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Martina Pacini

"Rifiuto e accoglienza": il messaggio del Vescovo Ovidio per il Santo Natale 2022

La Parola di Dio fin dall’inizio dell’evangelo di Giovanni, in riferimento al mistero del Natale del Signore, si esprime in modo severo e che, al contempo, infastidisce disturbando quell’aureola di luce effimera e ingenua che spesso circonda l’evento della nascita di Gesù di Nazareth: «Il mondo non lo riconobbe. Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,10-11). La Parola intraprende un viaggio e attraverso un cammino di condiscendenza giunge al mondo come dono della prossimità di Dio all’umanità stanca e senza speranza; ma la risposta del mondo parla il linguaggio della inospitalità. Il venire a noi della Parola è mosso da un atto di libertà e di amore di Dio, come quello che ha presieduto alla creazione del cosmo. È proprio della libertà di chi ama sottoporsi anche al rischio di non essere riamato e riconosciuto nella sua intenzione più profonda: «Eppure il mondo non lo riconobbe». Il mondo pagano immerso nel proprio culto idolatrico e asservito ai falsi dèi è stato incapace di scorgere i segni della presenza misericordiosa di Dio nella storia. Ma anche Israele, eredità preziosa e particolare del Signore, popolo delle benedizioni e sua proprietà esclusiva (cfr. Dt 7,6), non ha saputo discernere il giorno della sua visita perché paralizzato nella propria infedeltà; Israele non si è preso cura di far posto alla Parola, misconoscendo la compassione e la premurosa fedeltà del suo Dio.

Un piccolo resto, però, fa posto alla Parola dichiarandola ospite gradito e aprendole il proprio cuore. L’infedeltà di Israele e la cecità dei pagani non sono l’ultima risposta all’iniziativa amante di Dio. Un piccolo resto di poveri e di umili, sia che appartengano a Israele o che provengano dalle nazioni, è costituito da Dio stesso un popolo di figli, non per merito o per conquista o per concorso umano, ma per grazia. Questo piccolo resto è chiamato ad iniziare un cammino che lo introduce nel progetto di misericordia e di comunione con il Signore.

La Parola che si fa carne, prendendo su di sé tutta la debolezza e il limite della natura umana, rivela tutta la prossimità di Dio alle sue creature, anche nella loro condizione di peccato. Se questo caratterizza il cuore del Natale, noi con quale atteggiamento l’accogliamo? Quando la Chiesa ci consegna la parola di Dio contenuta nelle Sante Scritture, quale ascolto trova in noi? Le facciamo posto? Sappiamo fare nostro il rischio dell’incontro con la Parola, che non è un libro, ma è Gesù il Signore che chiama alla sua sequela per avere vita in lui? Come Giovanni il Battista, siamo testimoni della speranza che viene nel mondo? Siamo pronti a scomparire perché la potenza della Parola appaia? Siamo segni di risurrezione e di speranza in un mondo spesso abitato dalla notte, dal rifiuto e dalla paura? Allora ci renderemo conto che l’evento della nascita del Signore non si presenta come un racconto patetico, circondato da un ingenuo folklore, ma è appello a camminare nella luce, ad uscire dalle nostre grettezze per stare dietro a Gesù Parola eterna di Dio fatta carne, che ci rivela il Padre quale Dio-con-noi, l’Emmanuele, consegnandosi a noi come dono.

Natale del Signore, ben oltre ogni retorica, è accoglienza della Parola nel volto dell’altro che ci visita, nello straniero che bussa ai nostri confini, in chi consideriamo diverso per cultura, per credo religioso, per condizione sociale. Il mistero del Natale del Signore, quale vera alternativa alla cultura dello scarto, è rifiuto di ogni discriminazione, di ogni pregiudizio che acceca, di tutto ciò che offende la dignità dell’altro/a, di tutto ciò che concorre a tracciare distanze generando sospetti e conflitti, di tutto ciò che paralizza nella paura rendendoci incapaci di una speranza audace. Celebrare e vivere l’evento del Natale del Signore significa non rinunciare a cercare vie di pace, di dialogo e di riconciliazione con la sapienza di chi sa scorgere nel cuore degli umani le tracce del bene e la volontà di una fraternità universale, in quanto figli/e dello stesso Dio. Questa luce di speranza cerca un posto, domanda di essere accolta e chiede di brillare nella tenebra di questa povera umanità, non solo a Natale.

+ Ovidio Vezzoli

vescovo di Fidenza

Confartigianato e Coldiretti Parma hanno consegnato la statuina del presepe al vescovo Ovidio

È una florovivaista la statuina del presepe 2022, simbolo delle aziende che operano nella cura e manutenzione del verde che sarà consegnata in tutte le 226 Diocesi italiane. A Fidenza è stata consegnata martedì 20 dicembre.

Obiettivo dell’iniziativa, promossa da Fondazione Symbola, Confartigianato e Coldiretti nell’ambito del Manifesto di Assisi, è quello di aggiungere ogni anno al presepe figure che parlino del presente, ma anche del futuro. Nel 2020 fu un’infermiera a ricordare il debito che ci lega in tempo di Covid a tutti coloro che operano nella sanità. Lo scorso anno è stato l’imprenditore che, cogliendo le opportunità della digitalizzazione, ha affrontato le difficoltà della pandemia per continuare a garantire servizi e prodotti ai cittadini nonostante le limitazioni e i lockdown.
La statuina per il presepe 2022, realizzata in cartapesta da Claudio Ricci, artigiano di Lecce, vuole raffigurare l’impegno per uno sviluppo economico sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Inserire questa “nuova” figura, una florovivaista simbolo delle imprese impegnate nella cura e manutenzione del nostro patrimonio verde e della biodiversità, è un’idea inedita per parlare di un’agricoltura plurale e differenziata, che produce cibo e insieme, beni immateriali indispensabili per la qualità della vita.

“Il presepe – ha spiegato Enrico Bricca, presidente di Confartigianato Imprese Parma - è la rappresentazione della nascita di Gesù, ma attraverso i suoi personaggi serve anche a raccontare la realtà della vita di tutti i giorni e quindi troviamo, fra gli altri, artigiani, casalinghe, filatrici, agricoltori, pastori e gli animali per rappresentare la multiforme dimensione del Creato che parte proprio dalla terra. Quest’anno portiamo nel presepe un simbolo della sostenibilità espressa dagli artigiani e dalle piccole imprese che racconta tante cose: l’offerta di prodotti e servizi belli, ben fatti, durevoli, a basso impatto ambientale, unici e distintivi. Lo stretto legame con la propria terra alimenta, di conseguenza, un rapporto virtuoso con l’ambiente circostante improntato alla cura e al rispetto del contesto in cui si è collocati. Tutto questo è il ‘valore artigiano’ che crea, trasforma, ripara, rigenera, include, unisce”.
 
“La tradizione del presepe – ha sottolineato il Presidente di Coldiretti Parma Luca Cotti - rinnova ogni anno nella nostra organizzazione il significato di accoglienza e comunione. Anche quest’anno desideriamo dare il nostro apporto per diffondere la straordinaria attualità e forza di questa tradizione, donando una statuina che richiama al rispetto della natura e alla cura dell’ambiente: una florovivaista. E’ una ‘nuova’ figura da aggiungere nel mosaico dei personaggi del presepe per parlare di sostenibilità e di un’agricoltura che non produce solo cibo ma anche servizi e beni fondamentali per la qualità della vita, in primis la custodia del creato e la conservazione del territorio e del paesaggio. Temi di assoluta attualità in particolare in questi tempi, nei quali tutti, imprese e cittadini, devono fare i conti con le emergenze dettate dai cambiamenti climatici in atto. Il florovivaismo – ha concluso Cotti - è un comparto strategico del Made in Italy nel garantire bellezza e sicurezza sul territorio: si tratta dell’espressione di un’agricoltura multifunzionale capace di generare esternalità positive per il bene della comunità e dell’ambiente, nonostante i rincari e le grandi difficoltà economiche”.

"Bontà e bellezza sono sinonimi: tutto ciò che è buono non può che essere bello. Non è un caso infatti che la statuina del presepe di quest'anno rappresenti una florovivaista donna: colei che genera la vita genera sempre il bello e il buono in forma assoluta; fu infatti Maria a generare il bello e il buono per eccellenza che è la Parola di Dio incarnata in Gesù di Nazareth. Papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì sottolinea più volte la responsabilità che è stata affidata all'uomo di continuare a custodire il creato che gli è stato affidato. L'umanità ha bisogno di bontà e bellezza e ha bisogno di vedere l'invisibile con uno sguardo altro. Altrimenti si rischia di camminare nella rassegnazione assoluta" ha sottolineato il Vescovo Ovidio.

Al termine dell'incontro la statuina è stata posizionata all'interno del presepe allestito al piano terra del palazzo vescovile.

 

Tradotto in lingua inglese il libro di don Guglielmoni su G. B. Scalabrini

La Congregazione dei missionari scalabriniani, dediti alla cura pastorale degli italiani all'estero e degli immigrati nel nostro Paese, ha voluto tradurre in inglese il libro scritto nel 2021 da don Luigi Guglielmoni con il titolo: "Pope Francis & Saint John Baptist Scalabrini. Evangelization and solidarity towards migrants: interventions, initiatives, aspirations".
Il cardinale scalabriniano Silvano Tomasi era venuto da Roma a Busseto per conoscere di persona don Guglielmoni, che ha poi consegnato anche a Papa Francesco il suo libro, molto documentato dal punto di vista teologico, storico e pastorale.

Appena pubblicato, in Australia si e' subito proceduto alla traduzione del libro per facilitarne la lettura nei Paesi di lingua inglese.

Il 9 ottobre scorso monsignor Scalabrini è stato canonizzato, cioè riconosciuto "santo" dalla Chiesa. Ora la pubblicazione facilitera' la conoscenza del Santo, già vescovo di Piacenza fino al 1905.
È certamente motivo di grande soddisfazione per il parroco di Busseto, anche se non è la prima volta che i suoi libri sono stati tradotti in altre lingue.

Cammino sinodale, avviata la seconda fase: ecco i 4 Cantieri di lavoro assegnati ai Vicariati

Il 22 ottobre scorso in Cattedrale a Fidenza al termine della Veglia missionaria diocesana il Vescovo Ovidio ha avviato ufficialmente la seconda fase del Cammino Sinodale Diocesano. All’équipe sinodale è stato affidato il compito, come emerge dal vademecum per il secondo anno di cammino delle Chiese in Italia diffuso nei mesi scorsi dal gruppo di coordinamento nazionale, di delineare i nuclei tematici e il metodo con i quali proseguire il cammino sulla scia del documento “I cantieri di Betania”. L’équipe diocesana, in comune accordo con il Vescovo Ovidio, ha incontrato il professor Pierpaolo Triani, membro del gruppo di coordinamento nazionale, per valutare insieme a lui alcune proposte. Secondo le indicazioni nazionali ha infine delineato i campi di lavoro proponendo alcune domande specifiche per ogni Cantiere.

A ogni Vicariato della nostra Diocesi è stato affidato un cantiere di lavoro, così come ai movimenti, alle associazioni e alle realtà diocesane unitamente ad alcuni gruppi che si sono già incontrati nel primo anno secondo la seguente proposta.

Cantiere “Strada e Villaggio”: Vicariato di Salsomaggiore Terme e Pellegrino P.se (Caritas; Amministratori comunali; Esercenti di Bar e Negozi, Consulta di Pastorale della salute; Medici Cattolici). Come costruire un villaggio aperto e solidale attraverso ascolto, convivenza e il camminare insieme? Cosa ci aiuta a fermarci nella nostra corsa e ascoltare realmente l’altro e imparare qualcosa? Come capire chi ha bisogno di ascolto anche se non ce lo chiede? Come Cristo ci aiuta a farlo?

Cantiere “Casa e Ospitalità”: Vicariato di Fidenza e Suburbio (Fede e Luce; Gruppo di separati/divorziati; Consulta delle Associazioni Laicali; Gruppo ecumenico; Consulta delle famiglie; Consulta delle Missioni e Migrantes). “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Quali passi avanti possiamo fare come comunità cristiane per essere più accoglienti, corresponsabili e capaci di curare le relazioni come una famiglia, non temendo ma valorizzando le diversità?

Cantiere “Diaconie e Formazione spirituale”: Vicariato della Bassa P.na (Comunione e Liberazione; Azione Cattolica; Scout; Consulta dell’Ufficio catechistico; Consiglio Pastorale Diocesano; Direttori degli Uffici pastorali diocesani). Come coinvolgere la comunità cristiana nel cammino di vita e di formazione dei giovani? Nel rapporto presbiteri-laici come costruire una famiglia da curare, amare, ascoltare, formare?

Cantiere “Liturgia”: Vicariato di Busseto e della Bassa P.se (Sacerdoti; Religiosi; Religiose; Diaconi). Come vivere in pienezza il Mistero che si esprime attraverso la liturgia per riconoscere meglio il Signore presente nella celebrazione e capace di trasformare la vita?

Ogni Cantiere di lavoro avrà come punto di riferimento un membro dell’équipe diocesana disponibile per qualsiasi informazione, chiarimento, aiuto.

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