, anno del 25° anniversario del suo ingresso in parrocchia. 
 
Una parrocchia non è formata solo dalla chiesa e non consiste nelle quattro mura della "Casa di Dio" dove hanno luogo le celebrazioni e le altre manifestazioni del culto. Essa vive in mezzo alle case degli uomini per i quali deve farsi maestra e quotidiano aiuto nel cammino della vita. E il Vangelo non è fatto per risuonare nelle navate di un tempo, ma deve diventare il fermento della vita della gente, accompagnando le attese, indirizzarne i progetti, alleviarne le difficoltà.  Nell'accennare alle sue opere non c'è nessun vanto, ma unicamente il desiderio di servire l'uomo nel suo itinerario quotidiano verso Dio. 
 
La scuola materna
Nel 1956-57 matura in parrocchia l'idea di un edificio capace di soddisfare le esigenze educative della comunità nel campo giovanile con una scuola materna e un oratorio. Il parroco don Lodovico Colombi caldeggia vivamente l'iniziativa e, con un gruppo di frescarolesi, fa redigere il progetto che comincia  a tradursi in realtà il 20 novembre 1957., allorché viene abbattuto il vecchio edificio del Legato Mori-Concari e sulla medesima area vengono fatte le fondazioni. La prima somma per poter iniziare i lavori, un milione, viene offerta dai coniugi Vitalino Bardi e Maria Scaravella. Vengono nel frattempo raccolti altri fondi che permettono di procedere alla costruzione dell'edificio in varie riprese. I lavori vengono ultimati nell'aprile 1963 e nel medesimo anno ha inizio il funzionamento della scuola materna. Passano pochi mesi ed avviene il cambio del parroco: don Colombi in novembre viene nominato arciprete di San Giuliano Piacentino e nel gennaio 1964 gli succede don Albino Buzzetti. A lui è affidata la continuazione della preziosa opera con l'arredamento dell'edificio e l'alberatura del parco. La scuola costituirà per diversi anni un provvidenziale punto di riferimento in campo educativo per l'intero paese. Le difficoltà inizieranno allorché la progressiva diminuzione demografica, un fenomeno di carattere generale, sempre più vasto, ed il calo continuo della popolazione creerà preoccupazioni di carattere generale.
Si arriverà ad una decisione; in accordo, e con l'appoggio dell'insegnate Graziella Grignaffini, la scuola materna allargherà il suo sevizio alle vicine frazioni di Spigarolo, Madonna Prati e Samboseto, portando le presenze a circa 40 bambini, serviti di trasporto da un pulmino della parrocchia. Nel 1976 viene fatta l'intonacatura esterna dell'edificio, con il tinteggio e il muro di recinzione. Nei diversi anni successivi vengono frequentemente messi in atto nuovi interventi nell'attrezzatura della scuola, della sala giochi, del refettorio e della cucina.
 
Foto di Davide Comati

Art Icons, oltre 12.000 visitatori per la mostra dedicata all'arte contemporanea

Più di dodicimila persone hanno visitato la mostra Art Icons, un successo davvero straordinario e senza precedenti per una città di 27 mila abitanti che ha saputo raccogliere la sfida di dar vita ad una piccola ma coraggiosa esposizione che ha proposto, con grande impatto visivo, una sintesi perfetta di quello che è il panorama della produzione artistica contemporanea.
Per questo motivo la mostra è stata accolta da pubblico e critica come un’iniziativa innovativa che ha avuto tra gli altri anche il merito di aver acceso i riflettori sul territorio di Fidenza, promuovendone il patrimonio culturale, le eccellenze enogastronomiche, le botteghe storiche e la tradizione locale.

“Iniziamo questo 2024 con una bella notizia davvero”. Spiega il sindaco Andrea Massari, il quale prosegue: “Non era né facile né scontato il fatto che potessimo portare a Fidenza un numero così significativo di visitatori. L'esserci riusciti testimonia uno straordinario successo di squadra che ha visto organizzatori, cittadini, imprese e istituzioni lavorare insieme per un grande obiettivo. L'elenco dei ringraziamenti sarebbe davvero lungo ma alcuni sono veramente da fare: alla Fondazione Cariparma, il cui contributo è stato decisivo per realizzare questa mostra, a Luca Bravo e la Deodato Arte che hanno confezionato un vero e proprio gioiello, alla Camera di Commercio dell'Emilia ed infine a Gas Sales, il cui impegno come main sponsor testimonia ancora una volta una non comune attenzione verso il nostro territorio. Questo risultato lo considero un lascito importante per il futuro Sindaco: da questa esperienza si potrà proseguire nella direzione di un posizionamento importante della nostra città rispetto ai flussi turistici che attraversano la nostra Regione”.

La mostra è stata un catalizzatore per la città, attirando persone da ogni parte del mondo, grazie alla copertura di testate giornalistiche dedicate all'arte, al turismo e alla cultura generale. La campagna di comunicazione ha raggiunto un pubblico di oltre sei milioni di persone, sia in Italia che all'estero, rafforzando l'immagine di Fidenza come centro di cultura e innovazione. Inoltre la collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e con media di calibro internazionale, ha arricchito il tessuto culturale della città, promuovendo un dialogo costruttivo tra le varie realtà creative.

Art Icons ha avuto anche il merito di catalizzare temi e attività che da anni attraversano la nostra comunità. Il riferimento è anche al forte impegno sociale che ha caratterizzato questo allestimento, rendendo l'arte contemporanea accessibile a persone con abilità diverse e coinvolgendo attivamente associazioni come ASP Distretto di Fidenza, Fondazione Bambini e autismo, Why Not, Cooperativa Arcobaleno e LSD Festival nella progettazione di una mostra il più possibile inclusiva. La realizzazione di una guida semplificata e di visite guidate dedicate ha permesso a tutti di avvicinarsi all'arte, ispirando nuove esperienze creative nelle comunità coinvolte.
Un altro momento di spicco è rappresentato dall'evento dedicato al Kitsch, che ha visto la partecipazione di illustri ospiti come Aldo Colonnetti, Gianuigi Colin, Paolo Barbaro e il curatore della mostra Luca Bravo, impegnati tutti a stimolare un vivace scambio culturale tra cittadini, studenti, designer, artisti e architetti, dimostrando l'ampio interesse verso tematiche di attualità nell'arte. Non ultima l'attenzione verso il mondo delle scuole, che ha avuto come conseguenza la partecipazione di centinaia di bambini e ragazzi delle scuole del territorio, ai quali si sono aggiunte scolaresche provenienti anche da città limitrofe come Milano. Questo interesse trasversale dimostra la capacità di Art Icons di coinvolgere e ispirare le giovani generazioni, confermando il ruolo dell'arte come strumento di educazione e crescita personale.
“Sono orgoglioso ed onorato – spiega il curatore Luca Bravo - di aver portato nella città di Fidenza un progetto di questo calibro, ed entusiasta dei risultati artistici raggiunti. Ma il mio più grande traguardo, indipendentemente dal numero dei visitatori, è l’emozione che percepisco ancora oggi, ad un mese ormai dalla chiusura della Mostra, nei cittadini, nei residenti ed in tutti i visitatori venuti da fuori della provincia di Parma. Le gratificazioni umane sono sempre il miglior traguardo. Un successo a 360 gradi che premia tutti i miei collaboratori, in primis la Deodato Arte Gallery, di cui andrò fiero per sempre”.

La mostra ha lasciato un segno indelebile nel cuore di Fidenza e nei suoi visitatori, ma ne lascia anche uno fisico e di grande impatto evocativo nella città. I tre grandi cavalli da realizzati da Marco Lodola, utilizzati dal 23 giugno scorso per annunciare Art Icons, sono stati infatti rimossi dall'ingresso di via Berenini e hanno fatto ritorno in piazza Garibaldi, per rimanervi un po' di tempo, a testimonianza della stretta alleanza tra Fidenza e l'arte contemporanea che questa mostra ha definitivamente certificato.
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