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Martina Pacini

Omelia del Vescovo Ovidio per la celebrazione delle esequie del Rev.do Giuseppe Maserati

Omelia per la celebrazione delle esequie del Rev. D. Giuseppe Maserati morto in Cristo a Fidenza il 24 gennaio 2023

Chiesa parrocchiale di S. Martino in Iggio, 27 gennaio 2023

Mc 4,26-34

La pagina evangelica di Marco, che la liturgia ci ha proposto in questo giorno, è illuminante al fine di rileggere il significato della vita e del ministero di d. Giuseppe, vissuti con atteggiamenti di servizio, di disponibilità e di abnegazione per il bene della Chiesa, corpo vivente di Cristo.

L’evangelista Marco, nel contesto della sezione dedicata alle parabole di Gesù di Nazareth, riporta due narrazioni sapienziali. Esse sono finalizzate a richiamare l’attenzione sull’efficacia che la parola di Dio, buona notizia per l’umanità, contiene in sé ed esprime nonostante i limiti e le perplessità che abitano quanti l’ascoltano. Anzitutto, Gesù parlando del regno di Dio rievoca l’opera del contadino che sparge la semente nel campo; la sua fatica per ora termina qui in quanto egli doveva solo seminare nella speranza e nella fiducia. Quanto attiene alla crescita della semente non compete a lui, ma al Signore della creazione al quale il contadino ha affidato la semente. Gesù applica a se stesso la parabola quando afferma che è lui la Parola buona affidata alla terra dell’umanità; è lui l’evangelo di Dio che attende il tempo propizio della maturazione dopo essere stato sparso abbondantemente. Ma sarà Dio stesso ad indicare il tempo della mietitura, ossia l’ora nella quale si deve mettere mano alla falce per la raccolta del buon grano perché venga riposto nel granaio del Signore. Possiamo affermare che d. Giuseppe ha seminato con abbondanza il buon grano della Parola, con assiduità e passione pastorale. Lo documentano gli schemi di commento alla parola di Dio che lui stesso redigeva con attenzione per la sua comunità cristiana, ogni domenica, e che metteva a disposizione affinché ognuno vi potesse attingere per continuare la meditazione e la preghiera guidato dalla Parola ascoltata e commentata nell’omelia. La proposta di questi schemi era fatta con la libertà di chi ritiene di fare esclusivamente un servizio alla Parola perché si diffonda e sia lei stessa a condurre quanti l’accolgono al Signore unico. D. Giuseppe non pretendeva di raccogliere immediatamente i frutti del suo lavoro né di convertire alcuno, bensì di seminare con abbondanza la Parola affinché fosse luce per il cammino della sua comunità. Al riguardo non è superficiale ricordare che d. Giuseppe è morto nel nome del Signore il 24 gennaio, giorno nel quale la Chiesa celebra la memoria di S. Francesco di Sales, patrono degli operatori delle comunicazioni sociali; in questa prospettiva, d. Giuseppe ha dato buona testimonianza di comunicatore nell’impiego di strumenti social e non solo. Infatti, non va dimenticata la sua passione di radioamatore; ne andava molto fiero e ne parlava con legittimo compiacimento. Questa tecnica gli consentiva di mettersi in contatto con diversi operatori di ogni parte del mondo al fine di compiere il bene per quanti difficilmente potevano essere raggiunti in modo altro. In proposito, rammentava con passione quanto accadde al tempo del terremoto in terra friulana e come si riuscì ad intervenire, attraverso un ponte radio, in una zona isolata per i soccorsi e salvare vite umane sotto le macerie. Narrava tutto ciò con molta discrezione e semplicità perché il tutto era per lui finalizzato a far conoscere il Signore e la sua bontà e perché la sua Parola potesse compiere la sua corsa, al fine di raggiungere quanti cercano la verità e il senso della vita. D. Giuseppe sapeva costruire ponti, allacciare relazioni in particolare con quanti erano partiti come emigranti da Iggio e zone limitrofe per recarsi in terra inglese, francese e canadese in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita; con essi manteneva fedelmente i contatti permettendo loro di non dimenticare il profumo della terra loro madre e della comunità cristiana che li aveva generati alla fede.

La seconda parabola narrata da Gesù potrebbe essere definita una parabola della sorpresa. Riferendosi sempre al regno di Dio, ma anche al suo stesso ministero di annuncio dell’evangelo, Gesù ne richiama il carattere di sorpresa in quanto all’inizio la Parola da lui annunciata è paragonabile ad un granellino di senapa, ovvero poca cosa, insignificante agli occhi dei distratti, ma quando è cresciuta si erge sontuosa sopra tutti gli altri alberi al punto da diventare luogo di rifugio per gli uccelli. La vita di d. Giuseppe agli occhi di osservatori curiosi e superficiali non ha espresso nulla di eclatante al punto da far parlare di sé con meraviglia o da attrarre la curiosità delle pagine di cronaca. Un fatto è certo: i criteri del suo ministero erano altri; non la visibilità fine a se stessa, non l’applauso incondizionato, non il consenso o il successo strappati a tutti i costi; il suo criterio unico consisteva nel lavorare per l’edificazione della Chiesa, corpo vivente del Signore e perché la sua Parola potesse alimentare la speranza di quanti ritenevano la propria vita segnata da troppa fatica. L’assiduità, la sollecitudine pastorale e la carità cristiana, con le quali visitava le poche famiglie e le persone anziane rimaste nella parrocchia di Iggio, stanno a documentare la qualità del suo ministero presbiterale vissuto nella fedeltà a Dio e alla Chiesa.

Affidiamo alla misericordia del Signore la vita di d. Giuseppe, buon ministro di Gesù Cristo; lui solo conosce il suo cuore e lui solo può essere giudice di compassione, che sa scorgere il bene delle sue creature ben oltre i limiti di una umanità che ci accompagnano. Il Signore lo accolga nella sua pace. La memoria di d. Giuseppe rimanga in perenne benedizione davanti a Dio per tutti coloro che l’hanno incontrato, hanno apprezzato il suo lavoro pastorale e hanno condiviso con lui fatiche e speranze, tenendo fisso lo sguardo sul Signore unico delle nostre povere vite.

+ Ovidio Vezzoli

vescovo di Fidenza

Dal 3 all’11 febbraio in preghiera con Maria, Madre della Chiesa

Dal 3 all’11 febbraio avrà luogo presso la chiesa eucaristica di San Pietro Apostolo in Fidenza la Settimana mariana con il seguente titolo: “In preghiera con Maria, Madre della Chiesa”.

Questo il programma:

3-4 febbraio

Ore 10: preghiera di lodi; ore 10.30-12: esposizione del SS.mo Sacramento (disponibilità di un sacerdote per le confessioni). Nel pomeriggio dalle ore 15 alle 16.30: esposizione del SS.mo Sacramento; ore 16.30: preghiera del vespro; ore 17: s. Messa e meditazione.

5 febbraio

Ore 9: celebrazione eucaristica; ore 15-16.30 esposizione del SS.mo Sacramento; ore 16.30: preghiera dei secondi vespri; ore 17: s. Messa con meditazione.

6-10 febbraio

Ore 10: preghiera di lodi; ore 10.30-12: esposizione del SS.mo Sacramento (disponibilità di un sacerdote per le confessioni). Ore 15-16.30: esposizione del SS.mo Sacramento; ore 16.30: preghiera del vespro; ore 17: s. Messa con meditazione.

 

11 febbraio: memoria della Beata Vergine di Lourdes

e XXXI Giornata dell’ammalato e del disabile

Ore 10: preghiera di lodi; ore 10.30-12: esposizione del SS.mo Sacramento (disponibilità di un sacerdote per le confessioni). Ore 15.30-16.30: esposizione del SS.mo Sacramento; ore 16.30: preghiera dei primi vespri; ore 17: s. Messa con meditazione. Seguirà la processione verso l’Oratorio della Zappella.

 

Le meditazioni saranno dettate da don Carlo Delledonne, Vicario episcopale per la Vita consacrata e Direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale della Salute.

Lunedì 6 febbraio: la scuola cattolica per una cultura del dialogo

Promosso dall’Ufficio Scuole Cattoliche diocesane e dall’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica, avrà luogo lunedì 6 febbraio dalle ore 16.30 alle 18.30 presso il centro interparrocchiale di San Michele l’incontro sul tema: “L’identità della scuola cattolica per una cultura del dialogo”.
Il prof. Ernesto Diaco, direttore dell’ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università, illustrerà il valore dell’identità cattolica nelle istituzioni scolastiche.

Busseto ricorda Mario Sivelli: prima partigiano e poi imprenditore generoso

L’ANPI, sezione di Busse- to, si associa al cordoglio per la scomparsa dell’ing. Mario Sivelli, partigiano “Mario” della 38° Brigata “Bertè” S.A.P. e 62° Brigata “L. Evangelista”. Era mem- bro del Comitato d’Onore dell’ANPI di Parma e dal 2016 Presidente onorario della sezione. Le sue vicende nel corso della Lotta di Liberazione sono raccontate in dettaglio nel volume “Storie: la Resistenza bussetana e i suoi protagonisti”, nel capitolo dal titolo “L’ingegnere”. Nato a Bersano di Besenzone il 15 agosto 1925, Mario, appena diciottenne, insieme a tanti altri giovani aderisce alla Resistenza e partecipa a diverse azioni belliche anche cruente prima nella Bassa piacentina e poi in Val d’Arda, sfuggendo sempre ai rastrellamenti e mostrando a più riprese il suo valore e la sua fede indomita negli ideali di libertà, democrazia e giustizia sociale. Terminata la guerra, consegue la laurea e per molti anni lavora in Italia e all’estero come ingegnere minerario impegnato nella perforazione dei pozzi di petrolio. A metà degli anni Sessanta, conosciuta quella che diventerà sua moglie, si stabilisce a Busseto, cambia lavoro e per 17 anni diventa tecnico nelle linee di fabbricazione alla Vetraria di Fidenza.

Ma i cambiamenti nella vita di Mario non erano finiti. Terminata anche questa attività, s’immerge in un’altra avventura: quella dell’agricoltore; è stato infatti uno dei primi ad avere una raccoglitrice meccanica di pomodori. Per Mario quelli sono stati gli anni più belli della sua vita. In questo modo riesce a garantire un impiego a circa una quarantina di donne di Busseto. Ogni tanto le incontrava per strada e si sentiva dire da loro: “Ingegnere, abbiamo un gran buon ricordo di lei”. “E io di voi”, rispondeva compiaciuto, perché per lui i rapporti umani hanno sempre avuto la precedenza su tutto il resto.

Vogliamo ricordarlo così, insieme alla memoria di tante opere di beneficenza, tenute per lo più nascoste, che Mario, nel nome della cara moglie e col rammarico di non aver mai avuto figli, ha profuso sostenendo l’adozione a distanza di molti bambini poveri del Terzo Mondo.

Adriano Concari, Presidente ANPI di Busseto

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