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Emergenza energetica: appello COMECE alla solidarietà in vista dell'inverno

Dichiarazione del Segretariato della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea (COMECE)

Emergenza energetica:
Appello COMECE alla solidarietà in vista dell'inverno

 

I Vescovi della COMECE hanno espresso la loro "profonda tristezza per le orribili sofferenze umane inflitte ai nostri fratelli e sorelle in Ucraina dalla brutale aggressione militare voluta dalle autorità russe". Nella loro Assemblea plenaria d'autunno del 2022, i vescovi UE hanno ribadito un accorato appello "agli aggressori, affinché sospendano immediatamente le ostilità, e a tutte le parti affinché si aprano al negoziato su 'proposte serie' per una pace giusta, adoperandosi a favore di una soluzione del conflitto che rispetti il diritto internazionale e l'integrità territoriale dell'Ucraina"i.

La guerra della Russia contro l'Ucraina sta causando gravi conseguenze sulla popolazione dell'UE e non solo. L'eccessiva dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas da un unico fornitore ha permesso alla Russia di utilizzare le proprie forniture energetiche come un’arma. Ciò ha rafforzando l'insicurezza energetica in tutta Europa. Di conseguenza, l'impennata dei prezzi dell'energia si ripercuote sulla società nel suo complesso, colpendo in particolare i più vulnerabili.

In questo contesto, accogliamo con favore il costante impegno dei responsabili politici europei e nazionali nel presentare iniziative volte a garantire l'accessibilità all’energia, sicura e sostenibile, e a mitigare l'impatto dell’incremento dei costi dell'elettricità sugli individui, sulle famiglie e sulle imprese. Riconosciamo che la situazione attuale è complessa e rende necessarie considerazioni equilibrate che tengano conto degli aspetti sociali, economici, ecologici e geopolitici nell'ottica di un approccio eticamente responsabile. Nonostante la pressante emergenza, non dobbiamo perdere di vista gli obiettivi di lungo termine di una transizione energetica giusta e sostenibile. Sebbene trovare un equilibrio corretto tra queste considerazioni sia compito della politica, desideriamo offrire ai relativi decisori alcuni principi di orientamento dalla prospettiva della Chiesa cattolica:

➢ Destinazione universale dei beni: Il diritto naturale all'uso comune di tutti i beni del Creato a beneficio delle generazioni, attuali e future, è il "primo principio di tutto l'ordinamento etico-sociale"ii. Rispettando il diritto alla proprietà privata e la sua funzione sociale per il bene comune, lo Stato deve garantire una fornitura di energia sicura e sufficiente per tutti. In particolare, "lo Stato è tenuto a fornire quadri normativi o

sostenere gli attori del settore pubblico, in modo da garantire il mantenimento della funzione della fornitura di energia come bene comune"iii. Inoltre, è necessario migliorare la responsabilità pubblica del settore energetico attraverso un'equa distribuzione delle risorse energetiche, evitando la monopolizzazione da parte di uno Stato, di un gruppo d’interesse o di un'impresa, a scapito delle popolazioni e dei Paesi poveri che spesso pagano il prezzo di una cattiva gestione politica e della speculazione.iv

➢ L'opzione preferenziale per i poveri non è solo una priorità nella vita di carità di ogni cristiano, ma anche una responsabilità socialev: "Quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro"vi. Considerando l'attuale crisi energetica e il suo impatto sulla vita, sulla salute e sulla dignità umana, l'energia dovrebbe essere gestita in modo equo ed avere un costo accessibile per tutti. "Non è accettabile alcuna politica energetica che non si occupi adeguatamente dei bisogni primari".vii

➢ Giustizia e pace: Una giustizia che consenta uno sviluppo umano integrale è requisito indispensabile per la pace. Una corretta gestione dell'energia diventa quindi un fattore chiave sia per la giustizia che per la pace. L'uso improprio dell'energia come strumento di coercizione geopolitica, a cui stiamo assistendo, dovrebbe spingere la comunità internazionale a trovare mezzi istituzionali per una “ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche efficace, inclusiva ed equa” viii, poiché "la pace reale e duratura è possibile solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione"ix.

Oggi, con l'avvicinarsi dell'inverno in Europa, chiediamo a tutti coloro che hanno responsabilità nella vita pubblica di non abbandonare le famiglie e le persone vulnerabili o vittime di discriminazioni socio-economiche, incapaci di far fronte all'aumento dell'inflazione e di pagare il riscaldamento o l'elettricità. Tale situazione rafforza le disuguaglianze sociali e il divario energetico. Le strutture che forniscono assistenza sanitaria e altri servizi essenziali stanno affrontando sfide difficili. Molte persone erano già state gravemente colpite dalla pandemia del COVID-19. La crisi energetica è un ulteriore fardello dal punto di vista economico e mentale. Mentre molte aziende stanno fallendo, altre stanno licenziando i propri lavoratori e molti non sono più in grado di far fronte all'aumento del costo della vita.

Anche il settore agroalimentare sta soffrendo terribilmente per l'aumento dei prezzi dell'energia e la scarsità di fertilizzanti. Non possiamo rischiare un'interruzione degli approvvigionamenti alimentari e dobbiamo garantire la continuità dei cicli produttivi e la nostra capacità di fornire alimenti di base per tutti a prezzi accessibilix. La nostra solidarietà è necessaria nei confronti delle nazioni più povere del mondo che soffrono di un aumento dei livelli di insicurezza alimentare e di povertà estrema, a causa degli alti prezzi delle materie prime dovuti agli effetti a catena della guerra in Ucrainaxi.

In questo contesto, facciamo appello alla solidarietà collettiva. Siamo reciprocamente connessi e dipendiamo gli uni dagli altri, non solo come singoli

individui e come famiglie, ma anche come società e come comunità internazionale. Ognuno di noi è chiamato a contribuire all'espressione concreta di questa solidarietà.

Rivolgiamo un appello ai decisori politici di livello europeo, in particolare, al fine di:

➢ Garantire un'energia accessibile e a prezzi ragionevoli alle persone più colpite attraverso misure temporanee di mitigazione e un'equa distribuzione delle risorse.

➢ Dare priorità all'efficienza energetica e identificare gli obiettivi per i quali è possibile una riduzione responsabile del consumo energetico. Occorre incoraggiare la ricerca di forme alternative di energia, mentre il consumo energetico domestico può e deve essere ridotto.xii L'obiettivo a lungo termine di sostituire i combustibili fossili deve essere perseguito, ma "in attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per l'alternativa meno dannosa o ricorrere a soluzioni transitorie".xiii

➢ In concomitanza al rafforzamento della resilienza energetica dell'UE, perseguire partenariati energetici bilaterali e multilaterali responsabili e basati sui valori e gettare le basi di un nuovo sistema energetico globale governato dai principi di giustizia, solidarietà, partecipazione inclusiva e sviluppo sostenibile.

 

Photo SIR/Marco Calvarese

Gesù Cristo si è fatto povero per voi. Il Messaggio di Papa Francesco per la VI Giornata Mondiale dei Poveri

VI GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
13 novembre 2022

Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9)
 

1. «Gesù Cristo […] si è fatto povero per voi» (cfr 2 Cor 8,9). Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolge ai primi cristiani di Corinto, per dare fondamento al loro impegno di solidarietà con i fratelli bisognosi. La Giornata Mondiale dei Poveri torna anche quest’anno come sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente.

Qualche mese fa, il mondo stava uscendo dalla tempesta della pandemia, mostrando segni di recupero economico che avrebbe restituito sollievo a milioni di persone impoverite dalla perdita del lavoro. Si apriva uno squarcio di sereno che, senza far dimenticare il dolore per la perdita dei propri cari, prometteva di poter tornare finalmente alle relazioni interpersonali dirette, a incontrarsi di nuovo senza più vincoli o restrizioni. Ed ecco che una nuova sciagura si è affacciata all’orizzonte, destinata ad imporre al mondo un scenario diverso.

La guerra in Ucraina è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una “superpotenza”, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace.

2. Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità. Ritornano attuali le parole del Salmista di fronte alla distruzione di Gerusalemme e all’esilio dei giovani ebrei: «Lungo i fiumi di Babilonia / là sedevamo e piangevamo / ricordandoci di Sion. / Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre, / perché là ci chiedevano parole di canto, / coloro che ci avevano deportato, / allegre canzoni i nostri oppressori. / […] Come cantare i canti del Signore / in terra straniera?» (Sal 137,1-4).

Sono milioni le donne, i bambini, gli anziani costretti a sfidare il pericolo delle bombe pur di mettersi in salvo cercando rifugio come profughi nei Paesi confinanti. Quanti poi rimangono nelle zone di conflitto, ogni giorno convivono con la paura e la mancanza di cibo, acqua, cure mediche e soprattutto degli affetti. In questi frangenti la ragione si oscura e chi ne subisce le conseguenze sono tante persone comuni, che vengono ad aggiungersi al già elevato numero di indigenti. Come dare una risposta adeguata che porti sollievo e pace a tanta gente, lasciata in balia dell’incertezza e della precarietà?

3. In questo contesto così contraddittorio viene a porsi la VI Giornata Mondiale dei Poveri, con l’invito – ripreso dall’apostolo Paolo – a tenere lo sguardo fisso su Gesù, il quale «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). Nella sua visita a Gerusalemme, Paolo aveva incontrato Pietro, Giacomo e Giovanni i quali gli avevano chiesto di non dimenticare i poveri. La comunità di Gerusalemme, in effetti, si trovava in gravi difficoltà per la carestia che aveva colpito il Paese. E l’Apostolo si era subito preoccupato di organizzare una grande colletta a favore di quei poveri. I cristiani di Corinto si mostrarono molto sensibili e disponibili. Su indicazione di Paolo, ogni primo giorno della settimana raccolsero quanto erano riusciti a risparmiare e tutti furono molto generosi.

Come se il tempo non fosse mai trascorso da quel momento, anche noi ogni domenica, durante la celebrazione della santa Eucaristia, compiamo il medesimo gesto, mettendo in comune le nostre offerte perché la comunità possa provvedere alle esigenze dei più poveri. È un segno che i cristiani hanno sempre compiuto con gioia e senso di responsabilità, perché nessun fratello e sorella debba mancare del necessario. Lo attestava già il resoconto di San Giustino, che, nel secondo secolo, descrivendo all’imperatore Antonino Pio la celebrazione domenicale dei cristiani, scriveva così: «Nel giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti finché il tempo lo consente. […] Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli elementi consacrati e attraverso i diaconi se ne manda agli assenti. I facoltosi e quelli che lo desiderano danno liberamente, ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il sacerdote. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, i carcerati, gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno» (Prima Apologia, LXVII, 1-6).

4. Tornando alla comunità di Corinto, dopo l’entusiasmo iniziale il loro impegno cominciò a venire meno e l’iniziativa proposta dall’Apostolo perse di slancio. È questo il motivo che spinge Paolo a scrivere in maniera appassionata rilanciando la colletta, «perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi» (2 Cor 8,11).

Penso in questo momento alla disponibilità che, negli ultimi anni, ha mosso intere popolazioni ad aprire le porte per accogliere milioni di profughi delle guerre in Medio Oriente, in Africa centrale e ora in Ucraina. Le famiglie hanno spalancato le loro case per fare spazio ad altre famiglie, e le comunità hanno accolto con generosità tante donne e bambini per offrire loro la dovuta dignità. Tuttavia, più si protrae il conflitto, più si aggravano le sue conseguenze. I popoli che accolgono fanno sempre più fatica a dare continuità al soccorso; le famiglie e le comunità iniziano a sentire il peso di una situazione che va oltre l’emergenza. È questo il momento di non cedere e di rinnovare la motivazione iniziale. Ciò che abbiamo iniziato ha bisogno di essere portato a compimento con la stessa responsabilità.

5. La solidarietà, in effetti, è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà. D’altronde, bisogna considerare che ci sono Paesi dove, in questi decenni, si è attuata una crescita di benessere significativo per tante famiglie, che hanno raggiunto uno stato di vita sicuro. Si tratta di un frutto positivo dell’iniziativa privata e di leggi che hanno sostenuto la crescita economica congiunta a un concreto incentivo alle politiche familiari e alla responsabilità sociale. Il patrimonio di sicurezza e stabilità raggiunto possa ora essere condiviso con quanti sono stati costretti a lasciare le loro case e il loro Paese per salvarsi e sopravvivere. Come membri della società civile, manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire.

6. È interessante osservare che l’Apostolo non vuole obbligare i cristiani costringendoli a un’opera di carità. Scrive infatti: «Non dico questo per darvi un comando» (2 Cor 8,8); piuttosto, egli intende «mettere alla prova la sincerità» del loro amore nell’attenzione e premura verso i poveri (cfr ibid.). A fondamento della richiesta di Paolo sta certamente la necessità di aiuto concreto, tuttavia la sua intenzione va oltre. Egli invita a realizzare la colletta perché sia segno dell’amore così come è stato testimoniato da Gesù stesso. Insomma, la generosità nei confronti dei poveri trova la sua motivazione più forte nella scelta del Figlio di Dio che ha voluto farsi povero Lui stesso.

L’Apostolo, infatti, non teme di affermare che questa scelta di Cristo, questa sua “spogliazione”, è una «grazia», anzi, «la grazia del Signore nostro Gesù Cristo» (2 Cor 8,9), e solo accogliendola noi possiamo dare espressione concreta e coerente alla nostra fede. L’insegnamento di tutto il Nuovo Testamento ha una sua unità intorno a questo tema, che trova riscontro anche nelle parole dell’apostolo Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,22-25).

7. Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope.

Sappiamo che il problema non è il denaro in sé, perché esso fa parte della vita quotidiana delle persone e dei rapporti sociali. Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare.

Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto. Pertanto, «nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali. […] Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 201). È urgente trovare nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali «concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli» (Enc. Fratelli tutti, 169). Bisogna tendere invece ad assumere l’atteggiamento dell’Apostolo che poteva scrivere ai Corinzi: «Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza» (2 Cor 8,13).         

8. C’è un paradosso che oggi come nel passato è difficile da accettare, perché si scontra con la logica umana: c’è una povertà che rende ricchi. Richiamando la “grazia” di Gesù Cristo, Paolo vuole confermare quello che Lui stesso ha predicato, cioè che la vera ricchezza non consiste nell’accumulare «tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano» (Mt 6,19), ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso. L’esperienza di debolezza e del limite che abbiamo vissuto in questi ultimi anni, e ora la tragedia di una guerra con ripercussioni globali, devono insegnare qualcosa di decisivo: non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni.

La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.

La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.

Un padre e dottore della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, nei cui scritti si incontrano forti denunce contro il comportamento dei cristiani verso i più poveri, scriveva: «Se non puoi credere che la povertà ti faccia diventare ricco, pensa al Signore tuo e smetti di dubitare di questo. Se egli non fosse stato povero, tu non saresti ricco; questo è straordinario, che dalla povertà derivò abbondante ricchezza. Paolo intende qui con “ricchezze” la conoscenza della pietà, la purificazione dai peccati, la giustizia, la santificazione e altre mille cose buone che ci sono state date ora e sempre. Tutto ciò lo abbiamo grazie alla povertà» (Omelie sulla II Lettera ai Corinzi, 17,1).

9. Il testo dell’Apostolo a cui si riferisce questa VI Giornata Mondiale dei Poveri presenta il grande paradosso della vita di fede: la povertà di Cristo ci rende ricchi. Se Paolo ha potuto dare questo insegnamento – e la Chiesa diffonderlo e testimoniarlo nei secoli – è perché Dio, nel suo Figlio Gesù, ha scelto e percorso questa strada. Se Lui si è fatto povero per noi, allora la nostra stessa vita viene illuminata e trasformata, e acquista un valore che il mondo non conosce e non può dare. La ricchezza di Gesù è il suo amore, che non si chiude a nessuno e a tutti va incontro, soprattutto a quanti sono emarginati e privi del necessario. Per amore ha spogliato sé stesso e ha assunto la condizione umana. Per amore si è fatto servo obbediente, fino a morire e a morire in croce (cfr Fil 2,6-8). Per amore si è fatto «pane di vita» (Gv 6,35), perché nessuno manchi del necessario e possa trovare il cibo che nutre per la vita eterna. Anche ai nostri giorni sembra difficile, come lo fu allora per i discepoli del Signore, accettare questo insegnamento (cfr Gv 6,60); ma la parola di Gesù è netta. Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza.

10. Il 15 maggio scorso ho canonizzato Fratel Charles de Foucauld, un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti. La sua vita eremitica, prima a Nazaret e poi nel deserto sahariano, fatta di silenzio, preghiera e condivisione, è una testimonianza esemplare di povertà cristiana. Ci farà bene meditare su queste sue parole: «Non disprezziamo i poveri, i piccoli, gli operai; non solo essi sono i nostri fratelli in Dio, ma sono anche quelli che nel modo più perfetto imitano Gesù nella sua vita esteriore. Essi ci rappresentano perfettamente Gesù, l’Operaio di Nazaret. Sono primogeniti tra gli eletti, i primi chiamati alla culla del Salvatore. Furono la compagnia abituale di Gesù, dalla sua nascita alla sua morte […]. Onoriamoli, onoriamo in essi le immagini di Gesù e dei suoi santi genitori […]. Prendiamo per noi [la condizione] che egli ha preso per sé […]. Non cessiamo mai di essere in tutto poveri, fratelli dei poveri, compagni dei poveri, siamo i più poveri dei poveri come Gesù, e come lui amiamo i poveri e circondiamoci di loro» ( Commenti al Vangelo di Luca, Meditazione 263). [1] Per Fratel Charles queste non furono solo parole, ma stile concreto di vita, che lo portò a condividere con Gesù il dono della vita stessa.

Questa VI Giornata Mondiale dei Poveri diventi un’opportunità di grazia, per fare un esame di coscienza personale e comunitario e domandarci se la povertà di Gesù Cristo è la nostra fedele compagna di vita.

 

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2022, Memoria di Sant’Antonio di Padova. 

FRANCESCO

Il 20 novembre pranzo solidale con l’associazione “Fratelli dell’India”

Domenica 20 novembre alle ore 12.45 presso l’oratorio della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore avrà luogo il tradizionale pranzo solidale dell’associazione “Fratelli dell’India ODV”.
Sarà un’occasione per vivere insieme momenti di solidarietà in compagnia di don Mathew Muriankary di cui sarà esposta la mostra fotografica “Culture a confronto”.
La mostra sarà visitabile presso il salone parrocchiale sabato 19 novembre dalle ore 18.30 e domenica 20 novembre dalle ore 9 alle ore 18.

“Ascoltarsi per ascoltare": il 12 novembre convegno Caritas

Dopo il convegno del 17 settembre scorso dal titolo “Conoscere per crescere in uno stile sinodale”, dove tutte le Caritas parrocchiali presenti sul nostro territorio si sono confrontate sui temi dell’accoglienza e dell’ospitalità, la Caritas diocesana promuove un nuovo incontro che si terrà sabato 12 novembre alle ore 9.30 presso la parrocchia di San Paolo Apostolo. “Ascoltarsi per ascoltare: ripartire dalla preghiera per riconoscersi poveri tra i poveri”: questo il titolo dell’incontro che viene proposto come primo appuntamento del percorso di formazione all’ascolto proprio alla vigilia della VI Giornata Mondiale dei Poveri.
Il riferimento è a una frase trat- ta dalle Lettere di San Paolo: “Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per noi perchè diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (2Cor 8,9). E’ anche l’occasione, grazie alla presenza del Vescovo Ovidio, per vivere insieme questo momento come Chiesa in preghiera rivolgendo lo sguardo a Gesù di Nazareth, come ci invita a fare la Lettera pastorale 2022-2023: “E’ Lui il vero modello della preghiera, è Lui che ci insegna l’arte dello stare insieme davanti a Dio senza fughe mistiche e nello stesso tempo ci educa a stare al mondo da discepoli con l’atteggiamento di chi intercede misericordia per tutti” (p. 7).

Questo il programma dell’incontro di sabato 12 novembre: preghiera iniziale (ore 9.30), lavoro a gruppi (ore 10), restituzione in assemblea plenaria (ore 11), intervento del Vescovo Ovidio (ore 11.15), pranzo comunitario (ore 12.30). Al termine, verso le ore 14.30, è prevista una visita alla mostra su Charles De Foucauld ospitata nella chiesa di S. Giorgio Martire.

#UNITIPOSSIAMO - Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani

              #UNITIPOSSIAMO

 

Torna lo spot Cei sul sostegno alla missione dei preti diocesani

Al via a novembre la campagna 2022 declinata su tv, web e stampa

 

Testimoni del Vangelo, ogni giorno ci offrono il loro tempo, ascoltano le nostre difficoltà e incoraggiano percorsi di ripresa. Sono i nostri sacerdoti che si dedicano a tempo pieno ai luoghi in cui tutti noi possiamo sentirci accolti e si affidano alla generosità dei fedeli per essere liberi di servire tutti.

Le Offerte rappresentano un modo per esprimere il nostro grazie a coloro che non solo rispondono alle molte emergenze innescate dalle crisi sociali ed economiche, ma sostengono quotidianamente i propri fratelli in difficoltà. I nostri preti, infatti, sono sempre al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza.

#UNITIPOSSIAMO è l’hashtag della nuova campagna della Conferenza Episcopale Italiana che intende sensibilizzare i fedeli e si sofferma sul valore della donazione. I sacerdoti non sono i soli protagonisti, ma condividono questo ruolo con l’intera comunità.

La campagna 2022 fa perno sulla comunità e sul suo valore nella società. Abbiamo pensato che fosse giusto ed efficace dare spazio e visibilità - spiega il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni - non solo ai sacerdoti ma anche a quelle realtà che, grazie ai propri pastori, sono sempre più unite nei valori cristiani, e che senza il loro prezioso punto di riferimento non potrebbero sopravvivere. Lo spot ruota intorno al concetto dell’unione e degli obiettivi che si possono raggiungere insieme.”

 Ideata e prodotta da Casta Diva Group, la campagna della Conferenza Episcopale Italiana https://www.unitineldono.it/unitipossiamo/, on air da novembre, si snoda tra spot tv, radio, web, stampa e racconta, attraverso scorci di vita quotidiana, il ruolo chiave della “comunità”: dalle attività del doposcuola alle partite di calcio nell’oratorio, dall’impegno dei volontari a quello degli anziani, dall’assistenza all’ascolto dei più bisognosi.

Comunità che sono vere e proprie protagoniste, motori delle numerose attività, coese intorno al proprio parroco, un amico cui rivolgersi nel momento del bisogno e con cui condividere i momenti importanti della propria vita.

Ogni offerta destinata al sostentamento dei sacerdoti è il segno tangibile della vicinanza dei fedeli, un mezzo per raggiungere tutti i preti, dal più lontano al nostro, e gli dà energia per continuare a svolgere la loro missione aggiunge Monzio Compagnoni –. Basta anche una piccola somma ma donata in tanti”.

 Non solo video ma anche carta stampata. “Ci sono posti che esistono perché sei tu a farli insieme ai sacerdoti” o “Ci sono posti che non appartengono a nessuno perché sono di tutti” sono alcuni dei messaggi incisivi al centro della campagna stampa, pianificata su testate cattoliche e generaliste, che ricorda nuovamente i valori dell’unione e della condivisione. Sono posti dove si cerca un aiuto, un sorriso, una mano, un’opportunità, o, semplicemente un amico. “Sono i posti dove ci sentiamo parte di una comunità”.

Sul web e sui social sono previste alcune pillole video “Perché dono”, brevi filmati in cui alcuni donatori spiegano il perché della loro scelta di sostenere i sacerdoti e il rilievo che questi assumono nelle loro vite. Giovani, adulti, anziani con l’obiettivo comune di contribuire a sostenere i nostri preti, figure umili ma straordinarie.

A supporto della nuova campagna anche la pagina https://www.unitineldono.it/dona-ora/ in cui sono indicate le modalità per le donazioni.

Le Offerte per i sacerdoti, diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, sono espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani. Dal proprio parroco al più lontano. L’Offerta è nata come strumento per dare alle parrocchie più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.

Le donazioni vanno ad integrare la quota destinata alla remunerazione del parroco proveniente dalla raccolta dell’obolo in chiesa. Ogni sacerdote infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il proprio sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario.

Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le offerte permettono di garantire, in modo omogeneo in tutto il territorio italiano, il sostegno all’attività pastorale dei sacerdoti diocesani. Da oltre 30 anni, infatti, questi non ricevono più uno stipendio dallo Stato, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento.

Le offerte raggiungono circa 33.000 sacerdoti al servizio delle 227 diocesi italiane e, tra questi, anche 300 preti diocesani impegnati in missioni nei Paesi del Terzo Mondo e circa 3.000, ormai anziani o malati dopo una vita spesa al servizio degli altri e del Vangelo.

 

SPOT

spot TV da 45”, 30” e 15”;

https://youtu.be/KnmBUo2cfgY (45")

https://youtu.be/-Z_Ojc_Qprw (30")

https://youtu.be/scP4BNnDnxc​ (15")

 

Per maggiori informazioni:

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Il premio San Donnino d'Oro a Margherita Rastelli

Domenica pomeriggio nella Chiesa di San Giorgio a Fidenza si è tenuta la 34° edizione del Premio San Donnino d’oro, storico premio destinato a singoli o a gruppi di bambini e ragazzi, in età scolare fino a 18 anni, residenti o attivi nella Diocesi di Fidenza, che si sono distinti per gesti e azioni di solidarietà e di altruismo. Alla presenza delle autorità civili, religiose e militari e di un folto pubblico, quest’anno sono stati premiati Margherita Rastelli, 11 anni, alunna della scuola Media “Zani” e frequentante la Comunità “Fede Luce - Sicomoro” di Fidenza “per la sua particolare attenzione e sensibilità verso le persone più fragili con cui si rapporta con spontaneità e con il sorriso” e la Pluriclasse di catechismo della parrocchia di Santa Maria Assunta di Castione Marchesi con la sua catechista Alice Borreri, “per sensibilità e la capacità spontanea nel dare e nel ricevere che ha portato ad un arricchimento personale e di gruppo”.
Come da tradizione è stato conferito anche un attestato di benemerenza ad un adulto che si è distinto nell’ambito educativo o sociale: quest’anno è stato premiato il maestro Adriano Gainotti  con la seguente motivazione “persona dotata di spiccato senso civico e di grande attaccamento al dovere, ha educato intere generazioni, trasmettendo cultura, amore per le tradizioni e per le nostre radici, lasciandone una testimonianza tangibile anche attraverso una ricca produzione letteraria soprattutto in vernacolo”.
Il maestro Gainotti che per motivi famigliari non ha potuto presenziare alla cerimonia ha inviato un messaggio molto toccante.
La cerimonia di premiazione è stata accompagnata da un concerto de “Les vents du bois” (Francesca Bertolani, Andrea Menna, Alessandra Catelli e Luca Pollastri) che ha presentato un programma accattivante che ha strappato lunghi applausi.

Mandato ai catechisti diocesani

"Chiesa in preghiera. Signore, insegnaci a pregare". Domenica 6 novembre alle ore 15.30 in Cattedrale a Fidenza il Vescovo Ovidio al termine della Liturgia della Parola conferirà il Mandato a tutti i catechisti diocesani.

Don Benjamin Ayena ha ricevuto, dopo 18 anni di presenza nel nostro Paese, la cittadinanza italiana

Giovedì 20 ottobre in municipio a Fidenza il parroco di Pieveottoville don Benjamin Ayena ha ricevuto, dopo 18 anni di presenza nel nostro Paese, la cittadinanza italiana.

Il sindaco Massimo Spigaroli, a nome dell’Amministrazione Comunale di Polesine-Zibello e della cittadinanza ha espresso sincere felicitazioni a don Benjamin porgendogli il più grato benvenuto tra i cittadini italiani. “In questa occasione è anche doveroso esprimere a don Benjamin un sincero grazie per il ministero fecondo, prezioso e bello che sta portando avanti nella nostra comunità di Pieveottoville così come in quelle vicine di Ragazzola e Stagno Parmense” ha sottolineato il sindaco Spigaroli.

“Arrivato in Italia il 20-10-2004, giorno per giorno dopo 18 anni sono diventato un cittadino italiano. Vorrei ringraziare in questo giorno speciale Dio per la mia vocazione: arrivare in Italia non è una scelta mia ma è la risposta alla mia vocazione sacerdotale in un cammino iniziato già in Togo, mio Paese di origine nel 2002, che mi ha portato qui. Ringrazio mons. Philippe Kpodzro, Arcivescovo emerito di Lomé, e tutti i vescovi di Fidenza dal 2002 ad oggi che mi hanno accolto e rinnovato la loro fiducia. Ho ricevuto in questi giorni tanti messaggi di auguri e complimenti. Uno fra tutti che mi ha fatto riflettere molto dice: “non dimenticare mai la tua origine e la tua cultura” e questo mi fa porta a comprendere come da questa seconda cittadinanza derivi una doppia missione: difendere la cultura togolese e quella italiana nel mondo. Ringrazio quanti mi hanno accompagnato in questi anni in Italia: nella foto possiamo infatti vedere i rappresentanti delle comunità dove sono stato dal 2002 ad oggi: San Paolo a Fidenza, Sant’Antonio a Salsomaggiore Terme, “Amici del Togo” di Fidenza e attualmente unità pastorale di Pieveottoville, Ragazzola e Stagno. Nella fede in Dio possiamo davvero dire che siamo cittadini del mondo e per questo dobbiamo volerci bene” ha sottolineato don Benjamin.

Il prof. Franco Mosconi ospite dell’Ucid

Venerdì 28 ottobre con inizio alle ore 19 presso la sala conferenze dell’hotel “The Cube” avrà luogo l’incontro promosso dalla sezione diocesana dell’Ucid con il prof. Franco Mosconi, docente nei corsi di “Economia e politica industriale” e “Scenari industriali e monetari” presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma. Autore di numerose pubblicazioni e studi approfonditi circa l’evoluzione del mondo industriale e dei relativi scenari economici, il relatore incontrerà i soci del sodalizio per un dialogo con loro sulla situazione attuale e sulle prospettive future che ci interessano da vicino.

Il tema al centro della conferenza è il seguente: “Quale situazione economica si prospetta per le nostre aziende e le nostre famiglie tra guerra, emergenza energetica e transizione ambientale?”.

Al termine il relatore si intratterrà con i presenti e risponderà alle domande.

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