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Martina Pacini

A Samboseto la celebrazione eucaristica in ricordo del card. Carlo Caffarra a 5 anni dalla scomparsa

Domenica 4 settembre alle ore 9 nella chiesa di Samboseto avrà luogo la celebrazione eucaristica in ricordo del card. Carlo Caffarra.
E’ sempre molto vivo a Samboseto il ricordo del cardinal Carlo Caffarra, nativo della piccola frazione bussetana alla quale è sempre stato molto legato e dove era tornato a celebrare dopo la nomina a Vescovo e poi, di nuovo, dopo quella a cardinale (fermandosi in preghiera anche sulla tomba dei genitori che riposano nel vicino camposanto). Due giornate memorabili, ancora impresse nel ricordo di tanti fedeli.
Proprio nella chiesa di San Vigilio ricevette il Battesimo e frequentando la parrocchia sbocciò la sua vocazione sacerdotale.
L'anno scorso fu il card. Matteo Zuppi, suo successore nell'incarico di arcivescovo di Bologna, a celebrare la s. Messa. A concelebrare erano presenti anche il Vescovo Ovidio, il parroco don Luigi Guglielmoni (per tanti anni alunno di monsignor Caffarra), don Dario Faraboli e il diacono Pierino Mighetti, entrambi originari di Samboseto.
Alla solenne Eucaristia seguì la benedizione del tetto dell'edificio sacro, appena ristrutturato con l'importante contributo dell'8xmille della CEI, e dell'impianto campanario, rifatto grazie all'aiuto dell'arcidiocesi di Bologna come segno di riconoscenza al Cardinale.

Incontro dei Vescovi delle “Aree interne”: la dichiarazione finale

 
Il 30 e 31 agosto si è svolto a Benevento, presso il Centro “La Pace”, l’Incontro dei Vescovi delle “Aree interne” a cui hanno partecipato oltre 30 presuli provenienti da 12 Regioni. Al termine dei lavori, i Vescovi hanno condiviso una dichiarazione finale, che riportiamo di seguito.
Come Vescovi provenienti da tutto il Paese, riuniti a Benevento per riflettere sui criteri di discernimento con l’obiettivo di elaborare una pastorale per le Aree interne, ringraziamo anzitutto il Signore per l’esperienza di comunione vissuta: questi giorni ci hanno aiutato a conoscerci meglio e a stabilire relazioni più fraterne tra noi, a fare esperienza di sinodalità, a “crescere nel servizio alla comunione”, “tutti insieme, in unità e senza campanilismi”, come ci ha chiesto, nella sua lettera, Papa Francesco.
Le Aree interne costituiscono una larga porzione del Paese, accomunata da alcune criticità, depositaria di straordinarie ricchezze e tuttavia diversificata: sono, per analogia, come la piccola Nazareth, marginale, eppure custode della realtà più preziosa. Non ci rassegniamo ad accompagnarle alla fine, in una sorta di accanimento terapeutico, ma vogliamo costituirci baluardo, forza per difenderle, dando vita a reti solidali capaci di attivare sinergie. Chiediamo alla politica interventi seri, concreti, intelligenti, ispirati da una progettualità prospettica, non viziata da angusti interessi o tornaconti elettorali: in tal senso, qualora entrasse in vigore l’autonomia differenziata, ciò non farebbe altro che accrescere le diseguaglianze nel Paese; come comunità cristiana vogliamo crescere nella consapevolezza e nella partecipazione.
Molte le questioni poste sul tappeto, alle quali non è stato possibile dare adeguate risposte. Ci è chiesto, in ogni caso, il coraggio di uscire da schemi ormai sclerotizzati, di rompere con la logica del “si è sempre fatto così”, per ripensare il rapporto tradizione/innovazione, disponibili ad ascoltare la voce dello Spirito, a restituire il primato effettivo alla Parola di Dio e all’annuncio del Vangelo, anche per meglio integrare una pastorale sovente sbilanciata sull’ambito cultuale e liturgico.
Dobbiamo, in tal senso, ripensare l’esercizio del ministero presbiterale e promuovere con decisione il sacerdozio comune di tutti i battezzati, una ministerialità diversificata e responsabile, la valorizzazione del diaconato permanente, le forze del laicato, quello femminile in particolar modo, che costituisce una parte consistente del tessuto delle nostre comunità, senza dimenticare eremiti e comunità monastiche, che nelle Aree interne più isolate sono la forza segreta che mantiene in vita tante energie. Dobbiamo soprattutto puntare sulla qualità delle relazioni, perché è di questo che c’è estremo bisogno. La presenza numerosa degli anziani costituisce, in queste nostre realtà, un patrimonio di umanità e di esperienze di vita che va assolutamente valorizzato.
I flussi migratori possono costituire un’opportunità per ravvivare molte realtà soggette a un decremento progressivo della popolazione, ma è necessario affinare sempre più la disponibilità all’ascolto, ad assumere, nel rispetto della legge, logiche inclusive, non di esclusione.
Noi c’impegniamo a restare: la Chiesa non vuole abbandonare questi territori, senza per questo irrigidirsi in forme, stili e abitudini che finirebbero per sclerotizzarla. In tal senso c’impegniamo ad aiutare i nostri giovani che vogliono restare, cercando di offrire loro solidarietà concreta, e c’impegniamo ad accompagnare quelli che vogliono andare, con la speranza di vederli un giorno tornare arricchiti di competenze ed esperienze nuove.
Sentiamo risuonare, viva, la voce del profeta: “Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11). Risponde l’Apostolo: “La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” (Rm 13,12). Alla Chiesa, a noi stessi in primo luogo, alla società, alla politica, chiediamo di prendere sul serio tale esortazione. Le Aree interne, dove la vita non vuole morire, possono divenire un laboratorio d’idee, una risorsa viva, un tesoro straordinario per tutto il Paese: sta a noi, tutti insieme – pastori, comunità cristiana, società civile, politica –, far sì che tale auspicio diventi realtà.
 

Inizio dei lavori di ripristino al Santuario mariano di Madonna Prati

Venerdì scorso ai fedeli di Madonna Prati è finalmente arrivata la comunicazione da parte della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza con la quale si dichiara che lunedì 29 agosto inizieranno i lavori di riqualificazione presso il Santuario dedicato al SS.mo Nome di Maria.
Da tempo il santuario è inaccessibile a causa delle precarie condizioni in cui verte.
 
Nell'aprile del 2021 era stata siglata la convenzione tra Soprintendenza, Diocesi e Comune di Busseto per l'avvio dei lavori.
 
I lavori saranno eseguiti dalla ditta Marzano Building srl quale impresa esecutrice del Consorzio Stabile Aurora scarl e termineranno entro 120 giorni naturali e consecutivi.
Direttore dei lavori sarà l'architetto Cristian Prati della Soprintendenza; la direzione dei lavori è affidata all'architetto Riccarda Cantarelli e all'ingegner Andrea Brianti, chè è anche coordinatore per la sicurezza; direttote tecnico dell'impresa esecutrice è il geometra Alessandro Marzano, mentre il tecnico di cantiere per la Dittà è il geometra Russetti.
 
Il parroco don Luigi Guglielmoni, che molto si è interessato al restauro del Santuario, ha ringraziato il Vescovo mons. Ovidio Vezzoli, la Soprintendenza, il Comune di Busseto e l'architetto Riccarda Cantarelli con l'Ingegner Brianti per quanto hanno fatto. Un grazie particolare è stato rivolto anche ai benefattori che non hanno lasciato mancare il loro prezioso aiuto per gli altri edifici annessi al Santuario.
Grande la soddisfazione dei fedeli residenti e del territorio, che da tempo attendevano la bella notizia. Ora il Santuario potrà essere messo in sicurezza con il consolidamento fondale e la ristrutturazione della copertura. Negli ultimi due anni ogni quindici giorni, tranne che nei mesi invernali, è sempre stata celebrata la Santa Messa davanti al Santuario per chiedere a Maria Vergine il dono di avviare i lavori per riaprire al culto questo luogo sacro di notevole valore storico e artistico, oltre che di fede.
 
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