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Martina Pacini

Il Card. Zuppi consegna 80 ventilatori alla Casa Circondariale femminile di Rebibbia

Un piccolo gesto di solidarietà per rinnovare la forte vicinanza della Chiesa in Italia ai detenuti, specialmente quelli più fragili: nel mese di giugno saranno distribuiti 2000 ventilatori a 30 Istituti Penitenziari presenti sul territorio nazionale, nell’ambito del progetto “Semi di tarassaco volano nell’aria”, coordinato dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica e dall’Ispettorato Generale dei cappellani delle carceri, con il supporto della Presidenza della CEI.
È stato il Card. Matteo Zuppi a dare il via all’iniziativa il 12 giugno, consegnando 80 ventilatori alla Direzione della Casa Circondariale femminile di Rebibbia a Roma. “È la carezza di una madre che vi sta vicino”, ha affermato rivolgendosi alle detenute. Si tratta, ha aggiunto, di “un piccolo gesto, ma l’amore è nelle cose semplici. Le attenzioni le ritroviamo nelle buone parole, nell’ascolto paziente; altre volte in gesti grandi o piccoli, come questo”. Facendo riferimento al titolo del progetto, ha sottolineato che “come i fiori del tarassaco, i soffioni, volano dappertutto, così l’affetto della Chiesa arriva in carcere, portando un po’ di sollievo. Talvolta, infatti, un semplice e lieve soffio d’aria può aiutare a vivere meglio il periodo di detenzione”.
“Un dono simbolico che dice l’attenzione per questa nostra comunità, dove si tocca con mano la povertà”, ha detto Nadia Fontana, Direttrice della Casa Circondariale, che ha espresso “gratitudine alla Conferenza Episcopale Italiana, ai cappellani, ai volontari che sempre, con spirito di carità, ci sostengono, senza pretendere nulla in cambio, facendoci sperimentare un conforto materiale e spirituale costanti”.
Con “Semi di tarassaco volano nell’aria”, la Chiesa in Italia, con i cappellani e gli operatori pastorali che svolgono la loro delicata missione all’interno delle carceri, vuole a sua volta dire “grazie” a chi lavora nel sistema penitenziario e la sua prossimità a tutte le persone che stanno scontando la pena all’interno degli Istituti.

Foto CEI

Dopo 140 anni chiude l'asilo di Zibello

Dopo 140 anni nei giorni scorsi si è conclusa l’attività dell’asilo di Zibello.

Una lunga storia che si spegne, ma che ha visto il succedersi di infinite generazioni di bambini, pazientemente accolte per lo più da benevole suore che hanno loro infuso i primi rudimenti del sapere, oltre che le prime regole di vita.  

Quella dell’asilo non è mai stata una vita facile, bambini provenienti da povere famiglie, costi sempre superiori alle risorse disponibili: solo la meritoria presenza delle suore consentiva la prosecuzione dell’attività educativa. Ricordo che, quando si cominciò a ventilare l’ipotesi del loro ritiro da parte dell’Ordine cui appartenevano, l’allora presidente della struttura, don Giulio Onesti, ebbe ad esclamare “chiudo l’asilo e porto le chiavi in comune”. La circostanza non si verificò perché la pubblica amministrazione intervenne con adeguati e contributi a cui si aggiunsero generose donazioni da parte di privati, che fortunatamente consentirono poi la prosecuzione dell’attività fino ai giorni nostri, anche nel rispetto del pluralismo educativo.

Una svolta epocale nella vita dell’Istituto avvenne il 18 aprile del 1935. In quel giorno prese possesso della parrocchia di Zibello don Celso Ghiozzi. Un sacerdote all’apparenza umile, forse anche timido, ma con un temperamento e una forza di volontà di tutto rispetto.

Egli già nel giugno successivo scrive nelle sue memorie, poche e scarne:“Giugno - 
Visto la necessità urgente di riparare o ricostruire ex novo il locale dell’Asilo in parte diroccante, durante il mese consacrato al S. Cuore, lo scrivente batte insistentemente per preparare gli animi alla generosa opera”. Poi a luglio ancora scrive:“Dopo diversi abboccamenti col Sig. Podestà Comm. Musini ed i maggiorenti di Zibello, il sottoscritto indice una adunanza in Teatro Comunale, gentilmente concesso, in cui rivolge caldo appello a pensare seriamente alla ricostruzione dell’asilo. Si forma un Comitato che studierà il modo di raggiungere il fine nobile, tanto e da tempo desiderato”. Poi, scrive ancora: “14 Agosto- Viglia dell’Assunzione di M. SS. Dopo diverse adunanze del Comitato sopraddetto, si decide una pubblica sottoscrizione e senz’altro si dà incarico al Sig. Ing. Zavaroni di fare il progetto del nuovo locale che verrà costrutto nell’appezzamento di terreno di appartenenza dell’Asilo stesso. Grande fervore in tutti...”. In settembre – ottobre, don Celso annota che “benché un po’ a stento buone persone sottoscrivono per l’erigendo asilo”.

Siamo negli anni turbolenti che precedono il secondo conflitto mondiale, gli anni dell’ ”oro alla Patria”, che il sacerdote sottolinea, e del domani quanto mai incerto. Ma ugualmente il sacerdote non demorde e nel Febbraio 1937: riporta che il Consiglio d’Amministrazione dell’Asilo “Paredi”, in una adunanza in Podesteria alla presenza del Sig. Podestà Comm. Musini, decide con ferma volontà, superando ogni difficoltà di mezzi, di luogo, di pregiudizi, di voler ad ogni costo costruire l’edificio nuovo per l’Asilo, non corrispondendo più l’attuale alle esigenze igieniche–sanitarie ed il parroco – presidente di diritto del consiglio d’Amministrazione dell’erigendo asilo da poco costituito espone il piano finanziario secondo il quale l’opera verrebbe realizzata in prossimità del vecchio asilo che si vuole dismettere (la localizzazione poteva essere verosimilmente quella sulla quale verrà poi costruito l’attuale “cinema Excelsior”,adiacente al vecchio asilo che si voleva o ristrutturare o costruire ex novo sul munifico lascito diParedi– n.d.r.). A questa ipotesi si oppone fermamente il Podestà che, ritenendo l’area inadeguata, ritira anche un finanziamento di £ 10.000 che il comune aveva promesso di dare.

“Subentra un moto di scoramento generale «Brivido di terrore»,scrive don Ghiozzi e aggiunge:“alcuni mormorano: «non si farà mai», ma lui sottolinea:“Si farà!, si deve fare per l’onore di Zibello, per il bene dei bambini”. Poi, nel corso della stessa tempestosa riunione, con un lampo di genio, l’arciprete, di nuovo, “si farà!,purché la nobile assemblea non mi bocci la proposta che lancio” e, seduta stante, presenta un nuovo piano finanziario, evidentemente più equilibrato rispetto al primo e più alla portata delle risorse disponibili.

Con evidente compiacimento, riporta don Ghiozzi: “La proposta viene accettata, il grave problema è risolto.Immediatamente si dà ordine al Geom. Michelazzi Sig. Zeno di fare un progetto nel più breve tempo. La tempestosa adunanza felicemente ha termine. Un senso di sollievo pervade ogni animo. La Commissione Amministrativa dell’Asilo trionfante si mette all’opera. La più grande difficoltà è vinta. Il Sig. Comm. Musini dona l’area ove verrà fabbricato il nuovo asilo”.

Il 1° aprile di quello stesso anno “si chiude l’asilo. Le RR. Suore Minime del S. Cuore lasciano Zibello per rientrare alla Casa Madre durante la costruzione del nuovo edificio dell’asilo. Sentono e sentiamo il distacco, ma speriamo per poco tempo. Ritorneranno nel nido nuovo che la generosità di Zibello saprà loro preparare.
Il progetto è stato presentato. È approvato dalla Prefettura. Si danno i lavori in appalto al Mastro Meloni. Oggi stesso viene tracciato il terreno di proprietà ormai dell’Asilo. Con compiacenza il Presidente dell’Asilo, il Podestà alcuni membri del Consiglio d’amministrazione ed altri vedono tracciate pure le fondamenta. Deo gratias!”

A S.E Il vescovo Mons. Vianello, in visita a Zibello, viene mostrato il cantiere del nuovo asilo che si è innalzato per circa 2 metri. Poi in ottobre don Ghiozzi ci informa che “L’asilo avanza: Mirabile la costanza dell’Amministrazione. Con tenace volontà vuole superare ogni (non lieve) difficoltà”.

All’inizio del nuovo anno 1938 il parroco annota che “il fabbricato dell’Asilo, lentamente, ma con costanza va completandosi”. Il 2 luglio seguente, giorno di fiera, dà notizia di una festa di beneficenza il cui ricavato servirà per l’arredamento.

Don Ghiozzi, al fine di non frapporre ulteriori ostacoli alla prosecuzione dei lavori, compì un altro passo che gli costerà sacrifici e rinunce. Con un esborso di tasca propria di 35.000 £, acquista dall’ente asilo (vecchio) i locali ad esso lasciati dal benefattore Paredi, che comprendevano, oltre a quelli attualmente occupati dal circolo degli anziani, anche quelli poi sede della Banca dell’Agricoltura, che, quanti vecchi come me, ancora ricorderanno.

Don Ghiozzi annota: “Da tutti è ben visto questo gesto, che tenta anche di conservare i vecchi locali al primo scopo che il testatore Carlo Paredi ha mirato con la generosa sua offerta alla Parrocchia: l’educazione della Gioventù in modo particolare delle fanciulle.
Commenti? non ne mancano: « Come farà l’Arciprete col suo magro introito a coprire il debito? Se lo tirerà dietro fin che campa! Fa un bel rischio. È stato ardimentoso! È stato imprudente!» si vedrà in seguito”.Ma rivelando la sua caparbietà e la sua ostinazione per il bene comune aggiunge:“È opera buona? Si. Buona e necessaria. Tira diritto!”. Questo era Don Celso, un pretino di campagna, capace di opere che hanno lasciato il segno.

Seguono gli anni torbidi della guerra, alla fine dei quali il prete scrive:

9 aprile (1945): celebra in Parrocchia la sua Prima S. Messa solenne il Rev.
 Don Temistocle Corradi, figlio della Parrocchia. Festeggiamenti imponenti al mattino con la S. Messa; nel pomeriggio grande accademia in
onore del festeggiato al Teatro Comunale. Don Corradi è il primo Sacerdote del luogo dopo tanti anni.

“Finalmente cessa la guerra.
 Un’era nuova sembra schiarirsi, ma lascia vedere la distruzione. L’Italia è semischiantata.
 Senza case, senza ponti, senza porti, senza ferrovie, senza strade. Debole Comando! Come si risolleverà?”.


“Contemporaneamente si è curato l’istituzione dell’Oratorio Maschile, adattando locali del vecchio asilo Paredi, acquistato dall’Ente dall’Arciprete Don Ghiozzi per questo fine. Superata l’estrema necessità di mezzi finanziari con grande sacrificio e tenace volontà si è portato a termine anche quest’opera tanto necessaria”.

Aveva scritto l’Arciprete:“È opera buona? Sì. Buona e necessaria. Tira diritto!”, così ha fatto e così ora sottolinea con legittimo compiacimento.

Nelle “Memorie” del nuovo asilo non viene registrato più nulla: non la conclusione dei lavori, non il rientro delle suore, non la ripresa dell’attività.

Ma la testimonianza di don Celso è tale da farci ben comprendere quanto egli si sia speso per quest’opera che nel volgere di pochi anni è stata concepita, voluta e realizzata.

Una cosa è certa: che fin dal suo ingresso nella parrocchia di Zibello, l’asilo è stata la sua prima assillante preoccupazione e tanto ha fatto finché non l’ha vista realizzata.

Don Celso Ghiozzi, un sacerdote e parroco dal piglio deciso e intransigente, al quale va ascritto il merito senza “se” e senza “ma” del nuovo asilo che negli ultimi 80 e più anni ha ospitato i bambini della parrocchia di Zibello.

Tante altre furono le opere realizzate da don Ghiozzi, sacerdote dal temperamento forte e determinato.Eglifra l’altro svolse anche un vigoroso sostegno a favore della costruzione del ponte in barche sul Po a Zibello in contrapposizione alle pretese di Roccabianca. L’opera non si fece, ma la sua voce egli la fece sentire,senza timori e senza reticenze.

Colpito da inarrestabile malattia nel luglio del 1958, chiuse la sua operosa esistenza nell’ospedale “Dagnini” di Zibello l’1/9/1961. Era nato a S. Vittore di Salsomaggiore T. il 6/4/1896.

Requiescat in pacem.

Gaetano Mistura

A Busseto un incontro su don Milani

Giovedi 4 luglio alle ore 21 all’oratorio parrocchiale di Busseto si terrà un incontro dedicato a “Don Lorenzo Milani: il silenzio diventa voce”.

Saranno presenti Frate Antonello Ferretti, responsabile delle attività culturali e di animazione dei Frati Cappuccini di Reggio Emilia, e Sonia Ronconi che tante volte con il gruppo Scout di Salsomaggiore Terme si è recata a Barbiana, dove don Milani ha abitato e insegnato per tanti anni.

Giornata Mondiale dei Bambini: la testimonianza delle famiglie presenti

Il 25 e 26 maggio scorsi Roma ha ospitato la prima Giornata Mondiale dei Bambini, un evento straordinario fortemente voluto da Papa Francesco. Patrocinata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha visto la partecipazione di cinquantamila persone tra famiglie, educatori e bambini.

Dalla Diocesi di Fidenza sono partite per Roma quattro famiglie in rappresentanza dei quattro vicariati: Fidenza, Salsomaggiore Terme, Monticelli d’Ongina e Busseto, per un totale di 19 persone (8 adulti e 11 bambini dai 4 ai 15 anni).

La giornata di sabato 25 maggio è stata ricca di attività pensate per i più piccoli, ma anche per coinvolgere gli adulti. Il Foro Italico si è trasformato in un grande parco giochi con numerosi stand interattivi e lo Stadio Olimpico è stato animato da numerose personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport che hanno partecipato all’evento portando la loro testimonianza.

L’incontro si è aperto con una sfilata di oltre 100 delegazioni in abiti tradizionali seguita da momenti d’intrattenimento musicale.
Al suo arrivo, Papa Francesco è stato accolto dagli organizzatori della Giornata che hanno accompagnato 5 bambini in rappresentanza dei 5 Continenti per salutarlo nella loro lingua. Nel suo saluto ai ragazzi, Francesco esorta a ripetere “Ecco io faccio nuove tutte le cose”, il motto della Giornata: “Dio vuole questo, tutto ciò che non è nuovo passa. Dio è novità. Sempre il Signore ci dà la novità. Gesù vi vuole bene”, ricorda ancora il Papa, invitando i bambini ad andare avanti con gioia, perché “la gioia è salute per l’anima”.

Papa Francesco ha rivolto un messaggio speciale ai piccoli partecipanti, enfatizzando l’importanza dell’ascolto e della solidarietà. Ha spiegato com’è nato in lui il desiderio di questo evento: “Lo scorso 6 novembre ho avuto la gioia di accogliere in Vaticano alcune migliaia di bambini di tante parti del mondo. Quel giorno avete portato un’ondata di gioia; e mi avete manifestato le vostre domande sul futuro. Quell’incontro ha lasciato un’impronta nel mio cuore e ho capito che quella conversazione con voi doveva continuare, doveva allargarsi a tanti altri bambini e ragazzi. Ed è per questo che oggi siamo qui: per continuare a dialogare, a porci domande e risposte”.

Si è poi messo in dialogo con i bambini e ha risposto in modo attento e delicato alle loro domande esortandoli a prestare attenzione alle storie dei loro coetanei che soffrono a causa di malattie, guerre, fame, e povertà. Ha sottolineato come questi bambini, con la loro sofferenza, ci mostrino la realtà con occhi purificati dalle lacrime e un desiderio tenace di bene. Il Papa ha inoltre parlato della necessità di rimanere uniti a Gesù per rinnovare il mondo, incoraggiando i bambini a sognare un’umanità nuova e a impegnarsi per una società più fraterna. Ha evidenziato che la trasformazione del mondo avviene attraverso piccoli gesti quotidiani come salutare, chiedere scusa e dire grazie. Ha anche sottolineato l’importanza della preghiera, che ci collega direttamente a Dio e riempie i nostri cuori di luce e di calore.

Infine, Papa Francesco ha ricordato la sofferenza dei bambini vittime dei conflitti in Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e altre parti del mondo, invitando tutti a pregare per loro e per la pace.

Nella mattina di domenica 26 maggio, solennità della Santissima Trinità, Papa Francesco ha presieduto la S. Messa sul sagrato della basilica Vaticana. Nell’omelia sulle figure della Santissima Trinità, il Papa ha ricordato ai bambini l’importanza della preghiera al Padre, l’umiltà del chiedere perdono perché Gesù “perdona tutto”, il ruolo fondamentale dello Spirito Santo che “ci accompagna nella vita” e la protezione che ci offre la nostra Madre del Cielo. E nel concludere ha ricordato a tutti i bambini e a tutti noi che: “Così, carissimi fratelli e sorelle, bambini e bambine, siamo tutti felici perché crediamo. La fede ci fa felici”.

Subito dopo l’Angelus, Roberto Benigni ha tenuto un emozionante monologo parlando dell’importanza dell’innocenza e della purezza dei bambini, sottolineando il loro ruolo cruciale nel costruire un futuro di pace e speranza. Ha raccontato storie e aneddoti celebrando la bellezza dell’infanzia e l’urgente necessità di proteggere e valorizzare i più piccoli, soprattutto quelli che vivono in condizioni di guerra e povertà. Il suo discorso ha ricevuto un caloroso applauso dai presenti, a conferma del potere dell’arte e della parola nel promuovere messaggi di amore e solidarietà.

La Giornata Mondiale dei Bambini a Roma non è stata solo una festa, ma anche un’occasione per riflettere e agire. Ha rappresentato un’importante piattaforma per mettere in luce le sfide che i bambini affrontano quotidianamente e ha dato voce a chi spesso non viene ascoltato. La grande partecipazione e l’entusiasmo dei presenti sono un chiaro segnale che esiste una forte volontà di costruire un futuro migliore per i nostri bambini, basato su solidarietà, educazione e rispetto dei diritti umani. Questo evento ha gettato le basi per una tradizione che potrà crescere e diventare sempre più influente, con l’obiettivo di garantire a ogni bambino nel mondo l’opportunità di vivere un’infanzia felice e sicura. Al termine dell’evento è stata comunicata la data del prossimo appuntamento: settembre 2026.

Le famiglie della Diocesi presenti a Roma

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