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Martina Pacini

77° anniversario degli eccidi del 10 e 11 marzo 1945 a Fidenza

Domenica 13 marzo si commemora il 77° anniversario degli eccidi avvenuti nelle notti del 10 e 11 marzo 1945 a Fidenza in Via Baracca e sulla strada di Carzole di Coduro.

 
PROGRAMMA
ore 9.00 - Funzione religiosa di suffragio nella chiesa di Coduro celebrata da don Marek Jaszczak, parroco e Vicario Episcopale per la Pastorale
 
ore 9.45 - Saluto del sindaco di Fidenza Andrea Massari e del sindaco di Fontanellato Luigi Spinazzi. Intervento di Augusto Bottioni, Consigliere Isrec di Piacenza
 
ore 10.15 - Deposizione corona di alloro al Monumento Caduti di Carzole
 
ore 10.45 - Deposizione corona di alloro al cippo ricordo di Via Baracca
 
La cerimonia sarà accompagnata dalla Banda “Città di Fidenza”.
 
Presenzieranno alla cerimonia i rappresentanti e i gonfaloni dei Comuni di Piacenza e Fontanellato, delle Province e delle Sezioni A.N.P.I. di Parma e Piacenza.
 

 

L'ECCIDIO DELLE CARZOLE E DI VIA BARACCA

da "Fidenza nella Resistenza" di Amos Aimi e Aldo Copelli

 

All'intensificarsi della guerriglia partigiana, i tedeschi risposero con feroci rappresaglie. Il mattino del 9 marzo 1945 gli abitanti di Rimale vedono sulle loro porte un Avviso che diceva:
"Il giorno 9 marzo 1945 dei soldati germanici vennero vilmente assassinati tra Fidenza ed Alseno in una insidia tesa sulla via Emilia. A ragione di rappresaglia furono giustiziati sullo stesso luogo del delitto i seguenti banditi previamente condannati a morte: Golli (Galli), Filippo, Cavanna Francesco, Risoli Giuseppe, Ghirlanda Giuseppe, Pavesi Giuliano, Cerlesi Raffaele, Bertè Luciano, Verzè Giannino, Sichel Sergio, Beiriguardo (Bel riguardo) Valentino, Guerzoni Primo, Sampini (Semprini) Carlo, Sessenna (Sesenna) Mario, Baldini Alberto".

Sulla via Emilia era stato precedentemente ucciso un tedesco e non era stato portato via. In quel 9 marzo, tuttavia, i tedeschi a Rimale non avevano eseguito nessuna condanna a morte, ma stavano preparando l'esecuzione.

La mattina del 10 marzo i 14 ostaggi indicati nell'Avviso esposto il giorno prima a Rimale, sono prelevati dalle prigioni di Piacenza e avviati su due autocarri con la scorta di venti nazifascisti verso Parma.

Gli automezzi alle 22 circa arrivano a Fidenza, si fermano e ai prigionieri viene dato l'ordine di scendere. Il viaggio notturno non insospettisce i patrioti, quasi tutti piacentini. I prigionieri camminano verso Coduro, due per due in mezzo alla strada, mentre i tedeschi procedono in fila indiana da una parte e dall'altra.

Una squadra del Barabaschi, comandata da Full, si trovava nel campo sportivo di Fidenza, era scesa per ispezionare la via Emilia. Alcuni partigiani si trovavano sul tetto della biglietteria; Full stava proprio sulla biglietteria verso la Fidenza Vetraria. I partigiani vedono passare i tedeschi con in mezzo i prigionieri. Non comprendono affatto che i prigionieri sono condotti alla morte. I partigiani non attaccano per paura di uccidere i prigionieri. A Coduro la colonna si ferma; i prigionieri sono sempre in mezzo alla strada, mentre i tedeschi sono spostati sulle banchine verso il fosso. Un tedesco prende i primi due prigionieri, li porta per una strada laterale sulla sinistra, la strada delle Carzole. Si sentono quattro colpi; si vede la fiammata del mitra. Il tedesco ritorna e ne prende altri due; ancora quattro spari e nessun lamento. Raffaele Cerlesi ha capito e dice: "Qui ci ammazzano tutti". È la volta di Verzè, Cerlesi e Sichel. Cerlesi dice: "Mi dispiace solo per mia figlia". Si salutano non ancora convinti di morire. Sichel vede che il tedesco fa coricare i suoi amici e poi con il mitra spara su loro due colpi in testa; intanto con il piede colpisce la testa inerte di un amico morto. Solo allora ha una reazione. Molla una pedata nella pancia al tedesco che aveva davanti e scappa.

Sichel fugge, fugge. I tedeschi sparano a lungo contro di lui, con le pallottole traccianti; gli lanciano anche una bomba che lo ferisce, facendolo cadere. Ma Sichel continua a fuggire per tutta la notte. All'alba giunge ad una tenuta del principe Meli Lupi di Soragna. Il principe fa curare il fuggiasco, poi lo fa accompagnare in montagna.

Anche Baldini riesce a salvarsi: quando sta per ricevere il colpo di grazia, supino a terra, si copre il viso con le mani; il gesto istintivo gli salva la vita, poiché le pallottole lo feriscono superficialmente senza colpirlo a morte. Giace a lungo svenuto; quando riprende i sensi, si ritrova solo in mezzo ai suoi amici tutti morti. Non c'era più nessuno. Baldini allora raggiunge una cascina in fondo alla strada dove era avvenuta la strage.

E' accolto da Eugenio Morini e così riesce a salvarsi. I tedeschi intanto affiggono un avviso identico a quello del giorno prima, con la data però del 10 marzo.

La domenica mattina dell'11 marzo, Albino Porcari avvisa il parroco di Coduro, don Francesco Stringhini, che era stato compiuto un terribile eccidio sulla strada delle Carzole. Il sacerdote accorre e nel dare l'assoluzione non riesce a trattenere le lacrime; giungono il dottor Catelli e il podestà Mosè, sfollato a Coduro. Il podestà e il parroco riescono ad ottenere dal Comando tedesco il permesso di seppellimento, anche se l'intenzione dei tedeschi era che i corpi dei giustiziati restassero esposti 3 giorni, per incutere terrore nella popolazione. Il lunedì mattina, Denti, becchino del cimitero di Fidenza, carica su un carretto le salme e le porta al cimitero di Parola.

In seguito, il 13 luglio '45, per iniziativa di don Francesco Stringhini, la parrocchia di Coduro erigerà sul luogo della esecuzione una grande croce, fatta da Allegri Sperindio. Sulla porta della chiesetta, testimone di pace in un punto tanto caldo della Resistenza, durante la solenne ufficiatura una grande scritta ricordava: "MISERICORDIOSO ETERNO IDDIO, ACCETTA L'INCRUENTO SACRIFICIO DEL TUO DIVIN FIGLIO CHE OGGI SI OFFRE A SUFFRAGIO DEI 14 MARTIRI CHE OFFRIRONO LA LORO VITA PER LA MADRE PATRIA". 
I morti erano solo 13, ma allora non si sapeva che, oltre Baldini, anche Sichel era riuscito a salvarsi.

Guido Seletti (Bruch) stava sulla biglietteria del campo sportivo di Fidenza, quando la notte del 10 marzo erano passati i condannati a morte. Il partigiano aveva insistito per fare una raffica, ma inutilmente. Tutta la squadra lo aveva sconsigliato per paura di rappresaglie. Allora quel patriota, ferito nella sua sensibilità e determinazione, disse che voleva andarsene; così prese quell'uscita del campo sportivo che porta all'ospedale. Spericolato e audace com'era, va a compiere un'azione personale. Erano circa le 5 del mattino dell'11 marzo.

Con una raffica di bren Bruch cattura un camion che proveniva da Parma; salta sul predellino di sinistra dell'automezzo e intima all'autista di proseguire per la prima strada di sinistra, per la strada della Bionda, verso le basi partigiane. L'autista, invece, prosegue sulla via Emilia e lo porta al posto di blocco, all'incrocio Fidenza-Tabiano. Bruch
vede una persona che con una lampadina rossa faceva cenno al camion di fermarsi; come s'accorge che si trattava di un fascista, scende dal predellino, gira dietro il camion, si porta contro il milite che parlava con l'autista e con una raffica lo uccide. S'impossessa dell'arma e fugge lungo la strada di Tabiano tra gli spari dei fascisti. Subito dopo la morte di quel fascista, a Fidenza, in via Baracca, vennero trucidati, in quella mattina dell'11 marzo, tre patrioti: Luigi Pezzali, Arnaldo Fava e Celino Brambilla. I tre avevano operato come membri della 7Sa Brigata S.A.P. vicino a Fontanellato, comandata da Ballarini (Bongiorni). Fava, commissario della Brigata; subì per 7 giorni torture indicibili a Fidenza alla casa "Littorio" e poi ancora a Parma nella sede della SO a Legione. I tre, portati a Fidenza, ricevettero il conforto religioso da don Celestino Pelizziari di Parma, e poi furono giustiziati.

 

Busseto, la camminata per la pace con un’icona ucraina che ritrae Maria

Nella parrocchia di San Bartolomeo a Busseto è stata esposta una immagine che ritrae Maria con le spade che le trafiggono il cuore. La bella icona è stata donata da una signora ucraina residente nel territorio. L’immagine sacra è stata portata in processione durante la camminata per la pace promossa dall'amministrazione comunale.
“Affidiamo a Maria, Regina della Pace, le nostre preghiere perchè cessi al più presto la follia della guerra” ha invocato il parroco facendo eco alle parole pronunciate da Papa Francesco “Chi fa la guerra dimentica l’umanità...Tacciano le armi perchè Dio sta con gli operatori di pace e non con chi usa la violenza.”
 
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Foto della camminata a cura di Rino Sivelli

La Caritas diocesana promuove 4 buone azioni per una cultura di pace

Caritas Fidenza ripudia la guerra e si prodiga per la diffusione di una cultura di pace. A ciascuno viene chiesto di offrire un piccolo contributo provando a realizzare quattro semplici azioni.
 
La Caritas diocesana di Fidenza, in accordo con il Vescovo Ovidio, propone 4 semplici azioni di aiuto concreto:
1. Una raccolta fondi per sostenere le Caritas in Ucraina e nei Paesi limitrofi, che stanno accogliendo i profughi in fuga dalla guerra. Oltre alle offerte tramite bonifico su conto corrente (si trovano indicazioni sul sito www.caritasfidenza.it), sarà dedicata a tale scopo la colletta della seconda Domenica di Quaresima.
2. Informarsi ed informare su quello che sta succedendo. Il conflitto è il risultato di scelte che si basano sulla volontà di usare la guerra come strumento politico nonostante le innumerevoli e vergognose sofferenze che essa provoca nella popolazione inerme e innocente.
3. Porsi a fianco delle comunità ucraine in Italia, che stanno vivendo il dramma di terribili momenti, sostenendole con la prossimità.
4. Esporre alle finestre la bandiera della pace, affinché in ogni momento ci si possa ricordare che la pace deve essere costruita giorno dopo giorno, nella preghiera e nella carità operosa.
 
Chiediamo al Signore il dono di quella pace che gli uomini non sanno costruire.
 
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CondividiAmo: un'iniziativa della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore

ESSERE DONO PER L'ALTRO CON UNA RACCOLTA DI PRODOTTI DI PRIMA NECESSITA'.
Il dono di ognuno consentirà di offrire un aiuto concreto alle persone della comunità che sono in una situazione di particolare fragilità e difficoltà.
 
Cosa si può donare e quando?
▶️ SECONDA DOMENICA di Quaresima- 13/03/22: Olio di oliva/ Pasta/Pastina da brodo/Riso
▶️ TERZA DOMENICA di Quaresima- 20/03/22: Latte a lunga conservazione/Zucchero/Biscotti/Marmellata/Caffè
▶️ QUARTA DOMENICA di Quaresima- 27/03/22: Tonno/Legumi/ Passata di pomodoro
▶️ QUINTA DOMENICA di Quaresima- 3/4/22: Dolci pasquali
 
Dove portare il dono?
Prima e dopo le s. Messe della domenica ma anche dopo la Messa prefestiva del sabato; si può portare il proprio contributo e metterlo nell'apposito cesto situato in chiesa.
Dallo stesso cesto è possibile prendere ciò di cui si ha bisogno o ciò che può essere d'aiuto a un vicino di casa o a un conoscente in difficoltà.
Per informazioni rivolgersi ai volontari della Sala di Ascolto della Caritas parrocchiale, aperta il SABATO MATTINA dalle ore 9:30 alle ore 11:30 presso la segreteria della parrocchia.
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