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Martina Pacini

Sergio Mattarella a Camaldoli a 80 anni di distanza dal Codice: “Lì si gettarono le basi future del nuovo ordine repubblicano”

Quando un regime dittatoriale, come quello fascista, giunge al suo disfacimento, a provocarlo non sono tanto le sconfitte militari quanto la perdita definitiva di ogni fiducia da parte della popolazione, che misura sulla propria vita il divario tra la realtà e le dichiarazioni trionfalistiche.

Si apre, in quei giorni, una transizione, a colmare la quale la tradizionale dirigenza monarchica palesa tutta la sua pochezza, dopo il colpevole tradimento delle libertà garantite dallo Statuto Albertino. In quel luglio 1943, nel momento in cui il suolo della Patria viene invaso dalle truppe ancora nemiche, mentre il Terzo Reich si trasforma rapidamente da alleato in potenza occupante, entrano in gioco le forze sane della nazione, oppresse nel ventennio della dittatura. La lunga vigilia coltivata da coloro che non si riconoscevano nel regime trova sbocco, anche intellettuale, nella preparazione del “dopo”, del momento in cui l’Italia sarebbe nuovamente risorta alla libertà, con la successiva scelta dell’ordinamento repubblicano.

Trova radice in questo l’esercizio di Camaldoli, voluto dal Movimento laureati cattolici e dall’Icas, l’Istituto cattolico attività sociali. Siamo nel pieno di una svolta: nel maggio 1943 le truppe dell’Asse in Tunisia si arrendono, ponendo fine alla campagna dell’Africa del Nord; il 10 luglio avviene lo sbarco delle truppe Usa in Sicilia. Il 19 luglio l’aviazione alleata dà avvio al primo bombardamento su Roma per colpire lo scalo ferroviario di San Lorenzo, con migliaia le vittime. Il 24 luglio sarà lo stesso Gran Consiglio del fascismo a porre termine all’avventura di Mussolini. Il convegno di Camaldoli si conclude il giorno precedente, mostrando di aver saputo avvertire il momento cruciale della svolta della storia nazionale.

Oggi possiamo cogliere il valore della riflessione avviata sul futuro dell’Italia e lo sforzo di elaborazione proposto in quei frangenti dai circoli intellettuali e politici che non si erano arresi alla dittatura. Dal cosiddetto Codice di Camaldoli, al progetto di Costituzione confederale europea e interna di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, all’abbozzo di Silvio Trentin per un’Italia federale nella Repubblica europea, alla Dichiarazione di Chivasso dei rappresentanti delle popolazioni alpine, al Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, alle “idee ricostruttive della Democrazia Cristiana”, che De Gasperi aveva appena fatto circolare, non mancano sogni e progetti lungimiranti per fare dell’Italia un Paese libero e prospero in un’Europa pacificata.

A settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti. Ecco allora che il testo “Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale”, dispiega tutta la sua forza, sia come tappa di maturazione di quello che sarà un impegno per la nuova Italia da parte del movimento cattolico, sia come ispirazione per il patto costituzionale che, di lì a poco, vedrà impegnati nella redazione le migliori energie del Paese, con il contributo, fra gli altri, non a caso, di alcuni fra i redattori di Camaldoli.

Occorreva partire, anzitutto, dal ripristino della legalità, violentata dal fascismo, riconosciuta persino nell’ordine del giorno Grandi al Gran Consiglio, con l’esplicita indicazione dell’esigenza del “necessario immediato ripristino di tutte le funzioni statali”, dopo una guerra che il popolo italiano non aveva sentita “sua”, con aggravata “responsabilità fascista”.

Da Camaldoli vengono orientamenti basilari, che riscontriamo oggi nel nostro ordinamento. Anzitutto la affermazione della dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato - con il rifiuto di ogni concezione assolutistica della politica - da cui deriva il rispetto del ruolo e delle responsabilità della società civile. Di più, sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi.

Si identifica poi, con determinazione, il principio della pace: “deve abbandonarsi il funesto principio che i rapporti internazionali siano rapporti di forza, che la forza crei il diritto…”. Occorre “la creazione di un vero e non fittizio o formale ordine giuridico che subordini o conformi la politica degli Stati alla superiore esigenza della comune vita dei popoli”.

Vi è ragione di essere ben orgogliosi, guardando ai Padri fondatori del Codice di Camaldoli, per il segno che hanno saputo imprimere al futuro della società italiana, anche sul terreno della libertà di coscienza per ogni persona, descritta, al paragrafo 15, come “esigenza da tutelare fino all’estremo limite delle compatibilità con il bene comune”.

Il Cardinale Matteo Zuppi, nella sua lettera alla Costituzione, due anni or sono, riprendendo una considerazione del costituente Giuseppe Dossetti, iniziava così: “Hai quasi 75 anni, ma li porti benissimo! Ti voglio chiedere aiuto, perché siamo in un momento difficile e quando l’Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare…”. Non vi sono parole migliori.

Sergio Mattarella

Presidente della Repubblica

Foto: Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Card. Zuppi a Washington: il comunicato della Santa Sede

Pubblichiamo il Comunicato della Santa Sede, diffuso a conclusione della visita a Washington del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, quale Inviato di Papa Francesco.

Nei giorni 17-19 luglio, S. Em.za il Card. Matteo Zuppi, Inviato del Santo Padre, si è recato in visita a Washington, accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, al fine di proseguire la missione affidatagli da Papa Francesco e in tale ambito incontrare il Presidente degli Stati Uniti, Joseph R. Biden.
Al suo arrivo, la sera del 17 luglio, presso la Nunziatura Apostolica, Sua Eminenza ha avuto un colloquio con S.E. Mons. Timothy Broglio, Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, durante il quale sono state scambiate alcune riflessioni sulla guerra in Ucraina e sulle iniziative della Santa Sede a favore delle vittime e della pace.
La mattina successiva, presso il Rayburn House Office Building, la Delegazione Vaticana, integrata dal Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Christophe Pierre, e dal Rev.do Mons. Séamus Patrick Horgan, Consigliere della Nunziatura Apostolica, ha incontrato alcuni membri della Commissione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Helsinki Commission) del Governo degli Stati Uniti, ai quali ha presentato la natura e lo svolgimento della missione affidata ad essa dal Papa, riflettendo insieme sulle modalità in cui la si sarebbe potuta rendere più efficace.
Il pomeriggio del medesimo giorno, l’Inviato Pontificio e gli altri membri della Delegazione, si sono recati alla Casa Bianca, dove sono stati ricevuti dal Presidente Joseph R. Biden, al quale il Cardinale Zuppi ha consegnato una lettera del Santo Padre, sottolineando il dolore del Papa per la sofferenza causata dalla guerra. L’incontro, iniziato poco dopo le ore 17:00 e durato oltre un’ora, si è svolto in un clima di grande cordialità e di ascolto reciproco. Durante il colloquio è stata assicurata la piena disponibilità a sostenere iniziative in ambito umanitario, particolarmente per i bambini e le persone più fragili, sia per dare risposta a tale urgenza che per favorire percorsi di pace.
Il 19 luglio mattina, la Delegazione vaticana ha partecipato al Senate Prayer Breakfast, presso la sede del Congresso degli Stati Uniti, durante il quale il Cardinale Zuppi ha avuto l’opportunità di informare i partecipanti sugli incontri avuti durante le varie tappe della sua missione di pace. Nel corso dell’incontro è stato espresso apprezzamento per gli sforzi della Santa Sede ed è stata sottolineata la responsabilità di ognuno nell’impegnarsi per la pace.

 

Foto: CEI

Il Presidente Mattarella e il Card. Parolin al convegno “Il Codice di Camaldoli”

Sarà il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, a celebrare domenica 23 luglio la Santa Messa conclusiva del Convegno “Il Codice di Camaldoli”, in programma al Monastero di Camaldoli (Ar).

L’evento si aprirà venerdì 21 luglio, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la prolusione del Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, e la relazione introduttiva di Tiziano Torresi, dell’Università degli Studi Roma Tre.
Promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Comunità di Camaldoli, dalla Conferenza Episcopale Toscana, da Camaldoli Cultura e da Toscana Oggi, l’iniziativa intende celebrare – a ottant’anni dall’incontro del luglio 1943 – uno dei documenti più significativi del cattolicesimo italiano del Novecento, presentandone uno studio aggiornato e completo.
Obiettivo del Convegno è rileggere il Codice di Camaldoli alla luce della recente storiografia, indagare le sue fonti e i motivi di ispirazione, evidenziare i collegamenti con le dinamiche della teologia e della filosofia del tempo, ripercorrere l’itinerario biografico e intellettuale delle personalità coinvolte nel suo allestimento, ma anche interrogarsi sulla capacità progettuale dei cattolici d’Italia e sul ruolo che essi hanno svolto e possono continuare a svolgere per una matura e consapevole partecipazione alla vita civile e politica del Paese.
La sessione mattutina di sabato 22 vedrà gli interventi di Alberto Guasco, dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea – CNR, Angelo Maffeis, Presidente dell’Istituto Paolo VI, Marta Cartabia, dell’Università Bocconi, Alessandro Angelo Persico, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel pomeriggio spazio ai contributi di Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, Marialuisa Lucia Sergio, dell’Università degli Studi Roma Tre, Daria Gabusi, dell’Università “Giustino Fortunato” di Benevento.
L’ultima sessione, domenica 23 luglio, prevede le riflessioni di Sebastiano Nerozzi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Enrica Chiappero Martinetti, dell’Università degli Studi di Pavia, Paolo Acanfora, dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza.
Nella prima giornata verrà inaugurata una mostra fotografica curata da Claudio Ubaldo Cortoni, con documenti storici, molti dei quali provenienti dall’archivio storico di Camaldoli, mentre sabato alle 21 è in programma un Concerto d’organo nella chiesa del Monastero.

Il card. Zuppi inviato del Papa a Washington

Tra il 17 e il 19 luglio il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato, viaggerà a Washington quale inviato del Papa. Ne dà notizia la Sala Stampa della Santa Sede. “La visita – si legge nel comunicato – si svolge nel contesto della missione intesa alla promozione della pace in Ucraina e si propone di scambiare idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e di sostenere iniziative in ambito umanitario per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini”.

Martedì 18 luglio il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, accoglierà alla Casa Bianca il card. Zuppi. Lo rende noto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. Il presidente Biden e il card. Zuppi “discuteranno delle diffuse sofferenze causate dalla brutale guerra della Russia in Ucraina” ma “anche degli sforzi degli Stati Uniti e della Santa Sede per fornire aiuti umanitari alle persone colpite e dell’attenzione della Sede Pontificia al rimpatrio dei bambini ucraini deportati con la forza da funzionari russi”.

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

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